Questa mattina le previsioni meteo a Roma dicevano piogge deboli e isolate. Sono tornato a casa fradicio dopo aver percorso almeno quindici km in motorino sotto una pioggia battente. La pioggia non era debole e se era isolata era certamente estesa. Pazienza! I temporali primaverili non sono una novità. Quello che stupisce è come basti poco a Roma perché le strade si allaghino. Non tutte per la verità, solo quelle più nuove. A Roma può capitare di percorrere strade asfaltate, nuovissime, magari con pavimento drenante, che l'acqua copre metà ruota e speri che il motorino scopra nei suoi ingranaggi una vocazione anfibia e che ti porti via dal pantano. Poi passi per strade meno recenti e sono asciutte, la pioggia continua a cadere a dirotto ma la strada è asciutta!
Io percorro tutti i giorni un tratto di Appia Antica, una strada con i sanpietrini che sicuramente mettono a dura prova i moderni ammortizzatori ma non mi è mai capitato di vedere quella strada allagata. Quando sulle nuove strade asfaltate si formano fiumi in piena, lì al massimo c'è un rivoletto che corre lungo i lati della strada.
Spesso mi è capitato di pensare a questa faccenda e allora penso che un tempo le strade seguivano le linee del territorio, ne rispettavano le pendenze, i declivi e le vocazioni. La strada doveva sì condurre da un punto all'altro ma non poteva farlo senza accettare quello che il territorio le indicava. Il presente si lasciava consigliare dal passato per guardare al futuro. Era questo il patto. Un patto tra cultura e natura da cui sarebbe nato il paesaggio. "Cultura e natura non si opponevano, si integravano e si specchiavano l'una nell'altra: «in origine cultura significava agricoltura, attività che gli antichi Romani tenevano in molto rispetto», e «si riferisce innanzitutto al rapporto dell'uomo con la natura nel senso di coltivarla e prenderne cura, per renderla un'abitazione adatta a lui»; di qui «il rapporto quanto mai stretto tra cultura e natura, la creazione del famoso paesaggio italiano» (Hannah Arendt)." Salvatore Settis, Paesaggio Costituzione cemento. La battaglia per l'ambiente contro il degrado civile. Einaudi, 2010. pp. 68-69.
...ma si sa, il progresso lascia qualche vittima e non si può certo tornare alle strade degli antichi romani! Allora magari per rimediare ad improvvidi allagamenti si potrebbe avanzare un provvedimento normativo, tipo una modifica della nostra Costituzione, un articolo a caso, il numero uno, quello comunista che al primo comma dice che l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Strano che in questi giorni non ci sia stato neanche uno sventurato in cerca di notorietà, incapace di scrivere un pensierino di Natale che non abbia pensato di riformare l'articolo 1 della Costituzione, magari perché è breve. Allora su cosa fondare la Repubblica del bel paese se non sul bel tempo? Dopotutto suona bene: "L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul bel tempo." e se poi si obietta che il bel tempo non dipende dalla nostra volontà potremmo sempre fondarla su una bella impepata di cozze!
"Concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo." José Saramago
E non capita solo a Roma, caro Antonio. Dobbiamo augurarci che non piova,o che il "Motorino abbia una vocazione anfibia" :) e che soprattutto non continuino a demolire la Costituzione.
RispondiEliminaCiao, a presto!
Lara
Beh,quanto meno voi avete le vecchie strade consolari romane!
RispondiEliminaE,poi,per una volta,il bel tempo si è spostato
a Pasqua nel nord (qui siamo in provincia di Novara).
Un saluto a te, e a Roma,che,malgrado qualche magagna,rimane una delle città più belle al mondo
Ti invito a fare un salto da me, nel Veneto dove scoprirai che l'Italia è fondata sul bel tempo e la Padania (vabbè...) sui lavori incompleti e fatti male.... Auguri.
RispondiEliminaCara Lara, immagino che non capiti solo a Roma, del resto questa città, come qualunque altra, non è che una metafora di tutte le città, condivido l'augurio sulla Costituzione.
RispondiEliminaBenvenuto Costantino, sono contento che tu mi abbia dato l'opportunità di conoscere il tuo blog, ho letto del tuo amore per le città d'arte e le campagne. Sono d'accordo con te, Roma è proprio una bella città.
Giova, fai cadere un mito! Il Veneto laborioso non è così come si dice? Sarà sicuramente colpa dei soliti comunisti. Vedrai che tolti gli ultimi il sole splenderà e la pioggia sarà solo un lontano ricordo. :-b
Caro Antonio,
RispondiEliminal'idea dell'impepata di cozze non sarebbe poi tanto male, se non che le cozze non piacciono a tutti e poi, qualche signorina di modeste grazie potrebbe offendersi, pensare ad un qualche riferimento, e il pepe poi ... non è gradito a tutti.
Proporrei tarallucci e vino, perché il vino è universale, anche se i tarallucci fanno troppo "terrone" e non tutti ci si riconoscerebbero. La pizza allora? Che sarà pure napoletana ma che è diventata l'emblema del paese insieme agli spaghetti ... ecco l'Italia è una Repubblica fondata sulla pizza o sugli spaghetti ... facciamo un referendum.
Ciao
Caro Garbo, in effetti si profila per essere una questione spinosa, pizza, spaghetti, fichi, vino o prosciutto e melone, vexata quaestio, niente di meglio che chiamare il popolo ad esprimersi. Chissà, magari su queste faccende sarà ancora in grado di avere un'opinione!
RispondiEliminaCome dice Lara, non sono cose che capitano solo a Roma. A Napoli, e non sono leggende metropolitane, per quattro gocce che cadono si bloccano treni perché i binari si allagano in due minuti primi, al punto che alcune corse (che nella mia tratta, per altro, non sono nemmeno così frequenti) vengono addirittura soppresse. Ti basti anche pensare che, nel mio Dipartimento, stiamo ancora con i secchi per raccogliere l'acqua piovana e, quando piove, è capitato che il Dipartimento dovesse chiudere perché allagato e molte stanze, quindi, erano inagibili...
RispondiEliminaGiancarlo