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giovedì 13 aprile 2017

Gli errori cognitivi dell'animale razionale (2)

Nel precedente post ho riportato in sintesi alcune trappole cognitive in cui incorriamo quotidianamente. Non mi sono avventurato nel terreno dei perché. Perché cadiamo in queste trappole? Quali sono le implicazioni e le conseguenze di questa nostra predisposizione? Rispondere a queste domande è molto più impegnativo di una descrizione delle distorsioni cognitive e io non ho la pretesa di farlo né le competenze ma può essere utile rifletterci.

Una cosa è certa. E' facendo affidamento su queste distorsioni cognitive che buona parte della pubblicità costruisce i suoi messaggi e questo accade in tutti quegli ambiti della comunicazione in cui la complessità viene semplificata ben oltre il confine della banalizzazione. Pensiamo al ruolo della "narrazione" in politica, o detta in maniera semplice, appunto, a come ce la raccontano! Come dice Kahneman: "costruiamo la storia migliore possibile a partire dalle informazioni che abbiamo… e se è una buona storia, ci crediamo". Pensa cosa può combinare chi sa sfruttare questa caratteristica per il proprio tornaconto! Non è un caso che gli studi sulle distorsioni cognitive condotti da psicologi e sociologi siano diventati di immediato interesse per l'economia e la finanza che con l'apporto di questi studi sono diventate economia comportamentale e finanza comportamentale. Se gli esiti positivi di queste conoscenze sono la presa d'atto delle trappole cognitive per evitarle e l'uscita dal paradigma dell'economia classica che descrive una razionalità che non esiste, è altrettanto vero che queste conoscenze si prestano a un uso distorto indirizzato alla manipolazione delle opinioni.

Dopotutto non siamo una specie così sapiens come ci piace credere. Prendendo seriamente in considerazione che l'imbecillità è una caratteristica costitutiva della specie sapiens, come suggerisce Maurizio Ferraris (L'imbecillità è una cosa seria, 2016), verrebbe da pensare se non sia il caso di ribattezzarci Homo demens! Alcune delle caratteristiche principali del nostro comportamento sono l'imitazione e la suggestionabilità, lati oscuri dell'empatia. I comportamenti di massa sono determinati da contagio sociale, manifestiamo forme di comportamento gregario che possono essere descritte con gli stessi strumenti con cui descriviamo il comportamento degli sciami di cavallette. Con le risorse del pianeta ci stiamo comportando esattamente come fanno lieviti e protozoi nei loro brodi di coltura, ci moltiplichiamo e consumiamo tutto fino a che ce n'è, poi restiamo intossicati dai nostri stessi rifiuti. Dopo milioni di anni di evoluzione della nostra specie ci comportiamo come lieviti e protozoi! Questa è la specie sapiens. Una specie che può avere coscienza individuale, che nella storia ha avuto anche coscienza di classe, salvo dimenticarla in fretta, ma che non ha ancora coscienza di specie.

Ci siamo evoluti in fretta e in un mondo relativamente semplice, ne avevo parlato tempo fa. Siamo passati da comunità di pochi individui al villaggio globale in tempi evolutivamente rapidissimi. All'origine della nostra evoluzione le decisioni coinvolgevano comunità di poche centinaia di persone e un intervallo temporale limitato. Dopo poche migliaia di anni, in seguito alle nostre attività, il mondo che ci circonda è diventato indicibilmente più complesso, l'orizzonte spaziale e temporale delle nostre azioni si è ingrandito fino a coprire l'intero pianeta. La cosa tragica è che in questo incremento di complessità ci sarà sempre un cretino a dispensare "nuovi modi di pensare" e "principi-guida" per affrontare le sfide del futuro affidando tutte le "soluzioni" alla chiaroveggenza tecnologica. Questa è l'era del cretino tecnologico che ignora il discorso politico e sociale ma gli fa la corte parlando di rinnovamento della partecipazione e di democrazia dei like. Tornano in mente in proposito parole davvero profetiche che Baudrillard scrisse nel 1987 nel saggio L'estasi della comunicazione: "Telematica privata: ognuno si vede promosso al comando di una macchina ipotetica, isolato in posizione di perfetta sovranità, a distanza infinita dal suo universo originale, cioè nella posizione esatta di un cosmonauta nella sua capsula, in uno stato di assenza di gravità che lo costringe a un eterno volo orbitale e a mantenere una velocità sufficiente nel vuoto sotto pena di venire a schiantarsi nel suo pianeta di origine."

La verità è che, nonostante tutta la nostra tronfia autostima per pochi millimetri di neocorteccia,  non siamo attrezzati come specie per stare al passo con l'incremento di complessità che viviamo quotidianamente. Gli studi sulle distorsioni cognitive rappresentano l'intuizione dei nostri limiti o, meglio, delle nostre caratteristiche. Già chiamarli limiti significa dare troppo credito al nome che ci siamo autoassegnati, quel sapiens che a volte è addirittura raddoppiato!  Mi direte, ma gli studi sulle distorsioni cognitive e sui filtri della percezione sono frutto di esseri umani! Vero, e qui si aprirebbe un discorso sul livello di consapevolezza potenziale e quello effettivo. Il livello di consapevolezza in condizioni "ideali" per pochi e quello effettivo nella vita quotidiana per tutti. Un discorso che non ha solo implicazioni evolutive ma anche sociali, politiche... Troppo difficile e poi anni fa Elias Canetti scrisse Massa e Potere, uno di quei libri infiniti che non si finiscono mai di leggere. Rimando a quel libro. Cosa potrei dire io di più significativo?

(continua)

4 commenti:

  1. Del tuo post assai interessante (come i precedenti sul tema), prendo spunto da questo passo per una breve osservazione: "Questa è la specie sapiens. Una specie che può avere coscienza individuale, che nella storia ha avuto anche coscienza di classe, salvo dimenticarla in fretta, ma che non ha ancora coscienza di specie."

    In quanto nozione universale – e se limitiamo il discorso alla politica moderna, nel cui cono d’ombra siamo comunque ancora captati –, è arduo intendere “specie” come un concetto politico, a differenza di “individuo” e “classe”, prodotti storici contingenti che implicano prospettive parziali e contrapposte, fondate su logiche inclusive/esclusive che rendono quelle categorie “politiche”. Forse è anche questo a qualificare la nostra esistenza come “tragica”. Oppure, e più probabilmente, dobbiamo pensare a nuovi modi - universali? - di umana (e animale e vegetale) coesistenza che siano all’altezza dei tempi. Però oltre a questa esigenza morale attualmente non so andare.

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    1. HIV, una breve considerazione al tuo interessante commento. Parlo di coscienza di specie non per infilare tutto quello che ci sta dentro in un unico calderone ma per sottolineare ciò che ci caratterizza evolutivamente e con il pensiero rivolto ai rapporti che, come specie, stabiliamo con il pianeta e le altre specie. In termini squisitamente politici il concetto di specie sembrerebbe mancare di forza dialettica ma non è così. Sì, come dici tu, "dobbiamo pensare a nuovi modi - universali? - di umana (e animale e vegetale) coesistenza che siano all’altezza dei tempi". Modi che facciano vedere la forza dialettica che il concetto di specie può avere anche politicamente. Filosoficamente è una dialettica interna alla nostra specie e sui temi dello specismo c'è un dibattito sempre più vivo ultimamente ma dobbiamo anche essere consapevoli che se pure la natura non può essere soggetto dialettico è altrettanto vero che ogni dialettica deve fare i conti con quel zoccolo duro. Un saluto.

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  2. Salve Antonio,

    scusi se le scrivo per mezzo di un commento, ma non ho trovato un modulo per i contatti. Sono l'amministratore del sito Salute Torino https://www.asl.torino.it che si occupa di offrire numerose informazioni riguardanti la sanità torinese. In questo spazio web è anche possibile leggere articoli medici e scientifici a carattere divulgativo. Ho visitato il suo blog cosechedimentico.blogspot.it è mi è piaciuto. Pertanto gradirei, se possibile, fare uno scambio di link con il suo blog tipo blogroll. Da parte mia, inserirò Cose che dimentico fra i Siti amici.

    Grazie. Cordialmente,

    Enzo

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    1. Salve, grazie per l'apprezzamento. Ho visto il suo sito e lo trovo davvero interessante e utile. Abbiamo bisogno di informazione in campo sanitario soprattutto in questi giorni in cui la disinformazione semina paura e ignoranza. Saluti a lei.

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