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domenica 15 gennaio 2012

Polemiche e invettive

Frammenti, sfoghi. Scritti a partire dal 2009, roba tratta da cahiers de doléances di cui non so che farmene.
Non saprei come introdurre questi frammenti, diciamo che l'opera di Cattelan lo fa benissimo.

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Dal liberalismo etico al liberalismo economico vi è la “progressiva” volgarizzazione del nocciolo originario. Leggere attentamente Adams, Popper, Nozick, anche von Hyek, non avrebbe consentito l’orgiastica interpretazione del pensiero della libertà che oggi è sopravvissuta. L’arroganza della pulsione di accumulo aveva bisogno di padri nobili per legittimarsi, li si è trovati negli esponenti del pensiero liberale che volevano garantire l’individuo dagli eccessi della collettività, tradendoli né più né meno di quanto siano stati traditi gli esponenti del pensiero socialista. Ciò che è restato puro e inalterato è l’arroganza primitiva, nell’uno e nell’altro caso.
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Il gerarca Federzoni riferiva le parole di Mussolini: “In politica bastano 3 centesimi di merce e 97 di tamburo”. Oggi dovremmo rifare i conti considerando la perdita del potere di acquisto.
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15.01.2009 La tecnica, la vita e la morte. Asimmetria di fronte alla nascita e alla morte. “Non si deve nascere ricorrendo alla tecnica, è contro natura”, dice la Chiesa. Nessuna difficoltà ad affidarsi alla tecnica quando la vita non ha più nulla di naturale.
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Un tempo il riformismo era un paradigma del pensiero progressista, adesso è diventato la bandiera del pensiero conservatore! Basta ripetere una menzogna per almeno un paio di generazioni e la realtà non sarà mai stata diversa.
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L’affermazione del principio di autodeterminazione individuale viene fatto passare dal signor b. come un principio statalista! E pensare che i maestri del pensiero liberale, cui indegnamente dice di richiamarsi questo sgorbio della politica, avevano innalzato l’individuo proprio per proteggerlo dagli eccessi dello Stato. Il giocoliere dei principi da antipasto continua a creare consenso intorno allo scempio del principio di non contraddizione del maestro di color che sanno.
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08.02.2009 “La Costituzione scritta sotto l’influenza sovietica”. La nostra Costituzione, l’incontro di culture cattoliche, liberali, socialiste e comuniste avrebbe il marchio sovietico. Pensiero dove sei? Attentare alla Costituzione, alla storia, alla verità, ormai si può tutto!
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Se Rutelli se ne va dal PD e si porta via la Binetti, Carra e altri petali della margherita confessionale non è un gran danno per quel partito. Rimangano a costruire una possibile sintesi i laici della tradizione socialista, comunista e del cristianesimo sociale. Peccato che non sia all’ordine del giorno l’uscita di scena di D’Alema.
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I discorsi che negano i cambiamenti climatici perché rischierebbero di compromettere la nostra economia sono assurdi al limite del ridicolo e della delinquenza intellettuale. Viviamo in città orrende, le nostre vite sono continuamente minacciate da un progresso a dismisura d’uomo. Ci serve davvero sudare un po’ di più per cambiare l’idea che abbiamo di sviluppo?
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Che l’Europa abbia origini celtiche lo testimonia la sua struttura fondamentalmente tribale degli stati nazione chiusi e tra loro rivali. Il percorso di unificazione europea si inscrive nel tentativo, a volte coronato da successo a volte no, di superare una radice antica che ancora lavora in sottofondo e il cui superamento non è assicurato in tempi brevi.
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18.01.10 Degli onori tributati ad uno “statista” - Vermi immondi, puzzolenti cortigiani, dirvi razza dannata è farvi elogio. Parlate di onestà che vale solo per la povera gente mentre voi vi siete costruito un sistema di scappatoie per giustificare la vostra sordidezza. Vi siete serviti della ragione di Stato per le vostre infamie. Un latitante prezzolato viene sollevato agli onori patri e i miei padri si chiedono se non avessero fatto meglio a rubare invece di lavorare per tutta la vita per una paga stretta come corda al collo. Vermi putridi, non c’è terra che possiate rivoltare per celare la vostra puzza. Cambiate pure la storia, vecchia baldracca che si da ai potenti di turno, sarà il tempo a spazzarvi via, il tempo che ignora voi come ignora me. Larve viscide, vestite pure i vostri abiti da cerimonia, la vostra anima esala miasmi che soffocano le parole che potete pronunciare per celare la nullità che vi riempie. Sarete buoni almeno a concimare la terra che avete infestato con la vostra boria?
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Tra uomini. Se uno accenna all’omosessualità, l’eterosessuale doc (!) dice “Mi devo preoccupare?”
Di cosa dovresti preoccuparti?
- Sei convinto che gli omosessuali vogliano possedere sessualmente chiunque sia del proprio sesso?
- Pensi di essere così attraente da essere l’oggetto del desiderio di qualunque omosessuale?
- Senti minacciata la tua eterosessualità dall’influsso del tuo amico, che può essere contagioso?
- Non puoi reggere uno sconvolgimento del mondo per come lo hai sempre immaginato?
- Stai pensando a tutte le barriere culturali che il tuo amico deve affrontare, compresa la tua?
- Oppure sei talmente cretino che non ti poni nessuna domanda?
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La faccenda del processo breve per salvare b. è la peggiore porcata che si possa perpetrare a questo paese. La norma, incostituzionale e retroattiva, cambia le regole in corso d’opera anche per processi già avviati. Chi ha un residuo di senso civico confida che quella legge non passi al Parlamento o venga annullata dalla Consulta. Temo che se la voce di sdegno che si leva dal paese in maniera silenziosa non troverà ascolto potrà trovare forme di espressione pericolose. La diffusa frustrazione delle richieste di legalità e di legittimità (non sono la stessa cosa, nonostante la comune radice) può avere conseguenze nefaste. La democrazia è un delicato equilibrio di inclusione del dissenso e delle richieste di riconoscimento. Se queste richieste non trovano sfogo in una qualche forma di manifestazione pacifica, trovano altre vie per esprimersi. Nessuno può dirsi escluso da questo gioco, nessuno può dire di non partecipare alla sua costruzione, neanche chi pensa di starsene a casa per i fatti propri. Non ascoltare le voci del paese è già intervenire sul suo assetto futuro. Di fatto le voci devono trovare espressione, definire le modalità di espressione è il compito delle istituzioni democratiche. Discutere sulla condivisione o meno della violenza quando nulla è stato fatto per evitarla è un esercizio salottiero per intellettuali pronti a riciclarsi ad ogni regime. L’uomo è animale ambivalente, come dice Van de Waal, ha tra i suoi antenati i pacifici bonobo e gli aggressivi scimpanzè. Quale dei due prevarrà dipende dal contesto sociale che saprà darsi.
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Non credo ai “raptus di follia”, agli “imprevedibili” omicidi, alle situazioni che non davano alcun segno, ecc. ecc. Esistono senz’altro anche questi casi ma sono forse una percentuale minima degli episodi che accadono. In realtà c’è sempre qualcosa che cova dentro e che, se inespresso, esplode. “Era una persona normale”, dice di solito chi non ha antenne sensibili per percepire il disagio che si sta accumulando dentro qualcuno.
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05.02.10 Parlare di droga è facile quando basta dire che non bisogna farne uso, più difficile è parlarne indagando le cause psicologiche che hanno condotto alcune persone a trovare rifugio nei paradisi artificiali e temporanei (come le luci a tempo delle scale degli alberghi che ti lasciano a metà scala al buio, dice il Davide Segre di Elsa Morante nella Storia), più difficile ancora è parlarne – e infatti pochi lo fanno – in termini di angoscia sociale, di impotenza d’agire in un contesto sociale dove le regole – tutela dei più deboli – vengono sovvertite a vantaggio dei più forti, dove la competizione distruttiva ha il sopravvento sulla partecipazione e dove chi non vince (leggi fa tanti soldi!) è un fallito segnato dal destino. Un ulteriore livello di complicazione si affronta quando si prende in esame l’intreccio tra dimensione individuale e quella sociale non più meramente politica (di breve termine potremmo dire), bensì storica. L’individuo si trova schiacciato in una tradizione che lo opprime. Abbiamo sempre a che fare con un sentimento di impotenza cui l’individuo non sa rispondere. Essere d’accordo o meno sulla condanna di certi comportamenti è roba buona per farci trasmissioni televisive di terz’ordine come porta a porta, inutili anche solo a scalfire il problema.
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“Perché cercate tra i morti …?” La religione delle cose morte. E’ tremendamente più facile adorare feticci e cose morte - non perché hanno cessato di vivere ma perché non sono mai state vive – perché le cose vive si muovono, si oppongono, manifestano differenze che le persone di poco spirito non possono sopportare. Solitamente si tratta di persone malvagie che celano la propria perfidia nell’osservanza delle dottrine e nell’adorazione di qualche giocattolo sacro. Parlano di bontà ma sono pronte a sacrificare le persone fatte di carne e sangue su un altare di marmo adornato di idoli, calpestano sentimenti di persone vive in nome di regole che non hanno fondamento se non nel desiderio di dominio che celano persino a sé stessi. Di questo inganno parla l’adorazione delle reliquie quando sostituisce l’adorazione degli esseri viventi e dei loro desideri. Questo inganno è sufficientemente forte da vincere qualsiasi prova che smentisca l’autenticità delle reliquie. L’ostensione della Sindone è il più classico degli esempi. Ogni cosa parla contro la sua autenticità ma il bisogno di crederla vera è più forte. “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”
Il motivo di questo “spostamento” di interesse è che le cose vive si muovono, è più difficile raggiungerle, le cose morte sono ferme, facilmente raggiungibili e manipolabili e non venite a parlarmi della forza evocativa dei simboli perché in questo caso rimarremmo alla superficie del fenomeno. La domanda del Vangelo, la bellissima domanda, non è una provocazione alle donne in visita al sepolcro di Gesù, è un invito a cercare tra i vivi l’oggetto del proprio amore. E’ questo il senso profondo della resurrezione. Ora la domanda per un fedele non è se la Sindone è vera o falsa ma se è viva o morta!
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Quanto malessere si crea intorno alla morale sessuofobica della Chiesa, quanti desideri repressi, vite mancate e frustrate? La morale è fatta per gli uomini non viceversa, diceva Kant, riecheggiando quello che diceva Gesù del sabato. Che morale è una morale che fa stare male le persone? Che ne impedisce la realizzazione? Che reprime i desideri? Se la morale è inscindibilmente legata al bene, allora non è morale ma altro. Come dice de Waal, la morale può ricondursi a due A, Aiutare gli altri e non Arrecare danno. Tutto il resto non è morale.
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17.06.10 Passeggio in un parco, un bimbo passeggia con suo padre. Il piccolo, 4-5 anni, vuole andare per un sentiero ma il padre gli dice di no, il piccolo chiede “perché?” e il padre risponde “perché no!”. Perché non potevo prendere a calci quel cretino? Quale concetto di autorità si anniderà in quel bambino? Nella migliore delle ipotesi un’autorità senza autorevolezza, che non dispone di argomenti, sia pure semplici e adatti per un bambino di 4 o 5 anni. Quella è l’età degli infiniti “perché?” e quel deficiente lo ha fermato al primo! Tutto questo è insopportabile. Molti adulti dicono di disporre della ragione per sentito dire, fanno abuso di una ragione che non gli appartiene, l’hanno presa in prestito ma non sanno come adoperarla. Il bambino con i suoi “perché?” infiniti è la forma di ragione che gli adulti spengono con i loro banalissimi “perché no”, con i loro dogmatismi, le loro spiegazioni insulse, fatte di stanchi automatismi scambiate per abitudini scambiate a loro volta per ragione. L’attuale Papa, facendo passare la fede per autentica ragione (cosa peraltro non nuova perché anche il precedente non la pensava diversamente), è un campione del salto triplo mortale della retorica e dell’intelligenza. Davvero straordinario! Ecco perché mentre vedevo quel deficiente al parco con il bambino ho avuto una sensazione di deja vù.
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08.07.10 Sacchi vuoti intorno ad un buffet, più sono vuoti e più tocca riempirli per tenerli in piedi. Si assembrano intorno al tavolo come cavallette e quando finalmente riescono ad impossessarsi di un piatto il tempo diventa inesorabilmente lento e ti sembra di vederli al rallentatore mentre ruminano muovendo le mascelle obese, li vedi portare alla bocca tranci di qualcosa di commestibile che poi triturano masticando rumorosamente che ti sembra di sentire il rumore del cibo che passa da una guancia all’altra. Poi si siedono dietro le scrivanie e cominciano a parlare di cose vuote, non verificabili, che confondono con i “discorsi di valore alto”, poveretti, gli capita di rado farlo e non sanno com’è. Di tanto in tanto ridono da soli dopo aver pronunciato qualcosa che gli sembra spiritoso e si voltano a destra e sinistra nella imbarazzante ricerca di complicità per quella misera battuta di cattivo gusto e fanno quasi pena quando non trovano complicità, ma capita di rado, uno disposto a ridere lo trovano quasi sempre. Raccolto il successo del loro spirito si voltano dall’altro lato e alzano il tono della voce se il moderatore fa presente che il loro monologo sta togliendo tempo agli altri ma sono convinti che quanto stanno dicendo è fondamentale e nessuno dirà niente di così importante e poi parlare consuma tempo e lo sottrae alle domande, quindi è funzionale perché nessuno al termine, oserà alzare il dito per chiedere la parola se la platea è stremata. Di solito questi soggetti sono attorniati da individui sempre pronti ad assentire, con le loro teste ciondolanti avanti e indietro che sarebbe bello interrompere bruscamente il discorso e chiedere a bruciapelo “Qual è l’ultima parola che hai ascoltato?”
Capita qualche volta, per lavoro, di partecipare a convegni, workshop, riunioni dove si incontrano amministratori delegati, sottosegretari, direttori generali, presidenti e altri titoli altisonanti.
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10.07.10 “La magistratura non deve fare politica”. E’ chiaro che il termine politica non è quello che aveva in mente Platone o Montesquieu ma si intende la zuffa da pollaio. Se il termine politica è usato correttamente e la magistratura incarna uno dei poteri fondamentali dello Stato, come ha insegnato Montesquieu, allora la magistratura deve fare Politica. Tra l’altro la magistratura è entrata nel dibattito politico quando altri poteri, l’esecutivo in particolare, tentano di invaderne il campo e di limitarne le funzioni.
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17.07.10 Se dovessi salvare il fatidico ultimo libro salverei un buon vocabolario perché quando si perde il significato delle parole comincia la vera morte della cultura.
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09.08.10 E’ davvero paradossale, oltre che ridicolo, che si invochi il legame con le proprie origini e tradizioni per introdurre l’insegnamento del dialetto nelle scuole. Solo i raffinati intellettuali della Lega potevano pensare una simile idiozia. Questi agglomerati di cellule sostengono che le tradizioni del territorio sono andate perdute e chiedono che sia la scuola a sopperire a questa perdita. Bene! Io a casa mia ho sempre parlato il mio dialetto e non ho mai pensato di sostituire Dante, Manzoni, o Pirandello per farmi insegnare una lingua che conosco benissimo. La verità è che questi straccioni si sono persi la loro tradizione, le loro famiglie non sono state in grado di fargliele vivere e allora diventano strenui sostenitori di una scuola che sopperisca alle carenze delle loro famiglie. E’ la famiglia la scuola del dialetto, anzi dei dialetti perché sono tanti, come le famiglie! La scuola deve essere una e non può che insegnare ciò che unifica e connette le diversità dei dialetti e delle famiglie. Anche di quelle miserabili famiglie che hanno perso la propria storia e pretendono che sia la scuola a ritrovargliela.
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12.08.10 Lui austero e composto, lei più sbarazzina e disinvolta, si sono separati dopo anni vissuti all’insegna dell’ammmore con 3 emme e della pacifica connivenza. Ora lei vuole la casa di Montecarlo, lui quella di Arcore. Succede anche nelle migliori famiglie!
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19.08.10 Come nella 25esima ora, davanti allo specchio. Vaffanculo a te che giri per stradine strette con un carro armato orribile che chiami automobile, mi guardi dall’alto mentre ci incrociamo e non riusciamo a passare, devo accostare sul ciglio di una rupe per farti passare. Giri fiero in quel vagone che ti fa sentire un superuomo ma vivrai sempre con il complesso di avercelo piccolo. Vaffanculo alla bambola di plastica e silicone che ti porti accanto e che pensa di aver sposato un eroe perché la scarrozza in un SUV enorme e vaffanculo alla tua progenie obesa che sui sedili posteriori divora merendine del mulino bianco e un giorno diffonderà i suoi geni proliferando come conigli. Vaffanculo a voi gentiluomini dell’alta società fasciati nei vostri abiti inamidati, sempre pronti ad andare a messa per farvi vedere rispettosi della legge di Dio fino a quando non vi chiede come avete fatto i soldi che avete in tasca, sareste pronti a vendere vostra madre per evadere le tasse. Vaffanculo all’uomo vestito di bianco che ciancia di amore e di peccato, spesso confondendoli, ha l’anima nera come la pece e se mai Dio lo incontrasse scapperebbe inorridito per averlo creato, vaffanculo alla sua teologia da tre soldi, buona a rivoltare le parole e lo stomaco e vaffanculo ai suoi proseliti che vanno predicando l’amore di Dio e squarterebbero chiunque non la pensa come loro. Vaffanculo a tutti quelli che hanno costretto il mio amico fragile a cambiare le sue parole perché non si capissero i suoi desideri. Vaffanculo a voi genitori ansiosi che pensate di compensare tutto con la vostra preoccupazione, vi azzannate come lupi e avete messo al mondo figli per fare da arbitri alle vostre contese, vaffanculo alle vostre premure riparatrici. Vaffanculo a te che su una strada con le auto in fila suoni il clacson pensando che sia un oggetto magico che fa sgombrare il traffico in un attimo. Vaffanculo, povero miserabile che non riesci a capire che il clacson è l’unica voce che ti hanno lasciato. Vaffanculo a chi ha messo a tacere la tua voce che ormai non sai neanche più di avere. Vaffanculo a te mocciosetta neopatentata che giovane e bella sbuffi e ti agiti se un vecchio attraversa le strisce pedonali e rallenta la tua corsa verso il nulla della tua inutile vita. Vaffanculo a saggi e santoni, a maghi e guide spirituali che indicano il cammino della saggezza dietro libero compenso. Vaffanculo ai medici che imbottiscono di farmaci i loro pazienti e li rendono schiavi di droghe e del terrore degli effetti collaterali. Vaffanculo agli specialisti e alle loro segretarie truccate come battone che quando chiedi la ricevuta portano la mano alla fronte come a dire “che sbadata, a momenti dimenticavo di prepararla!”. Vaffanculo agli psicanalisti che non sanno guardare oltre il proprio naso e pensano di guardare indenni nell’abisso altrui. Poveri miserelli, consigliate di sviluppare la sfera emotiva senza sapere di cosa parlate, solo perché vi hanno detto che è un buon consiglio da dare a 40 euro l’ora senza fattura e 50 con fattura. Vaffanculo a te che vai fiero della tua enorme casa e non ti sfiora neanche il sospetto che serve a riempire il vuoto che hai in testa e nel cuore. Vaffanculo a te che hai divorato libri mandandone a memoria migliaia senza capirne uno, reciti la parte di intellettuale perché non si veda che sei un coglione. Vaffanculo a te che vai in montagna con il cronometro per misurare il tempo di salita e di discesa senza guardarti intorno, preso come sei dal tuo record personale. Vaffanculo a te che sali per sentieri lasciando sul tuo cammino carte di caramelle al miele, che tu possa strozzarti mangiandone una, lo stesso accada a te che non porti giù i tuoi maledetti mozziconi di sigarette, vaffanculo alle vostre vite sprecate, buone solo ad insozzare la natura e trasformare l’ossigeno in anidride carbonica. Andatevene affanculo miserabili leccapiedi pronti a vendere vostra figlia per compiacere un pezzente arricchito con l’aiuto dei mafiosi, e pure tu lerciume dell’umanità, vattene affanculo mentre guardi il tuo mausoleo e rimugini che non porterai nulla con te di quanto ha gonfiato le tue tasche. Andate affanculo servi e padroni, portatevi dietro la vostra pantomima, perché rimarrete dei pezzenti, tutti quanti incapaci di alzare la testa e di essere degni delle vostre ambizioni. Andate affanculo con quella carta straccia con cui vi si compra al mercato dell’usato, contate pure i vostri soldi, non avete altro per cui valere. Andate al diavolo creature disperate, naufraghi in questa spelonca di fiele, dove maestosa bellezza si mescola a terribile orrore in tempeste che lasciano sul terreno anime esauste in cerca di quiete tra le pieghe del mondo. Vaffanculo alla morte che bara con giocatori ciechi, al dio onnipotente che assiste inerme all’affanno inutile delle sue creature, al demonio tentatore e alla sua infantile invidia per non essere rimasto figlio unico. Vaffanculo al mondo e alla sua tremenda bellezza e vaffanculo a me che oggi non la smetto di mandare affanculo tutto.
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23.08.10 Dopo due anni di vacanze in Trentino ho mangiato una mela in Val di Non dopo averla staccata furtivamente da un albero. Nessun cretino mi è saltato addosso per appiccicarci sopra l’etichetta Melinda. Subito dopo il primo morso il tempo si è guastato. E’ stato come un deja vu!
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19.09.10 Igiene delle parole. Lavoro e passione. Il lavoro è passione ma non interamente, non solo. La passione è sempre e comunque gratuita, il lavoro non può essere gratuito altrimenti non è lavoro. La passione non può rivendicare diritti, il lavoro deve vederseli riconosciuti i diritti. In alcuni ambiti, come quello della ricerca, il ricorso retorico alla passione è ingannevole soprattutto per chi fa uso di questo argomento. Delle attività svolte per passione (solo per passione) non ci si lamenta se non c’è retribuzione, se non c’è continuità, se non c’è contratto e tutela. Tutto questo distingue la passione dal lavoro. Il ricorso all’argomento della passione per giustificare il lavoro della ricerca è deleterio per i ricercatori stessi che spesso sono talmente imbecilli da non rendersene conto. Risultato di una frustrazione dovuta alle contraddizioni interne, oltre che alle condizioni di lavoro penose che spesso devono affrontare. Il lavoro va nettamente distinto dalla passione, salvo fare ricorso all’etimo di passione, come sofferenza ma anche la sofferenza è gratuita (qui sconfino nell’etica di Dio, se Dio può essere un’entità etica, cosa di cui dubito). Il lavoro ha caratteristiche distintive dalla passione, mescolare le cose porterà inevitabilmente a giustificare attività di lavoro non pagate.
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05.10.10 Qui non siamo più in grado di classificare la realtà e le sue rappresentazioni. Stanno saltando le regole tassonomiche che ci fanno riconoscere l’attualità e la satira, la commedia e gli eventi. Non ci sono più categorie per definire la realtà (Tragedia? Commedia?) Questo è il trionfo del relativismo più idiota, quello che i filosofi del relativismo non hanno mai nemmeno preso in considerazione. Quando quel relativismo avrà trionfato allora persino B XVI sembrerà credibile quando inveisce contro il relativismo.
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07.10.10 Se si mescolano passione e lavoro senza i dovuti distinguo o la passione non è passione o il lavoro non è lavoro, oppure c’è bisogno di un buon psicoterapeuta.
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08.10.10 Ancora sui giovani. La “perdita di valori” è solitamente invocata da signori attempati nei confronti di giovani “senza valori” Non ci sono più i valori di una volta, dicono. Questa è bella! Non ci sono mai stati i valori di una volta, ci sono sempre stati i valori di questa volta!
Ma entrando nel merito della lamentatio bisogna chiedersi, è onesta? Che età hanno quelli che conducono le sorti di questo paese? In politica, nella cultura, in televisione, nei giornali, che età hanno quelli che occupano posizioni determinanti? La bufala di programmi spazzatura come GF, amici, l’isola dei riciclati, pupe e battone e pattume vario che sarebbero richiesti dai “giovani” è davvero debole. Gli idioti ci sono sempre stati e sempre ci saranno, la mamma dei cretini è sempre incinta, ma che età hanno quelli che prendono degli idioti e li fanno diventare utili idioti? Chi c’è dietro le telecamere? Chi scrive i palinsesti e i programmi? Credete davvero che siano giovani? Ci raccontiamo la bufala della “rappresentatività”. Questi giovani idioti in tv sarebbero davvero rappresentativi dei giovani? Non mi sembra, si fanno provini per selezionare i più idioti tra migliaia di idioti e già questo non è esattamente quello che si dice un campionamento ma una selezione appunto. Gli si da visibilità in prima serata e sui giornali e si dice che questa è la rappresentazione della realtà. No, questo è trasmettere un modello, inculcarlo, imporlo lentamente fino a farlo diventare realtà. Questa è pedagogia. Delle più subdole. E’ ovvio che poi questo modello si diffonda, l’uomo è animale con sviluppato senso imitativo. Ma chi ha preso un soggetto, fino al giorno prima marginale, e lo ha imposto come modello per una nuova normalità? Che età ha, o aveva, chi ha fatto questo?
Forse è proprio qui il nodo della questione, dei soggetti che fino a ieri erano ai margini sono riusciti a imporre il loro modello, a farlo diventare vincente, mettendo ai margini la normalità.
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17.10.10 La critica ai giovani e Shakespeare. Nell’Amleto c’è già tutto. La corruzione non è un problema di giovani. La politica sporca non è un problema di giovani e quando ci sono i giovani in queste vicende si guardino i loro numi tutelari. Che età ha lo zio e la madre di Amleto? Che età ha Amleto?
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03.11.10 Viaggiando in treno prendi coscienza di una delle più grandi tragedie che affliggono molte donne: le doppie punte! Mi rassicura pensare che siano pochi esemplari impegnati a muoversi da un posto all’altro per incontrare i loro omologhi maschili. Il problema è che questi soggetti, non dedicando eccessiva attenzione al mondo che li circonda, si riproducono trasformando il mondo in qualcosa che sia a loro misura.
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Molta gente ha lo smart phone, guida la smart. Meno male, così hanno anche loro qualcosa di furbo!
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“Meglio andare dietro le belle donne che essere gay” Come commentare? E’ sempre imbarazzante parlare di pornografia! E poi non sono abituato a parlar male di chi è meno fortunato di me. La natura è stata già tanto crudele.
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12.11.10 Quando manca il terreno comune del linguaggio è necessario spiegare quello che si dice e poi spiegare la spiegazione e poi spiegare la spiegazione della spiegazione e così via, fino a rendersi conto che non si può dire nulla. E’ questo il processo di banalizzazione delle parole e del linguaggio cui si assiste oggi.
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15.11.10 La ragione nessuno sa dove sia di casa, la ragionevolezza ha una sorella che si chiama opportunità e un fratellastro che si chiama opportunismo. Una famiglia numerosa e tutti somiglianti come gocce d’acqua.
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21.11.10 La selezione naturale non è un vaglio che elimina i caratteri inutili ma un setaccio per i caratteri dannosi. L’utilitarismo evoluzionistico (il cosiddetto adattamentismo) è roba che è stata confutata da molto tempo eppure è facile cadere nell’errore che qualcosa c’è perché è utile. No! Qualcosa c’è perché non è dannoso. “Utile” è diverso da “non dannoso”, così come “inutile” è diverso da “dannoso”. Disuguaglianze che dovrebbe studiare molto attentamente chi usa con troppa disinvoltura la categoria culturale della natura per giustificare delle supposte regole divine.
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06.01.11 E’ un deficit di democrazia che da luogo ai populismi. Il populismo di destra nasce da una domanda di rappresentanza inevasa a fronte della incapacità di gestire la globalizzazione – vale anche per il populismo di sinistra? Quando il mondo irrompe in un territorio impreparato alla “contaminazione” si accendono sentimenti di “purezza” che sfociano nel razzismo. La cattiva politica offre alimento ai sentimenti di ostilità, esattamente come la cattiva religione, ma in molti casi la distinzione è irrilevante.
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07.01.11 Dopo il post-moderno, dopo il post-industriale, dopo il post-comunismo sarà la volta del post etico?
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22.01.11 C’è una sorta di territorialismo, nel senso etologico del termine, che deve essere considerato per capire le forme di ostilità nei confronti dello “straniero”.
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C’è una “abitudine” al benessere che non vuole più essere condivisa con il più bisognoso. La solidarietà affonda le sue radici nell’uguale disponibilità di mezzi di fronte alle avversità esterne (naturali o sociali). Se c’è chi ha maggiori mezzi tenderà a mantenere la propria posizione. Due straordinari proverbi salentini: U binchiatu nu crite mai u mortu te fame (Chi ha mangiato non crede mai all’affamato) e la variante ancora più inquietante: U strazzatu nu crite u mortu te fame (Lo straccione non crede all’affamato). Dell’incapacità di credere veri bisogni diversi dal proprio. C’è sempre un diverso più diverso.
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04.02.11 Della lingua stuprata. Sul registro della sincerità gioca la smodatezza , la sfacciataggine, l’esibizionismo e la tracotanza. “Sono come mi vedete, non ho nulla da nascondere.”, questo il leit motif che ormai è passato nei costumi degli italiani. Ebbene, bisogna tornare ad imparare che non tutto si deve mostrare, che c’è una zona di intimità che va protetta e soprattutto che c’è una linea che il diritto non consente di oltrepassare. In nome di uno stupro semantico la sfacciataggine è diventata sincerità. E’ necessario recuperare il valore positivo della parola “moralista” e avere il coraggio di sostenere “sì, sono un moralista” e bisogna farlo senza mescolarsi con colei che siede sulle acque sempre pronta a puttaneggiar coi regi. Il termine moralista assume valore negativo quando vuole limitare la libertà di espressione e sviluppo dell’individuo ma non nasce come una offesa. E’ curioso che siano stati i movimenti di sinistra della fine degli anni ’60 ad usare questo termine in una accezione spregiativa e adesso se ne servono quanti vogliono far passare delle orge come tranquille serate tra buontemponi attempati. Lo scandalo non è nelle serate ma nel fatto che chi organizza quelle serate governa a nome di un intero paese rifacendosi ai principi dei valori familiari, e magari organizza e partecipa ai family day.
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27.02.11 L’antiberlusconismo non dovrebbe esistere in un paese normale perché in un paese normale uno come b. sarebbe preso per quello che è: uno che abusa del potere politico per interesse personale. Basterebbe questo per eliminare lui e i suoi seguaci dal panorama politico. L’antiberlusconismo è uno spreco di risorse intellettuali di un paese marcio.
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28.02.11 B. non è mai stato sostenuto dalla maggioranza del paese ma da una minoranza organizzata. Il patetico bisogno di appellarsi alla maggioranza fa parte della sua natura dispotica e chiarisce che si tratta di un parvenu della politica.
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Uno statista deve governare la complessità. B. governa la confusione di una condizione emotiva estremamente impoverita e priva del supporto (o della sovrastruttura, secondo i punti di vista) della razionalità.
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B. attinge 1) agli strati sociali alti e incolti (alti perché ricchi) della neoborghesia arricchita e terrorizzata di tornare in miseria per via delle tasse; 2) agli strati sociali medi che pensano che in assenza delle tasse e degli altri vincoli sociali che definiscono la libertà di ciascuno sarebbero sicuramente più ricchi.
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B. rovescia il registro del termine libertà dando l’illusione che si tratti di una faccenda esclusivamente individuale, quando invece la libertà o è di tutti o non è.
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L’ignoranza, l’incultura e l’arroganza sono diventati valori perché b. è riuscito a sollevare gente che si distingue per queste caratteristiche dalla condizione di frustrazione in cui erano isolati. La radice di tutto ciò sta nella “paura” della democrazia che ad un certo punto è diventata manifesta anche a sinistra. Forse b. si è inserito in questo vuoto di democrazia facendolo diventare il suo punto di forza. Democrazia è formazione e informazione prima che voto. Democrazia è partecipazione. Quando l’Italia era prevalentemente analfabeta le classi sociali povere venivano educate al pensiero di Marx e Gramsci, oggi questi autori non li leggono neanche le classi cosiddette colte e arricchite. Il PCI aveva sezioni, circoli, formava la gente. Lo stesso avveniva per la DC e altri partiti minori. Ad un certo punto questa gigantesca opera di formazione è stata abbandonata (c’era la TV a sopperire!) e si è affermata una politica elitaria (elitaria perché temeva la partecipazione non per qualità intellettuali) che ha tagliato fuori dalla partecipazione politica il ceto medio-basso. Ne ha fatto dei reietti e la frustrazione è stata strumentalmente captata da b.
Un altro inganno di b. è stata la sua apparente estraneità alla politica professionista e corrotta (anche se è noto che di quella politica si è nutrito) che l’ha fatto preferire da quanti erano stanchi delle “solite facce”. La sua potenza economica e mediatica, lo spazio lasciato dalla DC con l’appoggio della chiesa e il vuoto spinto della sinistra hanno fatto il resto. Non aver capito tutto questo per tempo fa della sinistra la principale responsabile dell’ascesa di b., per non parlare della sua ineleggibilità in quanto concessionario dello Stato, legge la cui applicazione non è mai stata rivendicata in sede istituzionale. Si taccia anche della bicamerale e dei sostegni a mediaset!
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Nei confronti di b. la sinistra ha fatto gli stessi errori che Benedetto Croce fece con Mussolini. Croce credette che quel ignobile individuo, incolto, grossolano, vanitoso e privo di ogni minima capacità di leggere la realtà fosse un utile strumento per fermare i comunisti. Si sbagliò e tentò di rimediare firmando il manifesto antifascista. Nei confronti di b. la sinistra ha fatto lo stesso errore di sottovalutazione ma mi sfugge a quale scopo, se ce n’è stato uno.
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18.03.11 In occasione del 150° d’Italia ci sono stati tiepidi applausi per il “Va pensiero”. Gravissimo errore. E’ necessario riappropriarsi di una musica che è inno del mondo e della cultura, non bisogna lasciarla ad un manipolo di decerebrati che l’hanno usurpata facendone un inno vuoto. La scelta del Va pensiero di Verdi quale “inno” della cosiddetta padania non poteva essere più infelice storicamente. Nulla poteva essere più inappropriato, proprio per via del suo autore. Quando nei teatri si gridava viva Verdi si invocava l’unità d’Italia e le lettere del nome Verdi erano lo slogan che non poteva essere gridato apertamente – Viva Vittorio Emanuele Re D’Italia. Inoltre il Nabucco è l’opera con cui Verdi chiede la liberazione dell’Italia dal giogo austriaco. Quelli della lega non staranno certo a guardare queste sottigliezze. Bisogna riappropriarsi di quell’aria, suonarla più spesso, dirlo italiano, italiano fino all’ultima nota.
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Di fronte alla Banca dell’Agricoltura a Milano. Due targhe in ricordo di Pinelli. In una – la più vecchia – si parla di una uccisione, il delitto emerge chiaramente. Nell’altra – la più nuova – si parla di una morte tragica, emerge l’evento accidentale. C’è da scommettere che prima o poi la targa vecchia sarà rimossa e resterà solo quella nuova.
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05.04.11 Eran trecento eran devoti... Ci si sono messi in più di 300 per dire che un vecchietto ha scambiato una battona minorenne per la nipote di Mubarak.
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26.04.11 L’Italia è una repubblica democratica fondata...
...sull’impepata di cozze
...sull’alternanza al governo
...sulla giustizia giusta
...sulla buona educazione
...sulle barzellette salaci
...sulla pasta e sulla pizza
...sulle caramelle al miele
...sul calcio a zona
...sulla famiglia e gli amici degli amici
...sul colon irritabile e l’acidità di stomaco
...sui farmaci da banco e la magnesia
...sulle gonadi e il lato B delle mele
...sul lavoro stagionale
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Miti odierni: Prometeo vende candele, Elia annuncia il meteo e Atlante fabbrica reggicalze!
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09.05.11 Sadomasochismo culturale. Curioso che la cultura laica – scientifica in particolare – con la sua tradizione di riflessione sui limiti si faccia dare lezioni di umiltà e modestia da chi si fa chiamare Sommo Pontefice e proclama la sua infallibilità quando si esprime ex cathedra!
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13.05.11 Il comunismo non era solo un sistema economico, era anche un edificio etico. Il comunismo ha acceso attese palingenetiche che sono state tradite, ovvio attendersi un senso critico da parte dei comunisti verso il proprio pensiero e la propria storia. Non si può pretendere la stessa cosa dal pensiero liberal-capitalistico che, privo della componente etica, è degenerato nel puro efficientismo economico e ha orizzonti che non si spingono oltre dopodomani.
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27.08.11 Nelle stazioni ferroviarie o metropolitane che un vero horror silentii. Qgni 10 passi ci sono video che trasmettono a ciclo continuo la stessa identica sequenza di pubblicità martellanti con le musichette idiote e protagonisti che fanno sentire un genio chiunque li veda. Nulla di simile si può concepire se si è appena sani di mente. Un tempo le stazioni erano metafore fisiche di una vita in continuo movimento, facevano pensare alle partenze, agli arrivi, nessuna partenza era solo una partenza, nessun arrivo era solo un arrivo. Oggi nelle stazioni non c’è più spazio per il pensiero. Si parte, si arriva, come sempre del resto, ma senza saperlo, senza darsi il tempo di capire se c’è un senso al proprio passaggio che non sia il banale suggerimento di acquistare un prodotto insulso.
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C’è la pubblicità di un auto dove lei propone a lui alcuni posti dove andare in vacanza e ogni volta lui si vede in quei posti alla guida della sua potente auto. E’ sorridente e felice di portare la sua fidanzata in quei posti. Quando lei propone di andare a Venezia, lui vede la sua auto ferma in un container e visibilmente turbato dalla scena si riprende e dice alla sua fidanzata “scordatelo”. Se sei un cretino fai benissimo a non andare a Venezia.
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A proposito di pubblicità, tempo fa c’era una pubblicità del mulino bianco dove una serena famiglia si svegliava in un casolare di campagna. La famigliola, mamma, papà e canonici fratello e sorella, camminavano tra sacchi di cereali e legumi. La luce del sole filtrava calda dall’ampio portone del capannone. Ad un certo punto l’adorabile bimbo chiede visibilmente agitato, “Mamma, cosa mangeremo oggi? Semini? Granaglie?” e la mamma premurosa risponde rassicurante “No tesoro, ho portato le merendine”. Ecco, io a questo punto ho sempre desiderato vedere irrompere sulla scena la banda dell’Arancia Meccanica e fare scempio di quelle orribili creature!
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La pubblicità sarebbe intelligente! Senza dubbio. A patto che tra i criteri dell’intelligenza si comprenda un comportamento subdolo.
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25.10.11 Ripenso a quei versi del 5 maggio del Manzoni, “virgin di servo encomio e di codardo oltraggio”. In questi giorni che l’imperatore vacilla capita di vedere sfilate di baldracche rotte al servo encomio e al codardo oltraggio. Prima si sono spese sul primo, adesso sul secondo. Ora hanno la lingua asciutta ma si preparano al prossimo condottiero per tornare alla salivazione profusa in giacca e cravatta.
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13.01.12 Sulla inammissibilità dei referendum per l’abolizione della legge elettorale Di Pietro ha perso l’ennesima occasione per stare in silenzio. Il vuoto legislativo dovrebbe essere un argomento noto ad un ex magistrato anche se ultimamente stanno venendo meno alcuni presupposti di serenità del suo giudizio.
Quando un movimento ha come unica ragione d'esistenza l'opposizione ad un nemico è comprensibile che, perso il nemico, si scateni un processo degenerativo del movimento e del suo capo. E’ una specie di sindrome di Stoccolma alla rovescia.
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Postilla dell'ultima ora. Quando le agenzie di rating avranno retrocesso l'indice di affidabilità dell'ultimo paese i mercati andranno ad investire su Marte per stare sul sicuro?

6 commenti:

  1. Uno scorcio incredibile e disincantato di società contemporanea, se non lo stessimo vivendo, se ce lo raccontassero soltanto, faremmo fatica a crederci. Scorcio che è bene affrontare con l'ironia, col sarcasmo, persino con l'invettiva (anche se vedo che non è mai gratuita, è sempre accompagnata ad una qualche argomentazione, a far cogliere l'aspetto paradossale e ridicolo di ciò che viene scelto come bersaglio). Molti di questi discorsi li conoscevo, li ho letti in itinere, di altri non ne ho ricordo, però mi sono trovato a riflettere sulla osservazione profonda del mondo che ti circonda che che sottende e regge queste riflessioni, osservazione che ci accomuna, e sul fatto che in molti casi abbiamo sviluppato conclusioni molto simili, al punto che ho avuto più di una volta la sensazione di deja vu. Persino sugli psicoanalisti, a cui spesso capita di presumere di sapere qualcosa sul paziente, più dello stesso paziente, perché ci spaventa il vuoto, il nulla, il dirci che in realtà sappiamo quanto lui e forse meno di lui, che il sapere dovremmo conquistarcelo insieme centimetro per centimetro con un faticoso lavoro analitico. Assumiamo cioè, presupponendoci un sapere, il contrario di quello che dovrebbe essere la posizione analitica, che è anche la posizione socratica: il sapere di non sapere.
    Ciao

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  2. Caro Garbo, sulle conclusioni simili... a volte il deja vu è una sensazione piacevole. Spesso ho pensato che avrei voluto essere io a scrivere alcuni dei tuoi post, forse è qualcosa di simile. A presto.

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