L’artista dialoga con la materia perché questa assuma la forma che il dialogo dipana e in questo processo la materia è trasformata dall’artista, l’artista è trasformato dalla materia. Se questo discorso, di grande valenza estetica, non sfugge alla critica soggettivista, che vuole la materia muta, cosa succede quando l’artista e la materia coincidono? La critica soggettivista non ha più i suoi argomenti perché artista e materia sono la stessa cosa e allora il dialogo dispiega non solo tutta la sua valenza estetica ma anche la sua valenza di fatto concreto e tangibile, perché quel dialogo tra soggetto e oggetto dell’arte e quella trasformazione biunivoca dell’artista e della materia la vediamo all’opera. È il caso del performer, artista che mette in scena il dialogo e la metamorfosi. Il performer fa di se stesso materia dialogante.
Formare per formare, metafisica dell’estetica che si sostantiva nell’esperienza performante. Ed ecco che il performer è artista a tutto tondo perché fa del proprio corpo e dei propri sensi la materia di elezione della propria arte. Quella che viene spesso dileggiata come arte minore, non priva di letture superficiali e di altrettanto superficiali cialtroni, è arte totale. Arte senza altro aggetto.
Apoteosi del
ready made object, l’artista diventa
ready made garbage. Rifiuto tra i rifiuti, scarto abbandonato al margine della strada in attesa che un mezzo lo porti via in qualche discarica, lontano dai nostri sensi avvizziti. Un cumulo di rifiuti abbandonati dove non dovrebbero essere. Fabrizio Manco li vede e comincia il dialogo. La ritualità creativa di Fabrizio gli impone di celebrare la sua performance, perché Fabrizio è come il sacerdote che deve celebrare messa, indipendentemente dalla presenza di fedeli che vi assistano. È privilegio di pochi intimi essere destinatari delle foto o dei video delle sue performance estemporanee. Foto e video che spesso lui stesso realizza.
Accade in un paesino del mio Salento dove forse abbiamo ancora tempo per dire che stiamo diventando rifiuti tra i rifiuti. Nella periferia di Roma non è raro vedere gente seduta al tavolino di un bar in una strada rumorosa di traffico mentre sorseggia un aperitivo, circondata da rifiuti abbandonati. L’assuefazione deforma il senso estetico, azzera i sensi.
Forse abbiamo ancora tempo per ascoltare chi sta dicendo che abbandonare rifiuti nelle strade e nelle campagne ci sta facendo diventare rifiuti tra i rifiuti.
Qualche giorno dopo Fabrizio è tornato sulla strada che collega Melissano a Ugento. Anche quella strada cosparsa di carte, plastica e altri rifiuti. Mi ha inviato queste foto che potrebbero benissimo essere frammenti di una crocifissione.
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