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giovedì 12 settembre 2013

Lettera non scritta a Papa Francesco

Questo articolo di Repubblica contiene qualche stralcio del messaggio di Papa Francesco alla Settimana Sociale dei cattolici italiani. Il tema della settimana sociale è "La famiglia, speranza e futuro per la società italiana", pertanto il messaggio non può che essere indirizzato alla famiglia così come viene intesa dalla Chiesa. Un virgolettato, che quindi presumo fedele al messaggio del Pontefice, riporta "La Chiesa offre una concezione della famiglia, che è quella del Libro della Genesi, dell'unità nella differenza tra uomo e donna, e della sua fecondità. In questa realtà riconosciamo un bene per tutti, la prima società naturale, come recepito anche nella Costituzione della Repubblica Italiana [...] Vogliamo riaffermare che la famiglia così intesa rimane il primo e principale soggetto costruttore della società e di un'economia a misura d'uomo, e come tale merita di essere fattivamente sostenuta." L'articolo poi afferma che «anche Papa Francesco punta l'indice contro "le conseguenze, positive o negative, delle scelte di carattere culturale, anzitutto, e politico riguardanti la famiglia"».

Un tempo forse avrei scritto una lettera a Papa Francesco, non per seguire la moda del momento, un tempo scrivevo molte lettere e prima dell'avvento del computer ne scrivevo anche di più ma sono andate perdute. Quando a suo tempo lessi Herzog di Saul Bellow non mi stupirono affatto le sue lettere indirizzate persino a Dio. Adesso non ho più voglia di scrivere lettere ma l'idea mi ha sfiorato e qualche domanda mi piacerebbe farla a Papa Francesco.

Nella lettera che avrei scritto premetterei che non bisogna avere una laurea in biologia, e non mi manca, per riconoscere che la fecondità è della coppia uomo-donna e non credo sia faticoso capire che la famiglia è il "principale soggetto costruttore della società", ma chiederei se ci sono ragionevoli motivi per ritenerlo il solo soggetto costruttore della società. Inoltre farei notare che le coppie sterili non si amano di meno e sicuramente non le riterrei meno importanti nella società. Poi probabilmente mi concederei una digressione sullo sviluppo storico del concetto di famiglia, perché quel concetto fondato sull'amore così apprezzato e apprezzabile è relativamente recente. Non sono lontani i tempi in cui la famiglia era un modo per stabilire o rinsaldare legami di potere, per concludere accordi di proprietà, insomma la famiglia era un mezzo socialmente riconosciuto per raggiungere uno scopo non proprio nobile come l'amore. Forse gli unici ad amarsi erano i poveri che non avevano altro da mettere in comune se non la fame. Pur non sottolineando eccessivamente il peso degli istinti nelle relazioni umane mi sarebbe impossibile non dire che dal punto di vista biologico la famiglia è un mezzo per procreare, insomma un concetto culturale al servizio di una esigenza biologica molto forte. Un'esigenza di maternità e paternità che sentono anche molti omosessuali cui è negato dare affetto perché, si dice, che lo sviluppo psicofisico dei bambini ne verrebbe danneggiato. Non importa se migliaia di casi di figli allevati in coppie omosessuali mostrino il contrario ma tant'è. Inevitabile pensare che la genitorialità è un'esigenza naturale, con tutte le letture strumentali del caso che mi farebbero citare un articolo che Gianni Vattimo scrisse tempo fa. Ma allora se la procreazione è preclusa, se l'adozione è preclusa cosa resta alle "famiglie" diverse da quelle previste nel Libro della Genesi? Alle coppie omosessuali non resta che la gratuità dell'amore, solo quello. La loro famiglia non è un mezzo, è il fine. E' così anticristiano? Questo chiederei a Papa Francesco ma non solo, chiederei anche se la tutela o il solo riconoscimento giuridico di altre famiglie sarebbe così deleterio per le famiglie tradizionali di cui, inutile dirlo, tutti siamo figli. In quale modo il riconoscimento di un diritto civile per le coppie omosessuali può danneggiare la famiglia formata da un uomo e una donna? Si crede sul serio che l'istituto del matrimonio tra persone dello stesso sesso faccia aumentare i casi di omosessualità? Ci sono ormai molti paesi che riconoscono le famiglie omosessuali e non mi pare che il "contagio" di omosessualità stia mietendo vittime. Ecco, questo chiederei a Papa Francesco, con il timore che la risposta possa darmi conferma che troppo spesso la parodia è un'imitazione fedele della realtà.



***

Tempo fa scrissi un brevissimo post in occasione dell'elezione di Papa Francesco. Un lettore mi ha fatto sapere di essersi offeso per quel post nonostante non avessi alcuna intenzione di essere offensivo e non mi pare di esserlo stato, ma ognuno ha la sua sensibilità e non posso pretendere di piacere a tutti. Formulai qualche opinione e qualche previsione, forse mi sbagliavo, forse no, il tempo lo dirà. Fino ad oggi Papa Francesco ha fatto e detto delle cose che ritengo molto interessanti e apprezzabili. Per quanto, da laico non credente, non mi aspetto che il riconoscimento delle coppie omosessuali venga dalla Chiesa ma dallo Stato non mi è difficile pensare che un messaggio di amore predilige l'accoglienza alla ricerca del peccato e qualora il Papa desse seguito a quell'intervento che spiazzò non poca gente, me compreso, quando disse "chi sono io per giudicare?" allora il mondo forse diventerebbe un posto migliore per molta gente. Forse quella frase non era così rivoluzionaria se inserita nel contesto del catechismo, come Francesco fece. Un catechismo che vede l’omosessualità come una patologia da cui si guarisce, ma l'entusiasmo che quella frase sollevò, per quanto infondato, dice chiaramente cosa si aspetta la società. Ripeto "se il nuovo pontefice curerà la strada della carità mettendo in secondo piano quella della dottrina, allora la Chiesa ritroverà la sua voce".

13 commenti:

  1. e della proposta di abolire le parole "padre" e "madre" dalla modulistica scolastica sostituendole con "genitore A e B cosa ne pensa?
    Per non discriminare le coppie gay che adottano bambini si vogliono discriminare la maggioranza
    dei cittadini?

    Nei paesi dove é stato concesso il matrimonio alle coppie gay hanno subito provveduto a cancellare
    le parole "marito" e "moglie" dai documenti e sono state sostituite da "partner".Non é ridicolo? Tutto per non discrimnare i gay" Si utilizzino solo per loro allora.No?
    Queste forzature alimentano l'omofobia e non sono il solo a pensarlo.

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    1. Per rispondere al suo quesito la invito a leggere quanto ha scritto Alessandro Giglioli qualche giorno fa. Da parte mia sottolineo che il linguaggio burocratico è una sfera differente dal lessico familiare. Madre, padre, ma aggiungo anche nonni e altri legami di parentela, sono termini di un lessico familiare irrinunciabile e ho l'impressione che voler trasferire il lessico familiare nel linguaggio burocratico sia come svuotare il mare con un bicchiere oppure il sintomo (non la causa) di un indebolimento del lessico familiare, un po' come quei leghisti che incapaci di coltivare il dialetto in famiglia lo volevano imporre a scuola!

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  2. I tuoi sono validi argomenti e pertanto l'avresti dovuta scrivere quella lettera facendo riferimento
    proprio a quella frase 'chi sono io per giudicare?', anche se era la moda del momento.

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    1. Caro Aldo non scriverò questa lettera. Non la scriverò perché non ho più voglia di scrivere lettere e ho sempre meno voglia di scrivere perché altri leggano. Questo post, con l'interesse suscitato e i commenti che ne sono scaturiti, mi fa ricredere dell'inutilità di scrivere ma ho bisogno di riflettere. Ciao.

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  3. Troppo presto per dare un giudizio corrispondente alla vera personalità e stile di Papa Francesco. La prima impressione è buona ma non perfetta. Lui si espone mettendoci la faccia in forma chiara. Ma penso che faccia fatica a rivoluzionare tutti i pregiudizi ed estendere l'amore "parimenti" per ogni creatura o meglio per tutte le coppie che formano una famiglia. Penso anch'io che dovresti scriverla quella lettera.
    Mi si è allargato il cuore quando ha risposto a E. Scalfari. Ho pensato che finalmente posso andare in chiesa e pregare come la mia coscienza mi suggerisce senza sentirmi fuori luogo e fregarmene di chi mi vorrebbe ad una certa maniera e con certe parole per esserne degna. Lo so che si può pregare ovunque, ma perchè dovrei privarmi di quello che ad un altro cattolico è permesso, l'accesso all'imtimità e alla bellezza di un tempio? Da qui al socializzare con i bigotti e gli integralisti ne passa parecchio: odio i preconcetti di cui sono vittime. Comunque per arrivare ad un'integrazione di questo tipo penso che ci voglia una vera rivoluzione culturale. E poi che cos'è la Fede? E' credere in Dio o nel catechismo e nell'istituzione ecclesiastica? Per me la fede è il colloquio con Dio ovvero la spiritualità o pensiero che si rivolge a Lui come mistero della vita o forza della vita universale.

    Ciao Antonio :)

    Nou

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    1. Cara Nou, è indubbiamente presto per un giudizio e l'attesa è parte della storia a venire ma l'attesa deve essere vigile. Anch'io ho una buona impressione di Papa Francesco e non sono sordo alle novità del suo linguaggio, al modo di gestire la curia, alle regole introdotte perché la Chiesa sia meno agenzia di potere e più vicina alla gente, al repulisti dello IOR. La sua disponibilità al dialogo è innegabile e per me è un requisito fondamentale. E' vero che non può cambiare tutto in poco tempo ma è lecito da parte mia chiedermi anche se ha intenzione di cambiare l'atteggiamento della Chiesa nei confronti della famiglia e delle persone che esprimono il proprio affetto in modi diversi da quelli provenienti dal Libro del Genesi. Entrando nel merito del post tengo a dire che le affermazioni del Papa sono espressioni in positivo per la famiglia cosiddetta tradizionale che nulla dicono in negativo delle altre coppie ma, a parte il fatto che condivido la richiesta di politiche a tutela della famiglia come intesa dal Papa, non credo che la mia lettura del messaggio implicito possa dirsi troppo lontano dal vero e in quel messaggio è ravvisabile una delimitazione precisa del concetto di famiglia che lascia esclusa una buona fetta di umanità. Si tratta di un discorso di inclusione o esclusione. Non voglio intavolare un discorso sulla natura dell'amore (qui intendo quell'agape di cui si parla nei Vangeli) ma se penso ad un banchetto comunitario da cui si lasciano fuori dei commensali non penso ad un banchetto dove trionfa l'amore. Papa Francesco non innesca uno scontro frontale come faceva il suo predecessore quando affermava che le unioni gay sono una minaccia per la pace o benediceva sostenitrici della pena di morte per i gay in Uganda, ma è difficile pensare ad una sconfessione di quel pensiero, almeno è difficile pensarla in tempi brevi, chissà, forse tra due o tre generazioni sarà inevitabile ma noi non ci saremo, cantavano i Nomadi. Indubbiamente io non ho la preparazione teologica di Papa Francesco e la mia lettura dei Vangeli è sicuramente meno articolata della sua ma ho particolarmente a cuore la storia di quel Samaritano di cui si parla nel Vangelo di Luca. Quel samaritano non aveva alcun interesse a conoscere i costumi dell'uomo che aiutò, né si curò di chiederli successivamente. Poi è anche vero che i Vangeli hanno frasi che alla luce della storia sono state usate per perpetrare violenze inaudite come quel “convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. Il testo evangelico è un terreno irto di difficoltà esegetiche ma la Chiesa ha spesso preferito la lettura grossolana alla sottile interpretazione e non ha disdegnato usare quest'ultima per scopi poco inclini alla carità.
      Ho seguito con attenzione lo scambio di corrispondenza tra Scalfari e Francesco e nella risposta del Papa, così inattesa, trovo delle cose di estremo interesse come quel “la questione per chi non crede in Dio sta nell'obbedire alla propria coscienza”. La centralità della coscienza è ravvisabile già in Agostino ma il riferimento al non credente è la vera novità perché richiama quell'autonomia che in termini laici si direbbe autodeterminazione. Ho inoltre apprezzato quel richiamo alla distinzione tra sfera religiosa e sfera politica e il riferimento alla relazionalità, che non è accettazione del relativismo ma è un passo gigantesco nel terreno del non assoluto. Il dibattito che potrebbe nascere da queste premesse è vasto ma spero che questi temi non restino nell'ambito del confronto accademico che, per carità, mi stimola oltre misura ma informino anche la realtà della vita civile partendo dalle richieste di cittadinanza della società civile per chi non crede e dalle richieste di partecipazione a quel banchetto comunitario di cui dicevo prima per chi crede.
      Un saluto cara Nou

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  4. Il mio scetticismo è totale: non credo alle buone intenzioni di chi ha da riprendere le reti di una lampara che sta facendo acqua da tutte le parti, la chiesa-vaticano-ior- e poteri economici da capogiro.
    Sono atea e ho repulsione per tutte le forme religiose, soprattutto quelle monoteistiche. Sono con Odifreddi e ne condivido pensiero e considerazioni, come pure il pensiero di un grande: la religione è l'oppio dei popoli.
    Adesso purtroppo siamo tra due fuochi, l'impero catto-cattolico e l'islamismo integralista.
    È ovvio che propendo per il primo, ma non mi faccio illusioni su buonismi di alcun genere. Una
    figura come quella di questo papa, dopo i disastri del predecessore, è funzionale al sistema delle logge vaticanensi, delle sue banche e delle sue conventicole. Se putacaso dovesse rendersi autonomo al punto tale da voler fare davvero un repulisti e iniziare un nuovo pontificato nel segno evangelico, quello dei vangeli apocrifi e non quello manipolato nei secoli a beneficio del regno, lo farebbero fuori come hanno fatto con altri... Se resiste e perché e funzionale all'apparato, consapevole o meno.
    La famiglia è cellula funzionale al potere, come hai ben scritto, basato su sistemi castali a favore dei ricchi. Ci si potrà emancipare soltanto se subentrerà un'altra cellula ancora più funzionale. La famiglia uccide l'individuo. E l'individuo non sa più riconoscersi valore a prescindere, qualunque siano le specificità del suo essere. Solo quando ogni essere umano sarà libero di esprimere se stesso, in ogni ambito dell'esistenza, nel rispetto del proprio e altrui diritto a ogni bene, nella comune tensione a evitare sofferenze ai suoi simili e a ogni altro essere vivente, l'umanità saprà riconoscersi sacra. E non avrà bisogno di Dei, papi, imperatori, e affini.
    Ciao - cri

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    1. Cara Cristina, è vero che quella lampara fa acqua da tutte le parti ma non sono propenso a leggere gli eventi in ottica “dietrologica” prima di leggere ciò che mi si presenta davanti, per quanto anche io sia ateo, francamente non desidero che quella lampara vada a fondo. Se i buchi nella lampara sono quelli che potremmo riassumere con l'espressione “gestione del potere” allora spero che siano riparati, se i buchi cui fai riferimento sono di natura teologica, beh, cos'è una lampara che fa acqua se non una perfetta rappresentazione di questo nostro navigare in un mare sconosciuto che cerchiamo disperatamente di capire? La religione, prima di diventare edificio morale, è cosmogonia, è epistemologia che tenta di darsi spiegazione degli eventi del mondo, imperfetto quanto vuoi ma questa è la nostra storia come specie umana e dobbiamo farci i conti. La religione è soprattutto razionalizzazione del dolore, impresa ardua, disperata, forse inutile, ma è impresa che non può essere affrontata senza commettere errori. Nella storia recente un “esperimento” di eliminare la religione è già stato tentato, i risultati non sono stati brillantissimi e probabilmente quel modo di condurre l'esperimento non era neanche nella testa di quel grande del pensiero che citi. Il tuo riferimento a Odifreddi casca a pennello, ho letto diversi suoi libri, leggo altri “atei militanti” come Dawkins, per quanto io apprezzi la loro lucidità concludo sempre i loro libri con un “e quindi?” Ok, sul piano logico l'esistenza di Dio non è dimostrabile, l'onere della prova spetta a chi crede, la Bibbia è piena di errori e contraddizioni, ecc. ecc., sono d'accordo su tutto e poi? Preferisco un ateo che affronta il discorso di Dio sul piano etico e non su quello logico, come fa Odifreddi, preferisco un ateo che dimostra che l'etica non si fonda sulla Auctoritas di alcuna sacra scrittura ma sulla sacralità del continuo, estenuante dialogo e sulla libertà di ciascun individuo “di esprimere se stesso, in ogni ambito dell'esistenza, nel rispetto del proprio e altrui diritto a ogni bene, nella comune tensione a evitare sofferenze ai suoi simili e a ogni altro essere vivente”, come dici giustamente tu. Cara Cristina dal mio punto di vista che Dio esista o no è del tutto irrilevante, quello che è certo è che il concetto di Dio è l'urlo più lancinante della solitudine dell'umanità ed essere sordi a quell'urlo è un sacrilegio. La storia insegna che è anche l'espressione della più feroce efferatezza dell'uomo. Allora non c'è ritorno alle origini che tenga o vangelo apocrifo che possa redimere da quella ambivalenza dell'uomo tra i cui estremi continuiamo ad oscillare. Questo vale anche per la famiglia, è una cellula funzionale al potere ma è anche forma e contenitore di cure e affetti, può uccidere l'individuo ma può anche farlo fiorire. Sta a noi spingere il pendolo nella direzione del bene(essere) e mi auguro che questo Papa aiuti a spingere il pendolo nella direzione giusta, se poi questo è funzionale all'apparato pazienza, non c'è medicina che non abbia effetti collaterali.
      Un saluto a te cara Cristina

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  5. Hanno duemila anni, ne hanno già visto di tutti i colori, e quindi l'esperienza non gli manca. Se non ci fosse stato un cambiamento deciso con questo papa la Chiesa andava a rotoli. Il vero cambiamento "francescano" sarà nel privarsi del tanto superfluo. Come simboli questo papa lo fa, lo ha fatto. Bisogna vedere nella sostanza. Aspettiamo.

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    1. La storia va a zig-zag, indubbiamente la Chiesa aveva bisogno di un cambio della guardia e il primo a riconoscerlo è stato proprio Benedetto XVI, di questo gli va dato atto.
      Temo abbia ragione Scalfari quando dice che se nella Chiesa avesse trionfato lo spirito francescano forse oggi non ne staremmo parlando e io aggiungo che nessuno può dire con certezza se sarebbe stato meglio o peggio.

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  6. Come ho già scritto a commento di un post su un altro blog, le pur apprezzabilissime parole di Francesco (ma è ancor più apprezzabile in sé, e rivoluzionario, l'aver risposto ad una lettera su un giornale: un gesto che continua a rimarcare quella volontà di umiltà di "uomo tra gli uomini" che sembra cara a questo vescovo di Roma) non mi danno alcun sollievo, perché non prescindono dal radicarsi nella fede. Sono parole piene di carità, molto apprezzabili, molto affettive: ma non sono parole che mi danno risposte. Esattamente come quelle, pur da me all'epoca molto amate, del mio caro professore di religione del liceo, Padre Giovanni Marchesi, gesuita come Jorge Bergoglio. All'epoca mi parevano così convincenti, perché partivo dall'assunto che il Dio dei cattolici era esistente e realmente operante nella vita della gente... Ora non riesco più a dare per scontato che sia così :)
    Per il resto concordo con Alberto in toto.
    E voglio aggiungere, da donna matura che non ha più compiti di generare, che la tua riflessione "Ma allora se la procreazione è preclusa, se l'adozione è preclusa cosa resta alle "famiglie" diverse da quelle previste nel Libro della Genesi? Alle coppie omosessuali non resta che la gratuità dell'amore, solo quello. La loro famiglia non è un mezzo, è il fine" tocca anche le persone come me, che vivono una vita di coppia in cui i "doveri" della procreazione sono stati assolti e non sono più previsti. Non ci si pensa, ma se si ragiona nei termini in cui sin qui ha parso ragionare la Chiesa cattolica si esclude dall'accesso alla fruizione della condivisione dell'amore una vastissima parte di popolazione mondiale, mica solo gli omosessuali... Siamo in tanti a non poter più generare, per i più svariati motivi; anche coloro che lo hanno fatto. Questo per dire che, procedendo per logica su questa strada, credere di poter restringere il problema solo ad uno specifico nucleo di persone percepito dai bigotti come una sorta di riserva indiana, è una solenne stupidissima semplificazione :)
    (P.S.: i disastri papali non sono tanto quelli del predecessore, quanto quelli di quello prima ancora: la misoginia, il conservatorismo retrivo, la rozzezza di Giovanni Paolo II hanno fatto fare alla chiesa un salto indietro di cent'anni, cancellando di fatto tutto il dibattito del Concilio Vaticano II, e i fermenti di vitalità che esso aveva apportato nelle comunità cattoliche di tutto il mondo. Egli è colui che ha scandalosamente proclamato santo Escrivà de Balaguier, il famigerato fondatore dell'Opus Dei, e al contempo ha avversato in ogni modo i Teologi della Liberazione, e ha abbandonato Oscar Romero nelle mani dei suoi assassini; e sotto il suo pontificato sono stati coperte le inquietanti vicende legate allo Ior, nonché l'anima nera del cardinal Marcinkus)

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    1. Cara Cri non entrerò nel merito del tuo discorso interiore riguardo a quanto trovi nella lettera di Francesco, perché quello riguarda solo te. Invece per quanto riguarda la tua osservazione sulla semplificazione della vita di coppia mi permetto un rilievo. Indubbiamente l'esclusione sulla base della procreazione non riguarda solo gli omosessuali, ci mancherebbe altro, riguarda anche le coppie che non possono procreare per mille motivi, siano motivi sanitari o sociali che portano alla scelta, più o meno obbligata, di non avere figli. Questo però immagino non riguardi le coppie “in cui i "doveri" della procreazione sono stati assolti e non sono più previsti”, come dici tu ;-) salvo entrare in quell'altro discorso che sulla base delle sacre scritture impone di fare sesso solo per procreare, un discorso che mi guardo bene dall'affrontare e che ci vedrebbe tutti impenitenti peccatori non solo per qualche atto passionale ma anche per una frittura di gamberetti! ;-)
      Condivido le tue considerazioni sul predecessore di Benedetto XVI, purtroppo nei tempi in cui il medium è il messaggio, come diceva McLuhan, la sostanza resta nascosta nella forma della comunicazione, speriamo che per Francesco non valga la stessa cosa.
      Un saluto Cri

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  7. Se questo scambio dovesse continuare, quanto Papa Francesco dice in questa intervista ne sarebbe parte integrante e in quel "ma Dio nella creazione ci ha resi liberi" vedo in effetti tanta "freschezza".

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