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martedì 9 marzo 2021

Mappe

Pittura su pittura, strati di ricordi fatti e disfatti, tela lacera di giorni, tracce polverose di vita, mappe di continenti sconosciuti, terre inesplorate quotidianamente percorse. Gesti ripetuti in un rituale segreto che i membri di una famiglia eseguono senza conoscere. Muri crollati che non hanno retto alla pressione dei desideri accatastati fino al tetto, da non lasciare spazio per muoversi in casa. I brutti ricordi conservati nei cassetti come lettere scritte al primo amore che non si scorda mai. Nelle crepe si annidano i giorni come vermi imbozzolati in attesa di una primavera vertiginosa di luce e metamorfosi. Le croste sono le rughe sul volto delle donne che passavano con in mano una pentola di minestra fumante di erbe selvatiche, donne che ogni santo giorno hanno rovistato nel fondo del loro cuore in cerca di un oggetto che hanno perduto quando erano bambine e che non ricordano più, sanno solo che devono continuare a cercare. Le finestre che ogni giorno aspettano l'ora precisa e il sole per indossare gioielli di ombre. Porte di legno fradicio e tempo rugginoso nei cardini artritici, porte sante di giubilei quotidiani al ritorno dal lavoro. Tarli e ortiche sono le sentinelle di questi passaggi dove il tempo ha camminato avanti e indietro sulle gambe di bambini che si rincorrevano, uomini e donne che avevano in bocca le parole dell'alba per benedire il sole e invocare dèi crepuscolari che hanno lasciato ai gatti i loro regni. Il mondo partorito da quelle porte rientrava furtivo la sera dopo le scorribande di luce e cercava riparo intorno al camino grande che ci entrava tutto intero insieme ai morti e insieme cantavano salmi e arie d'opera per tutta la notte. Ci sono volti nella calce, grattati con le unghie degli anni, incisioni di pioggia e album di foto venate di muffa e umidità. Il velo di pittura è un raso lacero di sposa nel giorno del sacramento, quando tutti fanno festa e la morte è invitata d'onore perché sia riconoscente alla famiglia e lasci per ultimi i figli quando cerca gente per i suoi servizi. Donne che parlano di messe a suffragio e dell'ultima spesa a due passi dall'orizzonte tra terra e cielo. Uomini in cerca di lavoro, zappa in spalla e cuore addomesticato a battere con parsimonia per non sprecare emozioni da usare quando ce n'è bisogno. La faccia delle case screpolata dal vento di voci di gente partita in tempi remoti che tornano a raccontare vite come favole per tenere buoni i bambini. Processione lenta di solitudini che si cercano è rimasta nelle fessure dei mattoni e anime dannate sollevano le braccia al cielo nell'eterno pianto di polvere del tufo che si consuma giorno dopo giorno. Le stanze che hanno custodito schegge di eterno lasciano entrare luce diamante che continua a confidarsi con gli angoli della casa che nessun occhio oltraggia. I ragni tessono tele agli angoli per reggere arcate che altrimenti crollerebbero, spartiti di note mortali per chi osa suonarne le corde dove antiche matriarche rifacevano i letti con la preziosa cura che serve per dare un esempio a Dio per rifare tutto. Sono denti cariati questi muri nella bocca di un vecchio patriarca che non può masticare senza dolore e da tempo ha smesso di mangiare e chiama la morte come il sonno dopo una giornata di lavoro che ha rotto la schiena. Galleggiano ancora i pensieri tumultuosi nell'aria satura di tempo delle stanze che a metterci un piede dentro si viene trascinati da vortici di sguardi e onde di preghiere fino ad annegare nella tempesta. Le furiose carovane delle formiche assaltano scheletri di aria per consumare la vendetta dell'antica guerra combattuta quando queste mura erano abitate da altre formiche. Gli stipiti delle porte indossano sontuosi abiti d'erba e vento per ricordare i giorni di festa quando lontano da qui cominciava il tempo. Case dissanguate dall'emorragia di anni e chi le ha abitate è morto di troppi ricordi. Cosa sussurrano i muri? Cosa mettono nelle pieghe dei miei occhi? Spine di immagini disseminate in frammenti che compongo nelle notti insonni, quando tutto è chiaro in mia assenza.

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