René Magritte, The door to freedom, 1936 Museo Thussen-Bornemisza, Madrid. |
Nato da un
ricordo
mia madre quando bambino mi raccontava
le fiabe
dicono di mondi che gli anni fanno
dimenticare
gli affanni è un buon esercizio per la
mente
il mentitore quando dice
il vero
è moneta senza
conio
pensieri a tempo perso per
distrarmi
fa bene e mi rilassa guardare il mare in
tempesta
di parole si scatena sui silenzi
inattesi
sussulti risvegliano
il cuore
batte sempre più
fortebraccio
mi pare fosse
un fumetto
è perfetto per raccontare una storia
ai bambini
tocca restituire
il mondo
ha bisogno di
riposo
sempre più a
fatica
e sudore costa
la vita
corre a grandi
passi
pure per le oscenità ma non sopporto l'insinuante violenza
dei pacifisti
ho un gran
rispetto
le genti e i fili d'erba e
il vento
mi porterà via insieme alle
parole
vuote riempiono giornate in secca come
scialuppe di salvataggio
servirebbero per portarci via da
questo mare
ormai non bagna più
nessuno
accecò
il ciclope
dilaniò i compagni di
Odisseo
tornò a
Itaca
è sempre più
lontana
o vicina dobbiamo raggiungere
la meta
è nota e ci guarda.
Ciao Antonio, molto interessante questo incrocio tra il detto antico, la poesia e la speranza. Non ho capito se sul titolo si tratta di un refuso, leggo "crasi".
RispondiEliminaCiao Francesco, non si tratta di un refuso nel titolo. Ho giocato con il significato traslato di crasi facendolo scivolare dalla fusione di parole alla fusione di frasi, dove la fine di una è l'inizio dell'altra fino alla meta finale. La rima di crasi con frasi mi offriva la possibilità di un altro gioco di parole.
RispondiEliminaRiguardo alla speranza che tu cogli nel testo sono contento che questo si presti a più letture, era il mio intento, del resto basta mettersi d'accordo sullo sguardo da rivolgere alla meta. Molti dicono si tratti di una questione di spirito!