"Concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo." José Saramago
giovedì 24 marzo 2022
Note sul provincialismo
Si dice che la provincia ha un orizzonte stretto. È quello che si chiama provincialismo, appunto. Forse è così ma bisogna entrare in profondità nella provincia per rendersi conto che nella provincia si vive la percezione del limite, più della limitatezza. Solo punto di partenza (e di arrivo) per coscienze in espansione. Quello che è inteso come provincialismo non è che fuga dal recinto, un tentativo di allargare i confini che se non attraversati estendono surrettiziamente il mondo disponibile all'intero mondo. Una sussunzione necessaria e fatale. Posto in questi termini il discorso sul provincialismo diventa chiaro il provincialismo di chi vive nella grande città, dove la stessa sussunzione è sostenuta dai confini fisici che diventano sufficientemente ampi da non temere smentita e dalla narrazione che fa accadere la storia al centro e relega le storie in periferia. Da qui la rassicurante certezza del cittadino della metropoli di vivere effettivamente al centro del mondo. Dopotutto la cosiddetta "fine della storia" è il non plus ultra del provincialismo all'opera nel centro del mondo! Porta il nome di Fukuyama ma gli ultimi padri sono Hegel e ...i suoi epigoni e oppositori. Lunga gestazione, almeno dal quel verbo che era al principio, quando la ritualità divenne invocazione di salvezza finale e quello che rimaneva della sua origine si nascose in provincia, nei gesti quotidiani senza storia. Quando il corpo cedette lo scettro allo spirito l'eternità cominciò a diventare faccenda politica. Di quell'abdicazione si vedono ancora le macerie delle successioni violente. Nella piccola comunità di provincia pulsa la dimensione corporea della democrazia, nella grande città si dispiega la dimensione astratta e spirituale. Non sarebbe paradossale integrare il concetto di visione provinciale con il cosiddetto effetto periferia della visione ottica. Nella provincia la densità di fatti mi permette una migliore focalizzazione dell'immagine. Da qui, dalla provincia, posso vedere tutto più chiaramente perché quanto è fissato in questo stretto angolo visuale non è inibito da tutto quello che intorno interferisce. Da qui io vedo tutto più chiaramente, quando la prospettiva delle strade cambia passo dopo passo e mi sembra di sintonizzare meglio il mio occhio, di mettere a fuoco le immagini che mi vengono incontro.
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Da cittadino sogno di trasferirmi a Foligno, a Perugia, a Lucca, Padova al massimo. Ma anche Spello o Montefalco, perché no. Districandomi dalla periferia che mi opprime, dal traffico che odio, dal caos che mi infastidisce. Abito al centro del mondo, sì. E non sai quanto mi ci trovi male.
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