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venerdì 6 settembre 2019

Titoli e nuvole

Ho conosciuto emerite capre laureate con lode e persone straordinarie senza titoli scolastici e affamate di conoscenza. Queste ultime sono persone che nella loro vita non diranno mai che con la cultura non si mangia. Non hanno l’atteggiamento arrogante e altezzoso, tipico degli ignoranti che presumono di sapere. Sono curiosi, amano capire, coltivano il dubbio per conoscere e non per concepire complotti a loro danno mettendo in discussione cose di cui ignorano l’abc. Parlano poco e prima di parlare si informano, studiano. La vita di queste persone ha avuto strade che hanno impedito di avere titoli scolastici e spesso ne parlano con il dolore dell’occasione perduta. Se solo avessero potuto farlo avrebbero studiato, è sempre stato il loro desiderio ma non potevano andare a scuola. Hanno studiato quando il tempo glielo ha concesso. Le capre titolate invece hanno potuto studiare senza troppo impegno perché avevano le spalle coperte e di sapere non gli importava più di tanto. L’importante è il titolo. Una volta preso il titolo le capre titolate vivono di rendita e tornano analfabeti.

Studiare è una cosa seria e il fine dello studio è l’acquisizione di strumenti per comprendere la realtà che ci circonda. Non è il titolo. La realtà continua a cambiare e la necessità di studiare continua dopo l’acquisizione di qualunque titolo. Il titolo è importante, molto importante, perché certifica un percorso di studio ma capita che per alcune persone avere o non avere un titolo accademico sia un incidente di percorso. Non dovrebbe accadere né averlo per essere nati per caso in una famiglia agiata, né non averlo per le condizioni opposte. Eppure capita. Capita ancora.

Con la nomina di Teresa Bellanova al ministero dell’Agricoltura torna a soffiare il vento sulla girandola dei titoli accademici. Non ha titoli, ha solo la terza media. Come se il problema fossero i titoli e non quello che sta dietro i titoli, quello che i titoli dovrebbero rappresentare: la competenza. Parlare di titoli senza parlare di competenze e soprattutto senza parlare di fame di conoscenza rivela l’aspetto più deleterio del titolo, quello del simulacro, quasi fosse l’erede del titolo nobiliare che una volta acquisito eleva il suo portatore al di sopra di chi non lo possiede. Sono nato nella terra di Di Vittorio, ancora più a sud per la verità, e ancora ho il suo modello nella testa e non solo. Un uomo che non ha potuto frequentare la scuola ma che fin da bambino ha sempre desiderato studiare e che ha sempre studiato per capire la realtà che lo circondava e per cercare di trasformarla. Quello è e rimane il mio modello.

Teresa Bellanova non ha nel suo curriculum un titolo di laurea ma, per quanto ne so, nella sua vita ha acquisito le competenze per ricoprire cariche importanti. Prima ha acquisito le competenze, poi ha ricoperto le cariche. L’ordine è fondamentale. Non so dire se sarà un buon ministro dell’Agricoltura, lo spero, ma sono convinto che nella sua vita ha acquisito gli strumenti per farlo e sono contento della sua nomina.

14 commenti:

  1. Condivido in pieno il tuo post. Per certi aspetti i titoli di studio di non sono una garanzia. Infatti Eraclito sosteneva che "Avere una grande cultura non significa essere intelligente".
    Un salutone e alla prossima

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  2. Per non parlare di quelli che se la comprano la laurea.
    Questa ministra deve essere una donna consapevole e intelligente.
    Cri

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  3. Qualcuno scrive che il problema di oggi è che non esistono più gli ignoranti di una volta. E' così, non esistono più quelli che non potevano studiare e proprio per questo studiavano quando la fatica smetteva di mordere la carne, studiavano per tutta la vita con il rammarico di non aver potuto studiare. Non esistono più quelli che non potevano studiare e non sapendo più come si fa mandavano a scuola i figli perché potessero fare quello che a loro non era stato possibile fare. Non dicevano che con la cultura non si mangia, avevano rispetto della cultura e della conoscenza. Quando parlavano della scuola si illuminavano e si rattristavano perché non avevano potuto frequentarla. La fatica glielo ha impedito. Leggete il curriculum di Bellanova, leggetelo anche per sommi capi, s'è spaccata la schiena nei campi da quando aveva 16 anni, ha cominciato a farsi strada nel sindacato combattendo il caporalato delle campagne del sud. Le competenze se le è costruite con le sue mani. E' ignobile il discorso sui titoli senza quello sulle competenze, sulle visioni, sulla fame di conoscenza. E' il discorso di alcuni di quei figli che dopo essersi laureati sono tornati ignoranti ma con il titolo in tasca hanno vissuto di rendita e sono andati dicendo che con la cultura non si mangia e sputano sulla conoscenza. Non so che farmene di titoli simulacro come i titoli nobiliari di un tempo. Questa borghesia è la versione degenerata della nobiltà che voleva scalzare.

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  4. Dimenticavo di dire che non ho neanche menzionato le "battute" sull'aspetto fisico e sull'abito di Bellanova perché trovo tali "battute" rivoltanti e non meritano nessuna riflessione se non sul livello morale di chi le fa.

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  5. Bellanova merita di essere duramente attaccata sulle questioni che contano: per aver appoggiato il Jobs act e in generale tutte le recenti politiche del lavoro filo-padronali. Chiedere ai licenziati in massa di Almaviva nel 2016, che l'hanno pure denunciata per tentata estorsione.

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    1. Esatto, sono questi i temi su cui confrontarsi ma ormai non sappiamo più centrare i problemi.

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  6. Completamente d'accordo con te, Antonio. Mi hai fatto ripensare a un video che sta spopolando sui social, con un tizio che pone semplicissime domande culturali a giovani così abissalmente ignoranti da ferirti l'anima con la loro stupidità. Ma quel video ha un torto: il torto di essere stato girato (con scelta ovvia e facilona) fra i vacanzieri di un litorale marittimo, come a dimostrare un collegamento fra l'essere ignoranti e l'andare in vacanza al mare. Avessero avuto l'intelligenza e il coraggio di registrare domande e risposte davanti all'ingresso di una facoltà universitaria odierna, di teste vuote e di capre ne trovavano altrettante, se non di più!
    Vale sempre la stessa regola: valutare (con rispetto) ogni Singola Persona, senza fare preventivamente gli stronzi.

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    1. Appunto, l'intelligenza e il coraggio. Non mancano le prove di una cultura sempre più scarsa tra laureati a fronte di una qualche tenuta nell'immaginario collettivo del titolo accademico. Una tenuta sempre più debole e superficiale a mio avviso e questi episodi ne sono la prova. Altri episodi sono le misere pratiche di lauree comprate a Tirana per dare parvenza di intelligenza a personaggi che non basterebbe un miracolo di Sant'Antonio per superare lo stato intellettivo di una pianta grassa. Siamo il paese con meno laureati in Europa. E' un problema serio, di mancanza politiche, di prospettive professionali e di cultura e questi episodi sono i colpi di coda di un sistema al collasso in cui non ci si rende conto che è il valore dello studio che va difeso e promosso e non il titolo. Se difendi il valore dello studio anche i titoli verranno (se vogliono e possono venire altrimenti pazienza). Io non so fare un elenco esaustivo di attività per cui è prescritto un titolo di studio ma certamente l'attività politica non è tra queste, è previsto invece, per questa attività, che si abbiano competenze specifiche, visioni del mondo e quant'altro può e deve essere acquisito prima di dedicarsi alla politica. Tornando a Bellanova sfido chiunque a dirmi, con argomenti convincenti, che è lo stesso caso di Di Maio. Io ho molti punti di conflitto con la politica del job act sostenuta da Bellanova e mi piacerebbe chiederle se la sindacalista di 40 anni fa avrebbe approvato la visione del mondo di quel job act ma certamente non è il titolo di studio, nel suo caso, l'aspetto dirimente del conflitto.

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  7. Ho l’impressione che meriti, competenze e titoli non interessino più a nessuno, oggi per selezionare qualcuno per un incarico si adottano più gli strumenti validi a decretare il successo nel mondo dello spettacolo, che qualsiasi altro criterio.
    Non a caso in questa occasione la scarsa scolarizzazione di Teresa Belladonna sia intercambiabile con le discutibili e squallide considerazioni estetiche che sono state fatte: l’una vale le altre, pur di poterla attaccare, pur di scatenare il discredito su una persona specifica ed aizzarle contro le milizie fascio-virtual-decerebrate che sfogano tutto il loro livore e il loro malessere su un capro espiatorio, suggerito loro dagli stessi che sono causa di quel malessere e che continuano a porsi come soluzione.
    Non serve nemmeno un motivo plausibile, si può aggredire una persona senza alcun motivo, o per motivi che nessuno riesce a comprendere; è il caso degli insulti e delle manifestazioni di piazza in cui veniva simbolizzata come bambola gonfiabile, indirizzate alla Boldrini, attaccata perché è tutto l’opposto di chi l’attacca, perché è ciò che l’aggressore vorrebbe essere e sa di non poterlo mai essere, attaccata perché sufficientemente in vista, ma fondamentalmente disarmata paradossalmente dalla stessa alta carica che ricopriva.
    I nuovi e i vecchi fascisti aggrediscono una persona, concentrando tutto il loro odio su di lei, perché questa persona rimanda loro un’immagine di sé che non avrebbero mai voluto vedere, come realmente sono e non come vorrebbero essere, tutto il senso del ridicolo della loro esistenza, spesso un’esistenza sprecata, dissipata, che trova in particolari condizioni socio-politiche le condizioni di giocarsi l’ultima carta del riscatto e, non potendo ottenere il successo con i propri meriti e i propri talenti, usano la forza, l’aggressione e l’impatto della massa d’urto, il tutti contro uno, isolare il nemico e sopprimerlo.
    Purtroppo il loro gioco è facile, molto di più del nostro, che tendiamo a capire, ad approfondire, a studiare, a documentarci, ad esprimerci con concetti e idee, perché chi viene aggredito ne è spaesato, e troppo tardi si rende conto che è più facile perderle le battaglie come questa, che vincerle: di Laura Boldrini non è rimasto quasi nulla della qualità della sua esperienza di vita e di quanto ha fatto come Presidente della Camera, rimarranno nella storia e negli annali solo le “risorse boldriniane”, e di Giacomo Matteotti rimarrà solo il suo orrendo assassinio, e non i discorsi ampiamente documentati e la sua forte opposizione al regime e alla sua arroganza.
    Ti trasformano, tuo malgrado, in un simbolo negativo, in un capro espiatorio, ti devitalizzano e ti rendono una marionetta che si muove scompostamente e reagisce ai loro “sacrosanti” attacchi, e più tu reagisci, più si convincono di essere nel giusto.
    Ciao

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    1. Il nome del neoministro, controlla il nome :) Un rivolo di quella degenerazione di cui parli e di cui ti so immune si è infiltrato tra i tasti della tua tastiera producendo un lapsus che vale una analisi sociale. Sì, il nocciolo è comune, l'attacco per ragioni estetiche che è prevalente quando si tratta di donne. C'è tuttavia una differenza tra gli attacchi a Boldrini e quelli a Bellanova, parlo di chi oggi dice che Bellanova ha solo la terza media. Non sono gli stessi che attaccavano Boldrini. Con Boldrini non era questione di scolarizzazione. Penso che si tratti di bacini sociali differenti seppure non manchi chi attacca l'una e l'altra per motivi opposti pur di sfogare la propria frustrazione.
      E' vero, il gioco degli infangatori è facile perché è primitivo, non spreca tempo e risorse per trovare argomenti, basta la clava di una tastiera e se non c'è basta urlare. Per questo penso che a volte la sola speranza che abbiamo di uscire da queste trappole è educare i bambini ai valori della discussione e della civile convivenza. Ogni persona può e deve essere esempio senza però concedere nulla a chi inquina l'aria che respiriamo. Ciao

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  8. Concordo in pieno con il tuo post, che molto correttamente mette in risalto il discorso che non è la laurea a dare il diritto di essere ministro, e che le classi dominanti hanno da sempre impedito ai figli di lavoratori di poter studiare, e questa cosa ritorna, con la crisi vera che colpisce chi sta in basso e anche se meritevole, si deve fermare. Non conosco la ministra, e non entro nel merito di quello che ha fatto di negativo e sui danni del sindaco negli ultimi anni. Del resto sappiamo che le lotte sono sempre partire dal basso, e nessuno ha regalato mai nulla ... ma questo, come sappiamo, è un altro discorso.
    p.s.
    dove lavoro, tra le persone più ignoranti c'è proprio una laureata, che non legge libri, non va al cinema, si interessa di gossip, creme abbronzanti, instragram, what'up, what?

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    1. Sì, il discorso sul sindacato è un altro discorso e anche piuttosto complesso. Così come altro è il discorso sulle decisioni di Bellanova prima di questo incarico.

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  9. Io credo nel valore della laurea, ovviamente non è un lasciapassare, ma conosco molti ignoranti che pretendono di fare cose senza averne le competenze.

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    1. Scusa il ritardo, mi era sfuggito il tuo commento. Purtroppo quello che dici è diventato diffuso. Il lasciapassare in molti casi è proprio l'impreparazione.

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