Giotto - Santa Croce (Firenze) Cappella Bardi-Scene dalla vita di S. Francesco. Rinuncia ai beni terreni |
Spesso si decanta, quale esempio di virtù, la rinuncia alle ricchezze. Certamente la cosa desta stupore, come ormai ogni virtù degna di tale nome deve fare, tuttavia mi ha sempre assalito una perplessità in merito a questa specifica virtù. Non vorrei sconvolgere coscienze pie nominando santi illustri ma mi sembra evidente che la rinuncia alle ricchezze è virtù di chi le ricchezze ce l’ha, mentre i poveri non possono accedere a tale virtù. Mi si dirà che il merito è proprio riconoscere che l’autentico valore della vita non è nella ricchezza e quindi rinunciare a ciò che non è di autentico valore, ma ancora una volta mi pare evidente che al povero è negata persino la possibilità di scoprire tale merito. Il motivo della mia perplessità è tutto qui, il ricco può essere soggetto della vita e può avere il merito di riconoscerne valori autentici o inautentici, il povero è oggetto della vita e più che poter riconoscere il vero valore della vita, in un rovesciamento poco allegorico, è costretto a essere riconosciuto e braccato da questa, e non può nemmeno scappare!
Direi che questa riflessione non fa una grinza. Merita proprio di essere appuntata nelle definizioni di ricchezza e povertà.
RispondiEliminaciao
Caro Francesco, più che di carattere definitorio questa riflessione voleva essere una sfida, dalla prospettiva razionale, a quelli che vengono considerati "valori" dall'etica di matrice cristiana. Se l'etica riguarda le virtù e, kantianamente parlando, pertiene alla scelta autonoma allora le virtù sono inscindibili dalla scelta. Le conseguenze di questa premessa sono evidenti e le ho espresse nel post.
RispondiElimina