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domenica 6 giugno 2010

La lingua stuprata

Dopo la manovra finanziaria presentata da Tremonti i magistrati hanno proclamato uno sciopero perché ritengono le misure della manovra punitive della loro categoria e dell'azione giudiziaria. Che questa maggioranza tenti di scardinare in tutti i modi il potere giudiziario è evidente anche ai sassi purché non siano innamorati dell'uomo che ride, che questa azione di demolizione sia stata portata avanti da molto tempo anche dal centro sinistra è altrettanto evidente ma io non entrerò nel merito né della manovra né delle ragioni dei magistrati (che, detto tra parentesi, condivido). La cosa stupefacente, a mio avviso, è la dichiarazione del ministro della Giustizia Alfano: "Lo sciopero dei magistrati è uno sciopero politico". Di grazia, cos'altro potrebbe essere, chiedo io?
A chi fa politica dovrebbe essere noto che ogni attività che ha rilevanza e risonanza pubblica è politica, essendo la politica la tecnica regia di organizzazione della polis è difficile che uno sciopero annunciato da qualunque categoria sociale non sia politico. Evidentemente l'inquilino di via Arenula queste cose non le sa o si considera esonerato dal saperle e crede che sia da bollare come politica qualunque posizione di contrasto alla sua maggioranza. Non è lui il primo ad aver abusato della parola politica in questa accezione né sarà l'ultimo, ahimé. Né l'uso indegno del termine appartiene solo a chi si dovrebbe occupare di politica. Ricordo che tempo fa, mentre in parlamento si discuteva dell'introduzione del reato di clandestinità, un cantante fece un video in mezzo ad un campo di rom mostrando la condizione di degrado in cui viveva quella gente; in un'intervista il poveretto si affrettò a dire che il suo non era un messaggio politico! A quest'imbecille di buone intenzioni di cui ho dimenticato pure il nome mi sarebbe piaciuto chiedere di che cavolo di natura pensava che fosse il suo messaggio e soprattutto cosa cavolo pensa che sia la politica.
Al ministro Alfano mi piacerebbe chiedere cosa intenda esattamente per sciopero politico e come immagina uno sciopero che non lo è o, per evitare domande imbarazzanti per il 'giovane' ministro, potrei dargli un "aiutino" e suggerirgli che forse intendeva uno sciopero pretestuoso, capzioso, fazioso, corporativo... i termini non mancano, per fortuna la lingua italiana è ricca di sfumature ma è vero che per parlare correttamente bisogna amarla una lingua, apprezzarne i colori e i significati. Altrimenti si fa una enorme confusione usando a casaccio termini importanti con il rischio di farli diventare insulsi e senza significato, proprio come pensava quel cantante quando ha detto che il suo messaggio non era politico perché nella sua testa, come in quella di molti purtroppo, ciò che è politico è brutto e da evitare senza preoccuparsi di distinguere la Politica da quanti si danno al servizio di un padrone solo perché hanno una insopprimibile natura da schiavi, pensando che questo sia politica.
Parlare è un atto d'amore verso le parole, la loro storia e il loro significato, invece assistiamo indifferenti al continuo stupro della lingua da parte di violentatori di professione che nessuno pensa più di punire neanche con uno sguardo di disprezzo.

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