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lunedì 7 marzo 2011

Parole di donna

La strega fu impiccata, nella storia,
Ma la storia ed io
Troviamo le arti magiche
Di cui abbiamo bisogno, giorno dopo giorno
.
Emily Dickinson, Poesie, 1883.

Donne (Libia). Donne durante una festa di Ghat incoraggiano i cammellieri.
Foto da Gli Angeli parlano a Monica.

"Cerco un viso che mi restituisca la memoria perché ho perso la memoria!"
Le ferite della mia fantasia hanno pulito i loro ricordi per una ragione a me ignota.
Le mie dita vagano indifferenti tra i fogli sparsi sul tavolo davanti a me. Sono decorati con parole misteriose. Ciononostante le dita continuano a rovistare in silenzio e trovano, nascosto tra i fogli, un quaderno!
Sulla prima pagina in margine è scritta la parola: "Ricordi"!
La osservo.
Il quaderno è mio o di qualcun'altra? Questi ricordi forse rappresentano il nostro passato fuggito via oppure un periodo della nostra vita che si è perso nei meandri del tempo.
Provo un irrefrenabile desiderio di leggerne le pagine.
Forse tra le righe troverò quel viso che mi restituirà la memoria!
Inizio a leggere.

Prima pagina
La notte era la ghigliottina del giorno. Il momento dell'esecuzione veniva preannunciato dai colori del crepuscolo.
Quella sera avevano comunicato alla ragazza:
«Dopodomani ti sposerai!»
Nella sua mente i sogni si arrampicavano come il gelsomino, erano bagnati come gocce di pioggia e variopinti come la primavera.
Aveva costruito un castello tra le stelle al quale aveva dato due nomi: il proprio e quello del giovane che avrebbe amato.
Si erano susseguiti i secondi, erano trascorse le ore e lei aveva varcato le frontiere dei giorni con tutto l'ardore di un'esuberante giovinezza per arrivare, con passione e felicità, al castello della sua fantasia.
In fondo alle scale c'era un uomo. Divorava le scale con i denti. Mentre la ragazza salì di un gradino dimenticando che invece doveva scendere!
La ragazza finì tra le sue braccia. Era il marito che avrebbe sposato. Un marito che sembrava una barzelletta ricoperta d'oro. Aveva festeggiato da... lungo tempo il settantesimo compleanno!

Seconda pagina
Una giornata primaverile... Il mondo è di un magico splendore... e in riva al fiume siedono insieme: un uomo e una donna!
«Mio poeta, nel tuo cuore vivono sempre tutte le stagioni... Non trattenere la tua poesia!»
«Bambina mia, non puoi impartire ordini ai poeti. Ogni poesia ha una fine.»
«Non la mia. Trasformala in un quarto di luna che ispira agli amanti come mantenere vivo il loro universo.»
«Lasciami finire la poesia, perché ci sono milioni di giornali che attendono la sua pubblicazione!»
«E poi?»
«Ne scriverò un'altra.»
Da dietro le montagne si sentono parole prive di alfabeto. Lei pensava: "Scriverà un'altra poesia... in un'altra primavera... in riva a un altro fiume... e con un'altra donna!".

Terza pagina
«Mamma... ho fame.»
«Mamma, mio fratello mi ha picchiata e mi ha preso il giocattolo.»
«Mamma, mi fa male la pancia.»
Risuona la voce del marito che torna dal lavoro:
«Donna, sono stanco e voglio riposare un po'.»
Lei corre dai figli con la leggiadria di una gazzella.
Dà da mangiare al primo. Sgrida il secondo e accarezza il terzo. Dà la  medicina al quarto.
Nella piccola casa regna il silenzio.
Li osserva con una felicità incommensurabile, li abbraccia con amore come se abbracciasse l'universo intero. I battiti del suo cuore si fondono con i battiti dei loro cuori.
Crede che il tempo trascorra solo in funzione di quei piccoli cuori!
Li bacia con affettuosi baci... e chiude gli occhi per sognare gli orizzonti di uno splendido futuro.
Li riapre. Tutte le stelle precipitano con le sue lacrime. E lei è solo una donna... sterile!

Quarta pagina
Lo supplica. Il mondo si riduce a tre bambini che abbraccia con i suoi occhi da zingara.
«Padrone, voglio un lavoro che procuri ai miei figli una pagnotta di pane!»
«Donna, la frugalità è un macigno contro il quale si infrangono li orizzonti della cupidigia... Non accontentarti di una sola pagnotta!»
«I miei figli sono piccoli... a loro basterà quella pagnotta.»
Insisté:
«Un giorno ti chiederanno di più... e allora ti preoccuperai!»
Tutti i punti interrogativi ed esclamativi si accumularono nei suoi occhi:
«Che devo fare, allora?»
«Lavorare da me la sera... al chiarore della luna.»
La guardò con l'astuzia di una volpe, frantumando la vita che era in lei.
«Voglio del pane... pulito!»
«Quando abbiamo fame mangiamo anche le pietre e ingoiamo la terra. Che ne dici di una pagnotta secca al chiarore della luna?»
Quella sera... la luna era rotonda dal dolore... e iniziò a trasformarsi in una pagnotta di pane intrisa di sangue dell'alba che colava dall'otre di un nuovo giorno!

Quinta pagina
Piangendo ha confidato alla sua amica:
«Ha detto che mi ama.»
«Tutti gli uomini inseriscono questo nastro. Non credergli. E' un mostro... e uno sfruttatore... e... e»
Ha concluso con tono sottomesso:
«Hai ragione... lo rifiuterò.»
L'amica le ha asciugato con una mano le lacrime dagli occhi... mentre l'altra mano dietro la schiena tesseva una solida rete con cui catturare quello squalo che il mare ha rifiutato di ospitare tra le sue braccia.

Sesta pagina
Prima di chiudere gli occhi per l'ultima volta guardò le persone che la circondavano. Le loro lacrime la sommergevano. I suoi occhi sfiorarono tutti i visi offuscati e si soffermò infine su quello del marito.
L'uomo che ha amato, con estrema fedeltà, sino all'ultimo istante della propria vita. Ora lo stava lasciando... Se ne stava andando... verso il luogo dal quale non c'è ritorno.
Vide le lacrime colare da quegli occhi che la facevano ardere di passione. Conservò la sua immagine nel cuore. Le palpebre si abbassavano sempre di più.
Prima che si spegnesse l'ultima luce nel suo sguardo... le apparve il marito al termine della cerimonia per la sepoltura. Riceveva le condoglianze, ma con la coda degli occhi - quegli occhi che la facevano ardere di passione - cercava tra le presenti la futura moglie!

Settima pagina
Trasformò tutti gli alfabeti e tutte le lettere del mondo in armi con cui difendere la propria anima:
«Devo imparare!»
Ciononostante ci sono frasi che trasformano tutte le pietre, tutte le montagne, tutti gli uccelli in belve che sanno come mozzare la testa dei sogni, scoraggiare le aspirazioni giovanili e trasformare la primavera nell'inverno.
«Sei una ragazza... e la ragazza è una mummia... Il suo posto è tra le quattro mura!»
Riceveva colpi da ogni lato... La sua vita aveva assunto un color porpora... A nulla erano serviti tutti gli sciocchi alfabeti del mondo; il periodo più bello della sua esistenza si dissolse insieme a lei in un grido che le sputava in faccia.
In lei tacque il rantolo dei moribondi. Il lampo addentò le ali dei suoi desideri, bruciò le sue piume e gettò la polvere negli occhi di tutte le donne che non parlavano.

Chiude il quaderno. Sembra che tutte le fonti di dolore risiedano dentro di lei. Si è infranta contro le sue onde e si è colpita il petto:
«E' questo il passato che mi disperavo di aver dimenticato?
«E' davvero quel mare stupendo in nome del quale cercavo un viso che mi riconducesse ai suoi approdi?
«Per la prima volta da quando ho perso la memoria... mi sono accorta di essere una persona umana che - con la sua amnesia - si è liberata da una malattia cronica che la abitava!»

Hiyam al-Mefleh, Pagine di una memoria dimenticata, 2001 (Arabia Saudita).
In Parola di donna, corpo di donna. Antologia di scrittrici arabe contemporanee. Oscar Mondadori, 2005, pp. 251-256.

4 commenti:

  1. Che dire? Sembra un libro meraviglioso, intenso, pieno di parole, appunto, di Donna.
    Grazie Antonio!
    Lara

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  2. Se certe donne fossero meno servili nei confronti del mondo maschile, forse si potrebbe aprire un'Era migliore per tutti.

    RispondiElimina
  3. Sì Lara è proprio un bel libro, al femminile, merita di essere letto.

    Hai perfettamente ragione Tisbe anche se, per amor di paradosso - ma non troppo - aggiungerei che anche se gli uomini fossero più inclini alla "cultura minoritaria" potremmo sperare in un mondo migliore.

    RispondiElimina
  4. Ho letto con piacere quste pagine che non conoscevo.
    Grazie Antonio.

    RispondiElimina

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