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sabato 6 aprile 2019

Brevi note per un'antropologia del maschio

Dai a un maschio un compito elementare e se lo considera avvilente rifiuterà di compierlo con sprezzo o malcelata indifferenza. Se si tratta di qualcosa di inevitabile, come una funzione corporale, allora porterà a termine l'impresa senza mettere attenzione come per una cosa cui è costretto ma che non gl'importa più di tanto. Il maschio è fatto per compiti più impegnativi, che richiedono forza, spirito, intelligenza. Lui è votato ai compiti straordinari, quelli ordinari lo umiliano. I mestieri ordinari li lascia ad altri. Chi sono gli altri? Domanda complessa, porterebbe lontano! Il maschio si occupa di cose straordinarie. Non di solo pane, il pane è vile materia, il maschio si leva verso le alte vette dello spirito. Lui punta al companatico!

Ma rendi il compito elementare una sfida e il maschio ritroverà la tenzone che lo sveglia dal suo torpore spirituale. Rendi anche la più umile funzione corporale un terreno di agonismo e il maschio si misurerà con le più fini doti di precisione di cui la natura l'ha generosamente fornito. Chiamerà a raccolta le recondite potenze della mente e delle sue forti membra per dare il meglio di sé di fronte al mondo e alla storia evolutiva che l'ha portato a occupare sì tanto podio. La sfida chiama il maschio al ruolo che gli compete, il ruolo  attivo, non è più passivo e succube delle incombenze fisiologiche del corpo che lo costringono a umiliarsi di fronte all'universo mondo, bensì è partecipe di un confronto con le avversità cosmiche che ignorano il suo primato e sol per questo lo insidiano e lo minacciano.

Del resto lo diceva già il maestro di color che sanno, il maschio è attivo, se invece si sottomette ai richiami della natura è passivo come gli altri. Chi sono gli altri? Domanda complessa, porterebbe lontano! Il maschio è attivo si diceva, e allora come fare a rendere una umile funzione corporale una attività degna di tanto merito? Una sfida è quello che ci vuole, perché il maschio deve avere un obiettivo da raggiungere, un podio su cui salire. Nulla di semplice si addice alla sua tempra, non può essere un obiettivo semplice ma una misura della sua bravura, altrimenti anche gli altri sarebbero in grado di raggiungere quell'obiettivo. Chi sono gli altri? Domanda complessa, porterebbe lontano! Sì, una sfida con sé stesso, con le proprie energie, fino a toccare l'estremo limite delle proprie capacità.


Ecco che una semplice pisciata può diventare un terreno di elevazione dello spirito, basta invitare il maschio a centrare l'obiettivo, sempre che non riesca a cogliere il senso dell'invito fatto da altri - chi sono gli altri? Domanda complessa, porterebbe lontano! - e si ostini a centrare il pallino nero del bersaglio!

4 commenti:

  1. L’antropologia del maschio? Domanda complessa, che porterebbe certamente molto lontano. Credo che la sfida più eccitante, l’ebbrezza più suggestiva, il brivido più inebriante per un maschio sia quello di occupare un posto che non gli compete, essere un una parola ciò che non è! Di Maio ministro del lavoro è l’esempio più illuminante che riesco a farti, ma anche Salvini ministro dell’Interno non scherza. Oppure Di Maio che bacia l’ampolla del sangue di San Gennaro, facendosi credere devoto, o Meluzzi che ciancica il padre nostro senza conoscerne le parole, o Di Maio alle prese con un servizio giornalistico “romantico” con la sua nuova fidanzata.
    Se fosse un attore diresti che è un cane, come innamorato fa proprio pietà, se puoi dire che i due piccioncini erano in atteggiamenti intimi (ma come fai ad essere intimo con fotografi, giornalisti, truccatori…con tutta la troupe di Chi intorno per più di quattro ore?) è solo perché i fotografi e i giornali di gossip conoscono bene il loro mestiere, ma un manichino impagliato avrebbe avuto lo stesso effetto.
    Essere ciò che non sei, ostentare conoscenze, poteri e competenze che non hai: questa è la nuova sfida per il maschio italico del terzo millennio, altro che centrare la tazza del water … con quest’ultimo tipo di performance siamo ancora nell’ambito dell’areté greca, la ricerca dell’eccellenza, di chi è il migliore, il più bravo, seppure in compiti volgari e degradati (come le gare a chi sputa più lontano, a chi fa il rutto più fragoroso, a chi mangia senza posate o più velocemente possibile o di più o a chi eccelle con la play station) per cui un greco antico non avrebbe accettato la sfida.
    Ciao

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    1. "Essere ciò che non sei" temo che questa non sia una novità, ti prendo in parola, il maschio (forse l'uomo?) a voler prendere il largo dallo stimolo che m'ha dato quell'adesivo in un bagno, ha sempre tentato di essere quello che non è. Un tempo lo faceva con dedizione, con il criterio d'essere coerente e all'altezza degli smisurati obiettivi che si poneva, ne sono venuti fuori edifici straordinari, filosofici, teologici, politici... oggi bastano Salvini e Di Maio, poveretti loro, poveretti noi. Ciao.

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  2. ehi che poi non è mica facile :-)

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