Il blogger Pablo Herreros, disgustato dalla trasmissione, lanciò un appello su Change.org affinché gli inserzionisti del programma si ritirassero, per non essere confusi con un programma "che paga gli assassini per intervistarli". Grazie alle decine di migliaia di firme raccolte, il programma venne chiuso dopo poche settimane.
Questa settimana, Mediaset ha denunciato Pablo per “minacce e coercizione nei confronti degli inserzionisti” chiedendo un risarcimento 3,7 milioni di euro e 3 anni di carcere per il giornalista.
Il "bavaglio" si vorrebbe così mettere a chi, come Pablo, rivendica il primato dell'etica e della deontologia professionale sul denaro e la speculazione sulle tragedie. Non possiamo rimanere inermi di fronte a questo attacco, firmiamo subito la petizione #SiamotuttiPablo.
Sono Stefano Corradino, direttore di Articolo21, un giornale on line che da oltre dieci anni si batte per un'informazione libera e autonoma, né sotto dittatura né sotto dettatura. Per questa ragione anche dall'Italia, Paese che conosce bene il padrone di Telecinco e le sue crociate contro la libertà di informazione, ho deciso di lanciare questa petizione a sostegno del blogger Herreros e del suo diritto alla critica e alla libertà di espressione chiedendo che i vertici di Mediaset ritirino subito la denuncia. Se in Italia il servizio d'ordine mediatico di Berlusconi chiede che Sallusti non vada in carcere quantomeno per coerenza dovrebbe rifiutare la galera anche per il collega spagnolo.
In Spagna sono state raccolte in pochi giorni 150.000 firme per difendere Pablo. Unisciti a me per chiedere come cittadini italiani che Mediaset ritiri la denuncia contro il blogger Pablo Herreros.
Grazie, la tua firma farà la differenza,
Stefano Corradino via Change.org
Appena firmato. Grazie per aver sottoposto all'attenzione.
RispondiEliminaCiao Antonio
Firmato al volo.
RispondiEliminaAvevo già firmato anch'io.
RispondiEliminaGrazie Antonio,
Lara
Poco fa ho firmato.
RispondiEliminaCiao Anto'
Ho firmato anch'io, subito dopo ho letto che Telecinco non intende più rivalersi contro Pablo e ha lasciato cadere l'accusa ... vivono di immagine e non possono permettersi una pubblicità negativa. Approvo questa battaglia che pone fine ad un'accusa ingiusta e che impedisce al gigante, con tutto il suo potere, di schiacciare il moscerino che lo infastidisce; al limite posso anche condividere, con qualche difficoltà, l'indignazione quando dei presunti assassini rilasciano interviste ben pagate ai talk show, spettacolarizzando così anche il crimine e premiandolo in qualche modo (succede anche in Italia, non dimentichiamo le interviste di Scattone e Ferraro a Porta a Porta). Però, sono convinto che l'arma migliore sia il silenzio e l'ignorare in massa simili trasmissioni, non farci solleticare dai bassi istinti che voglio vedere cosa dirà l'"assassino", che faccia ha, con che coraggio, è stato lui o non è stato lui in un'eterna oscillazione di colpi di scena come se si trattasse di una fiction, in cui la vittima viene dimenticata ed uccisa per la seconda volta da questo giornalismo disgustoso che rimesta nel torbido. Dobbiamo rieducarci alla decenza contro questa volgarità dilagante.
RispondiEliminaCiao
Sì, ho letto del ritiro della denuncia e sono contento. Sono d'accordo con te Garbo che dovremmo sottrarci alla pornografia del dolore che viene puntualmente confezionata da cultori del plastico di diversa natura, gente che meriterebbe cure psichiatriche forzate si ritrova a diventare opinion leader spacciandosi per "informatori". Purtroppo il livello di morbosità è tale che la gente non vede l'ora di sentirsi finalmetne "normale" davanti al mostro o allo sfigato di turno.
RispondiEliminaUn saluto a tutti.
RispondiEliminaVado e di corsa.
Vedo ora che sono in ritardo...ma tutto ha funzionato. BENE. Davvero insieme si fa la differenza.
RispondiEliminaLa mia firma non serve più. Per fortuna, mi viene da aggiungere. Sottrarci alla pornografia del dolore è sano e sacrosanto esercizio di igiene mentale, anche se magari non influenza più di tanto i palinsesti perché, se è ancora in vigore lo scalcinato sistema di rilevazione e gradimento del consumo TV attraverso il meccanismo dell'Auditel, il telespettatore non esiste se non rientra nel novero delle 5.000 famiglie campione. E dalla TV dall'appeal in caduta libera il fenomeno del voyeurismo della sofferenza ormai tracima sul web: sui social è tutto un proliferare di immagini, video e notizie scioccanti dove i fruitori, sotto l'egida di un rassicurante e ipocrita moralismo, si gettano frenetici come cannibali affamati...
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