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Je suis una delle vittime di Boko Haram? No! Sono neri e lontani. Je suis sciita? Ci mancherebbe altro! Le radici europee sono cristiane. Ecco, ecco. Je suis cristiano e poi suona pure bene, quell'assonanza sembra fatta apposta.
Dopo il doveroso je suis Charlie, dopo il deprecabile silenzio per le stragi che non hanno (non avrebbero) toccato la "nostra civiltà", il je suis cristiano arriva in tempo per dare voce al tribalismo culturale made in Europe. Per le altre stragi basta un contrito cenno, per dovere di cronaca o altra dispensa morale che assolve dal non fregarcene un cazzo.
La guerra che oggi si combatte in medio oriente è essenzialmente una guerra interna al mondo musulmano, lasciando perdere per amore di sintesi le responsabilità esterne riguardanti l'innesco. Quando il fanatismo jihadista si è scatenato sui cristiani si è alzata la voce di Papa Francesco che ha chiesto che la comunità internazionale non resti indifferente alla strage dei cristiani. Richiesta sacrosanta ma se unita al silenzio o a interventi meno forti per le stragi che non riguardano i cristiani è analoga al je suis Charlie seguito da un assordante silenzio.
La nostra indifferenza, la più subdola indifferenza alle tragedie umane fino a quando non ci toccano da vicino, fino a quando non vengono lesi organi che sentiamo nostri, allora si alzano forti le nostre voci, si sollevano dal mero menzionare i fatti, tutto questo denuncia la debolezza e la menzogna dell'universalismo laico, denuncia la debolezza e la menzogna dell'universalismo cattolico (rafforzativo che si rovescia in negazione, visto che cattolico significa universale). L'universalismo occidentale, secolare o religioso, è ignominiosamente falso.
Sono migliaia le vittime di fede musulmana nella guerra portata avanti dai jihadisti ma con l'orribile strage dell'Università di Garissa in Kenia si è sollevata l'attenzione dei media, c'è stato un cambiamento dello stesso vocabolario dei media perché in quella strage emergevano i connotati della "persecuzione dei cristiani". Già da prima, con i giornalisti sgozzati, sono state poche le notizie dedicate alla morte dei giornalisti arabi, uccisi in numero maggiore dei giornalisti occidentali. Sono fatti loro, ecco cosa dice questo atteggiamento. Sono fatti loro e non ci riguardano, anzi si ammazzino pure tra di loro, purché non tocchino i nostri valori, la nostra gente.
Lo sbandierato universalismo dell'occidente, secolare o religioso, è annegato nelle acque del Mediterraneo.
L'occidente non vuole aprire gli occhi e guardare. Non basta vedere, deve guardare e anche guardarsi. Invece sembra che tutte le atrocità siano così remote da sembrare irreali.
RispondiEliminala scritta che ritengo appropriata è: " Je suis l'occident, l'aveugle hypocrite!"
Ipocritamente ciechi, ma anche sordi e muti. Probabilmente ci hanno abituato ad accettarci così e per mantenerci così ci tengono anche all'oscuro dell'eventuale riflessione che nei luoghi delle stragi deve per forza essere in corso: perchè c'è stato un massacro? quali sono gli interessi? chi muove i fili di questi pupazzi oscenamente scomposti nelle loro azioni?
RispondiEliminaLa Somalia ha messo una taglia sui leader di Al Shebab, ci conforta? ci fa sentire meglio e ci basta per archiviare la questione?
Sarebbe fantastico invece se si stabilisse un contatto tra la gente in Africa, Medio Oriente e paesi occidentali e che ciò favorisse lo scambio di opinioni su quanto sta accadendo e che da ciò nascesse anche un moto di orgoglio e ribellione senza frontiere o punti cardinali, un po' simile a quanto avvenuto in Tunisia che all'indomani dell'attacco al Museo del Bardo è scesa in piazza per dire che il Paese resiste e la società ricostruita dopo la primavera resta in piedi. Mi piacerebbe che questo sussulto di dignità fosse poi sufficientemente forte da costringere tutti i paesi del giro di bussola ad attuare azioni efficaci volte a debellare questa piaga dell'umanità che sicuramente prescinde da etnia, nazionalità o religione... ma io sono un indefesso lettore di fantascienza in fondo!
Nou, quello che avrei dovuto dire lo ha detto benissimo Andrea, ognuno pensa al suo orticello o per lo meno così deve apparire! Ci sono molti indizi di un coinvolgimento proprio del Vaticano nei recenti accordi USA-Iran, è una buona notizia ma quello che non posso capire è un mondo in cui questo coinvolgimento deve essere segreto per funzionare, inutile citare i vari fili della matassa, Israele se ne risentirebbe, Arabia Saudita non ne parliamo! Ma in tutto questo l'immagine che resta è quella della coltivazione del proprio orticello che colonizza le menti e in-forma i comportamenti. La chiamano realpolitik, la fanno discendere da Machiavelli, ma la mia ingenuità me la fa masticare a fatica e io ho pure l'aggravante di non essere un lettore di fantascienza come te Andrea.
RispondiEliminaUn saluto e buon fine settimana.