Il giorno dopo, mentre io corro, i ragazzi sono di nuovo là e ancora il giorno a seguire. Quella è la loro panchina. Nessun'altro potrebbe occuparla.
Oggi sono di nuovo seduti seduti lì, la tenerezza ha preso il posto della passione, si scambiano carezze sui volti rugosi, si raccontano del tempo che è passato questa notte, dei figli che hanno avuto e di quelli che non hanno mai avuto.
Correndo nel parco, all'ombra dei tigli e del loro profumo, capita di passare accanto a panchine che raccontano vite che passano in una notte.
Intensa e degna poesia in prosa!
RispondiEliminadai l'idea di un higlander che corre nel nel parco ;) bellissimo post, ciao laura
RispondiEliminaBella questa dell'highlander! Questi appunti li ho ripescati dal mio taccuino, era esattamaente un anno fa e ricordo benissimo il contesto. Da diversi giorni vedevo sulla stessa panchina due ragazzi, sempre loro, allora ho cominciato a pensare che quella fosse la loro panchina. Il giorno dopo ho visto, sulla stessa panchina, una coppia di anziani. Il tempo era passato in fretta quella notte.
RispondiEliminae si
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