Prendo spunto dal caso Bellomo, il magistrato consigliere di Stato, senza interessarmi del caso Bellomo. Le indagini e la soluzione del caso saranno cura della magistratura. Da parte mia dico solo che lo Stato in questi casi dovrebbe intervenire a tutela della propria credibilità, pena la caduta della fiducia nelle istituzioni. Fiducia che allo stato attuale mi sembra già gravemente compromessa, forse in maniera irreversibile.
Il servizio del Tg La7 di ieri sera su Bellomo comincia parlando delle eccezionali doti intellettive del magistrato e di un curriculum vitae et studiorum fuori dal comune che lo ha portato fino al Consiglio di Stato. Insomma una persona di successo con una vita pienda di soddisfazioni. Nel servizio si sente tutto lo stupore che un soggetto con quell'intelligenza e quella posizione possa essere coinvolto in un caso di molestie sessuali. In altre parole è sottinteso, almeno per l'autore del servizio, che in una situazione del genere si aspetta di trovare un soggetto non particolarmente dotato intellettivamente e quasi sicuramente povero. Insomma il classico brutto, sporco e cattivo.
Anni fa Daniel Goleman scrisse un libro dedicato all'intelligenza emotiva in cui distingueva l'intelligenza che serve per risolvere quiz e fare carriera da quella che serve per stabilire relazioni emotivamente soddisfacenti con gli altri. A distanza di più di vent'anni dalla pubblicazione del libro di Goleman la sua lezione non è stata ancora acquisita. Diamo per scontato che una persona istruita, ben vestita e di successo sia anche una persona corretta e moralmente integra. Forse dopo l'intelligenza emotiva sarebbe il caso di affrontare il tema dell'intelligenza morale e dire una volta per tutte che un plurilaureato, un genio in doppio petto può essere un autentico mostro. Ripeto, il caso Bellomo non mi interessa e non ho alcuna premura di esprimere giudizi partecipando al gioco dei colpevolisti e innocentisti che tanto appassiona gli italiani, solitamente competenti in ruoli che non gli competono. Quello che mi interessa è l'atteggiamento classista, espresso nel servizio del tg e molto diffuso, che dà per scontato che un genio in carriera sia anche moralmente ineccepibile. E' falso. Lo vediamo in mille casi in cui per la carriera molti sarebbero disposti a vendersi non una ma due madri, a trascurare le persone amate, a vivere rinunciando agli affetti. Diamo per scontato che un livello di istruzione alto sia garanzia di elevata moralità e trascuriamo di sottolineare la differenza tra la sfera intellettiva dedicata al successo professionale e quella dedicata all'etica. Questo vale anche trascurando di prendere in considerazione che in un mondo con un livello di scolarizzazione elevato sempre più diffuso il fattore casuale sarà sempre più determinante nel successo professionale, come fa osservare Branko Milanovic. "Un individuo potrebbe diventare banchiere di Wall Street invece che istruttore di yoga semplicemente perché una sera imbocca la strada giusta (e incontra la persona giusta)".
Tra l'intelligenza emotiva e l'intelligenza morale c'è un ponte, il ponte stretto dell'empatia di cui parlava Goleman. Ora la domanda è: quale ponte attraversiamo quotidianamente? Il ponte della carriera, del successo, del prestigio, del guadagno è affollatissimo, quello dell'empatia è stretto e pericolante e visto che la mia simpatia va più spesso verso i "brutti, sporchi e cattivi" allora utilizzo un linguaggio "brutto, sporco e cattivo" per ricordare che le inculate più brucianti la gente le prende da gente ben vestita con professioni rispettabilissime. Per questo si dovrebbe pretendere un supplemento di credenziali proprio da chi sembrerebbe titolare di fiducia e smettere di considerare un pericolo gli ultimi.
"Concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo." José Saramago
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Diamo per scontato che un livello di istruzione alto sia garanzia di elevata moralità
RispondiEliminaNon era garanzia una volta e lo è sempre meno adesso.
E' in sostanza una variazione sul tema "L'abito fa il monaco". Anche in quel caso si dà per scontato che un soggetto elegante e ben vestito sia anche dotato di intelligenza morale. In realtà come hai anche sottolineato nel post, i due tipi di intelligenza viaggiano su due binari paralleli, per cui non è scontato che esistano entrambe come non si può neanche partire prevenuti in senso opposto.
RispondiEliminaInfatti non è un caso che nella tradizione contadina delle mie parti, il Salento, i prelati siano protagonisti principali delle novelle di sfruttamento della buona fede, truffe e turlupinamenti vari e io stesso potrei portare ad esempio la storia di un bambino che vendeva latte e di un prete che lo pagava con monete fasulle per qualche giorno, fino a quando il bambino decise di controllare per bene i soldi del prete invece di intascare tutto senza contarli. Quel bambino è mio padre. Un saluto a tutti.
RispondiEliminaCi sono professioni in cui per fare carriera occorre solo essere bravi a studiare, in fondo un magistrato e'solo uno che ha vinto un concorso. Sono i medizione che hanno costruito il mito del magistrato bravo e onesto.
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