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domenica 10 maggio 2020

La mia casa

Il vecchio mi disse: va a cercare la tua casa e poi torna da me per dirmi com'è.
Cercai a lungo. Trovai una casa, tornai dal vecchio che aveva un altro volto.
- ho trovato una casa ben arredata con ricco mobilio, sontuosi tappeti e un giardino lussureggiante.
Il vecchio mi guardò a lungo e disse: quella non è casa tua, torna indietro a cercare meglio e poi torna da me a dirmi com'è.
Il viaggio fu più lungo della prima volta, quando trovai una casa tornai dal vecchio. Non lo trovai e nessuno sapeva dirmi dove abitasse. Lo incontrai di notte, non ero certo di essere sveglio, aveva il volto di una donna.
- ho trovato una casa dai muri crepati e dai mobili tarlati, i fiori erano morenti, nessuno li innaffiava da molto tempo.
Il vecchio con il volto di donna mi guardò a lungo, sorrise e disse: quella non è ancora casa tua. Torna indietro a cercare la tua casa e torna da me per dirmi com'è.
Passarono molti anni o forse pochi giorni. Trovai solo un mucchio di macerie, tra le rovine affioravano pezzi di mobili, lacerti di lettere e vecchi album di foto strappate. Non ci fu bisogno di tornare dal vecchio con il volto di donna, era seduto tra le rovine e aveva il volto di mia madre. Mi guardò con dolcezza dicendo: figlio mio hai finalmente trovato la tua casa.

3 commenti:

  1. Che bel post che ho letto con grande interesse, scritto bene e con una bella sensibilità descrittiva

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  2. Il tuo racconto ha un clima prevalentemente onirico e favolistico, nel motivo della scelta tripartita di cui solo la terza opzione è quella giusta potrebbe richiamare l’analoga scelta degli scrigni (d’oro, d’argento o di piombo) che un ragazza deve fare per conquistare il figlio dell’imperatore (tramandata dalle Gesta romanorum); oppure la scelta dei pretendenti di Porzia de Il mercante di Venezia di Shakespeare, in cui il principe del Marocco sceglie lo scrigno d’oro, il principe d’Aragona sceglie lo scrigno d’argento e Bassanio lo scrigno di piombo (il primo pretendente è il Sole, il secondo la Luna e il terzo Il figlio delle Stelle, primogenito della Stella Polare); o l’analoga scelta di re Lear (sempre shakespeariano) che promette il suo regno a chi fra le tre figlie manifesterà l’amore più intenso verso di lui, alla fine divide il suo regno fra le figlie maggiori Gonerilla e Regana, che molto ipocritamente gli tributano un affetto tanto grandioso quanto falso ed esclude dalla successione, diseredandola, l’ultimogenita Cordelia, perché col suo silenzio rifiuta di manifestare a parole ciò che invece dovrebbe sentirsi emotivamente.
    La trilogia è evidente anche in Cenerentola, unica preferita dal principe alle sue due sorellastre; nel giudizio di Paride che deve attribuire la mela di Eris, dea della discordia, ad una delle tre maggiori dee del pantheon olimpico (Era, Afrodite, Atena); o ancora alle peripezie di Psiche, la più giovane di tre sorelle, inizialmente amata da Eros, che le impone un amore che si svolge nell’oscurità e la ammonisce di non tentare di vederlo, altrimenti lo perderebbe. Psiche, istigata dalle sorelle invidiose e maligne e dalla propria curiosità, infrange la promessa e avvicina il lume al volto dell’amato; per sperare di riconquistarlo si rivolge direttamente alla madre di lui, Afrodite, invidiosa della sua bellezza celebrata per tutta l’Ellade, la quale la sottopone a tre imprese che ritiene impossibili per una mortale.
    E chissà quante altre storie dipanano la loro trama in una scelta tripartita, il cui premio arride al/alla più giovane, al metallo più vile, alla costruzione più solida, …, mentre sorgono solo sventure da scelte dettate dall’avventatezza, dalla scarsa riflessione, dai bagliori del mondo.
    Noto che il tuo testo è letteralmente intriso di simboli della morte (vecchio, notte, muri crepati, mobili tarlati, fiori morenti, mucchio di macerie, pezzi di mobili, lacerti di lettere, vecchi album di foto strappate … ), o sono presenti persone morte.
    È presente anche la metamorfosi, fra una casa che prima è bella e lussuosa, poi abbandonata e decrepita e infine è familiare, seppure costituita solo di ricordi del passato, ormai quasi in frantumi; sembra quasi il senso di cos’è una casa vista inizialmente da un bambino, poi da un giovane adulto che se ne allontana e quando vi ritorna la vede invecchiare tutta ad un tratto e non progressivamente e quasi inavvertitamente come chi ci vive, e infine quella dell’uomo adulto che la recupera nei ricordi intimi e familiari, nel volto delle persone care, e se ne riappropria.
    Un brano bello ed emotivamente coinvolgente. Ciao

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