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lunedì 5 dicembre 2022

Archetipi

 



La pioggia dell'altro ieri notte ha riempito la ora*, non completamente ma abbastanza per risvegliare l'appetito della nostra Cariddi, creatura primordiale, gorgonica bellezza di una terra che apre le sue fauci e divora le acque che mamma bambina rivestiva della meraviglia di chi si risveglia con un lago ai suoi piedi e una tavola legata a riva bastava per farne una barca. Si rideva in famiglia pochi anni fa della tragedia sfiorata per salvare una capra tra le urla di chi la voleva salva e le bestemmie di chi per salvarla stava per annegare.
La ora è l'anima primordiale del mio paese, limo di fertilità dopo aver sommerso tutto. Oggi mostra la nostra vergogna, come una madre che rimprovera i figli in piazza, così dopo la pioggia forte la ora raccoglie carcasse di frigoriferi, lavatrici e spazzatura di ogni sorta e la ammucchia davanti alla sua bocca per soffocare la parola, per impedire di urlare ma mostra tutto, chiaramente, anche tacendo lo fa a gran voce, perché tutto si veda e tutti ne proviamo vergogna, quel poco che ne resta.
Faceva paura la ora, nell'età innocente si cresceva con le raccomandazioni di starne lontani, garanzia di un bisogno di guardare dentro l'abisso. Solo l'innocenza poteva smettere l'abito della paura e indossare quello della gioia quando la valle si colmava d'acqua. Lo spettacolo sarebbe durato poco tempo, qualche giorno, forse ore e la ora avrebbe inghiottito tutto. L'abito della paura e quello della gioia, non erano forse i due risvolti dello stesso abito dell'innocenza?
Non fa più paura la ora, il mostro primordiale non è più l'archetipo dell'oltre confine. Non fa più paura la sua bocca rifatta, come in quegli interventi estetici per rifare le labbra a vecchie signore che rivogliono indietro gli anni buttati via insieme ai calendari. Ai confini del paese oggi c'è solo un fenomeno carsico. Regimentato!

Il vecchio mostro vive nella memoria dei suoi ultimi figli. Quei figli cui manca la paura contadina della ora, faccia triste del rispetto, manca la tremenda bellezza del suo ignoto tortuoso dedalo sotterraneo, spaventoso a immaginarsi, spaventoso perché solo immaginato, manca l'innocenza nuda che sapeva cambiarsi d'abito di buon mattino, dopo una notte di pioggia battente.

* Ora... vora... voragine.

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