"La porta dell'inferno nell'orecchio è un atomino da nulla. Se lo si sposta d'un quarto di capello... se lo si smuove soltanto d'un micron, se vi si guarda attraverso, è finita! ce n'è quanto basta! si resta dannati per sempre! Sei pronto? Non lo sei? Siete in grado? Mica è gratuito il crepare. Bisogna presentare alla Dama un bel sudario tutto ricamato di storie. E' esigente l'ultimo respiro." Louis-Ferdinand Céline, Morte a credito, 1936.
Quale domanda pone oggi la sfinge? Quella che pose a Edipo? No, quella domanda non ha più corso, non ha più alcuna importanza se l'uomo conosce sé stesso. Oggi non ci sono più risposte per sfuggire alla sfinge perché chiede quale morte desideri. Quale morte sei pronto a scegliere?
In questa plaga rossa di ferro e di veleni la gente è al cospetto dell'odierna sfinge... Scegli la tua morte, puoi comprarla con il tuo lavoro, puoi rimandarla, allontanarla dalla tavola imbandita. Dimmi, morirai di fame o di cancro? Non attendere, conoscere sé stessi non è di alcun aiuto, ci sono bocche da sfamare e i conti di questo mese sono veloci più delle metastasi. Morte lenta per non andare via, morte lenta per non morire, morte lenta per morire qui.
Questa è la tragedia in questo paese sospeso, questa è la tragedia di una nazione in deroga. Questa è la tragedia di migliaia di operai scesi in piazza a manifestare perché le attività di ILVA non si fermino per il sequestro dell'impianto di Taranto deciso dalla magistratura. La "deroga" è durata a lungo e adesso tocca decidere, salute o lavoro? Questa è la tragedia cui si è arrivati per l'inedia, l'inettitudine, la viltà degli apparati dello Stato (ancora maiuscolo?) a tutti i livelli nel piegarsi in maniera ignobile alle regole del libero mercato e della libera impresa, libera di avvelenare paesaggi, città, persone, generazioni, comprandosi il silenzio dei Don Circostanza di turno e la gratitudine di migliaia di lavoratori. Questo è il risultato di uno Stato debole, fiacco, indegno di dirsi sistema, misero di storia e radici, bruciate sull'altare del profitto. Uno Stato che ha svenduto ogni prerogativa di rivendicazione del rispetto delle libertà di tutti e di ciascuno, del rispetto dei diritti fondamentali degli individui e della società. Questo è il risultato di anni di colpevole indifferenza agli scempi ambientali e alle denunce dei cittadini.
Cosa preferisci, morire di fame da questa sera o una probabilità più alta di morire di cancro? Quanti soldi hai per comprare la tua morte e quella dei tuoi figli?
PS -Aggiungo un indispensabile articolo del Fatto Quotidiano, leggetelo.
"Concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo." José Saramago
Il mago Chini, dal cilindro inesauribile...
RispondiEliminaUno scontro all'ultimo sangue tra il lavoro e la salute, tra il morire lavorando e il vivere (?) da affamati.
E' come la scelta offerta a un condannato a morte tra la sedia elettrica e l'iniezione letale.
Perfino il pensare, il commentare, il parlare di questa situazione fa correre un brivido lungo tutto il corpo; ed è un brivido mortale.
Ciao, grazie.
Sì uno scontro all'ultimo sangue degli operai e dei cittadini. Rossana Rossanda ha chiarito in maniera lucidissima in che termini sta questa "conflittualità" tra salute e lavoro.
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