Le figure posano in uno stato di languore, quasi torpore per qualcosa che hanno appena visto o per qualcosa che stanno per vedere.
Balthus. La stanza, 1952-1954. |
L'onirico è quanto di più realistico possa concepirsi. Non c'è una realtà altra che non sia quella psicologica intima e profonda. Nessuna salvezza surrealista, nessuna concessione metafisica, nemmeno artistica, poiché l'arte è inquietudine e risolvere l'inquietudine per mezzo dell'arte sarebbe un ossimoro. Significherebbe negare l'arte fuggendola. Nessuna fuga quindi.
Balthus dipinge la soglia psicologica in cui l'infanzia non ancora dimenticata percepisce l'inevitabilità della perdita. Dipinge l'attimo di passaggio tra ciò che è stato e ciò che sarà. Un attimo atemporale, cardine tra passato e futuro. Un attimo colmo di eventi trascorsi e di eventi a venire. L'atemporalità di De Chirico è sospensione del tempo, vuoto di eventi. L'atemporalità di Balthus è nucleo del tempo, pieno di eventi.
Balthus, Grande composizione con mensola, 1985. |
Perché fanciulle e non fanciulli? Perché la dimensione lirica della mente subisce le ingiurie del tempo, quella razionale (maschile?) tenta di spiegarle, a volte negandole. Balthus non dipinge la negazione dell'inquietudine. I colori cupi sono quelli del pensiero non confessato, spesso ignorato dal soggetto non esercitato all'esplorazione delle zone più remote e buie. Scriveva Paul Valéry nei suoi quaderni "Quando affronti un viaggio dentro te stesso, parti armato fino ai denti". Solo dopo essere discesi negli inferi della propria anima si può leggere l'opera di Balthus.
Fino al 31 gennaio è possibile vedere molte opere di Balthus alle Scuderie del Quirinale a Roma.
Apprezzo molto anche suo fratello Pierre Klossowski (conosciuto attraverso la lettura di Carmelo Bene). Della sua trilogia ho letto solo "Roberta stasera", che ho trovato formidabile.
RispondiEliminaSi è dilettato anche come pittore e nella mostra in corso a Roma ci sono alcune opere che fanno pensare a Egon Schiele.
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