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mercoledì 1 luglio 2009

Tregua o resa?

Ci possono essere casi in cui uno decide di autocensurarsi e di non esprimere il proprio dissenso nei confronti di un'alta carica dello Stato di cui riconosce il ruolo cardine e la statura morale di chi la ricopre ma a volte diventa davvero difficile astenersi dal dissenso. Mi riferisco all'appello del Presidente Napolitano di due giorni fa ad "una tregua nelle polemiche" in occasione del G8. Per qualcuno si tratta di una tregua impossibile e dopo due giorni di perplessità così sembra anche a me.

Sicuramente al Capo dello Stato sta a cuore l'immagine dell'Italia e per questo è auspicabile che i temi politici di questo paese che la stampa estera ascolterà durante i giorni del G8 non siano quelli suscitati da chi la governa, ma forse proprio a questo scopo serve che in un consesso internazionale la stampa di questo paese faccia sapere che esistono ancora degli anticorpi negli italiani, quegli stessi anticorpi che invocava Berlinguer quasi 30 anni fa e che in quel momento non tutti compresero fino in fondo. C'è bisogno di una stampa che faccia sapere che ci sono ancora italiani che vogliono discutere di Politica, che a molti appare ancora una enormità inaccettabile che due giudici della Corte Costituzionale, che a breve deve esprimersi sulla legittimità del Lodo Alfano, vadano a cena con il capo del governo ed esponenti della maggioranza, che molti trovano ignobile che il capo del governo faccia dichiarazioni che si situano ben oltre i confini dell'aggiotaggio, che molti italiani trovano la separazione dei poteri un principio imprescindibile della democrazia. Tralascio davvero le polemiche perché la mignottocrazia, come l'ha battezzata Paolo Guzzanti e recentemente richiamata da Edmondo Berselli sull'Espresso, non mi diverte, anche se diventa inevitabile parlarne quando si presenta come una possibile metamorfosi della democrazia! Ad ogni modo è di questa che preferisco parlare, delle regole che rischiano di essere sovvertite sotto l'intrigante e comodo appellativo di riforme. Su queste regole, che vengono quotidianamente irrise da chi ha la responsabilità di governo, la stampa nazionale non dovrebbe e non deve tacere, nei giorni del G8 più che mai.

Caro Presidente Napolitano per me è chiaro come il sole che la crisi della politica non è la crisi delle Istituzioni, ancora di più mi è chiaro che l'indecenza di chi si diletta a dirsi politico non è la crisi della Politica. Se l'Italia ci sta davvero a cuore sicuramente non gli renderemmo un gran servizio con le polemiche, sono d'accordo, ma sono fermamente convinto che il Paese trarrebbe un enorme beneficio se aumentassero le persone che continuano a chiedere conto delle azioni di rilevanza Politica (della Polis) a chi ricopre un ruolo di alta responsabilità sentendosi immune dal dovere di risponderne. Altrimenti non è difficile immaginare un futuro ormai prossimo in cui riuscirebbe impossibile individuare in cosa esattamente consista il principio di responsabilità.
Con immutata stima porgo sinceri saluti.

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