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sabato 17 gennaio 2015

Chiamiamo le cose con il loro nome

E' deprimente osservare il ricorso a battute da bar d'alta quota per dare una botta al cerchio della libertà di espressione e una alla botte della libertà religiosa!
Se ci pensiamo bene non c'è dicotomia tra queste due libertà perché in definitiva la libertà religiosa è una libertà di espressione, per cui sfugge la necessità di conciliare queste due libertà oppure questo goffo tentativo di conciliarle denuncia una di quelle situazioni in cui si parla di una cosa ma si pensa a un'altra. Equivoci che capitano quando non si chiamano le cose con il giusto nome!
Se di libertà vogliamo parlare dobbiamo ammettere sia la libertà di credere in una religione sia la libertà di non credere a nessuna religione e magari trovarle ridicole. Se di libertà vogliamo parlare dobbiamo fare la massima attenzione ai casi in cui una libertà esclude un'altra libertà ma per fare questo dobbiamo essere intellettualmente onesti e chiamare le cose con il loro nome.
Da parte mia penso che le religioni non siano ridicole, infatti penso siano tragiche, sebbene nel mio pensiero il tragico e il comico siano inscindibili. Contrariamente a qualche convinto positivista non credo affatto che liberarsi delle religioni migliori l'umanità, un "esperimento" in questa direzione la storia lo ha già offerto e l'esito è stato tutt'altro che felice. Ad ogni modo basta poco per capire che ridicolizzare una religione può essere di cattivo gusto, ma in sé non impedisce di professare quella religione, quindi non limita la libertà religiosa. Peraltro se si crede in Dio non serve un fine teologo per capire che pensare che sia possibile offenderlo con una vignetta è un pensiero blasfemo, se non altro perché lo stai considerando un po' coglione se lo devi difendere da ogni bava di vento ricorrendo perfino alla violenza. In questo caso una libertà verrebbe davvero limitata.
Allora di cosa stiamo parlando? Di banale permalosità? Di una forma di suscettibilità infantile?
Se tengo a qualcosa è assolutamente normale il mio desiderio che quella cosa non sia "giocattolizzata" ma non sono preso da accessi morbosi per sentirmi offeso da chi la "giocattolizza" se non limita la mia libertà di coltivare la mia aspirazione, semplicemente lo ignoro! Senza ricorrere a esempi banali e fuori luogo, come l'offesa alla mamma o al papà, nello specifico di cosa stiamo parlando? Da un lato stiamo parlando di gente che lavorava in un giornale satirico che pubblicava vignette senza fare proselitismo o opera di dissuasione nelle moschee, nelle chiese, nelle sinagoghe o in qualunque altro tempio. Le vignette potevano piacere o non piacere ma di fatto non impedivano a nessuno di esercitare il proprio credo religioso. Dall'altro lato stiamo parlando di psicopatici che conoscevano quelle vignette, le osservavano, le cercavano attivamente, in definitiva le desideravano per coltivare la propria morbosità, per poter dire "quel giocattolo è mio e non si tocca."
Allora, se chiamiamo le cose con il loro nome chi sta giocattolizzando cosa?

3 commenti:

  1. Bravissimo: MORBOSITÀ e PRETESTI, nulla più.
    Quanto al resto, sono troppo pessimista sulla natura umana per essere "positivista": da un lato sogno astrattamente un mondo senza religioni, ma, nel concreto, penso che se a tante bestioline si togliesse l'idea (naturalmente assurda, ma diciamolo a bassa voce) del Premio-Castigo Eterno, con tutta la sua forza deterrente, si metterebbero a massacrare persone per strada per rubargli le scarpe, o persino i calzini! (Mentre, a livello di "potere", non farebbero altro, come hanno già fatto, di mettere al posto della religione altre ideologie da usare in modo altrettanto ipocrita e oppressivo.)
    Sempre bello leggere post intelligenti come questo.
    Un abbraccio!

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    Risposte
    1. Caro Nicola, non so se sia possibile e neanche auspicabile "togliere" l'idea del premio-castigo, non mi interessa. Quello che penso sulla religione esula da quanto si discute. Mi accontenterei di assistere a un dibattito in cui i vari interlocutori, almeno quelli che si dicono aperti al dialogo, usassero i termini in maniera onesta, il termine libertà in particolare. Mi piacerebbe anche ci fosse maggiore indipendenza di pensiero in quanti sono accorsi a spiegare le imbarazzanti parole di Francesco per giustificarle ma questo è un altro discorso!
      Anche il termine "offesa" meriterebbe maggiore circoscrizione perché, ad esempio, io mi sento profondamente offeso dai fanatici che hanno organizzato questo insulso convegno e questi, a differenza dei disegnatori di Charlie Hebdo, vogliono davvero limitare la libertà altrui perché ritengono che la loro visione va imposta anche agli altri, non si limitano a una libertà di espressione come vanno cianciando ma attivano tutti gli strumenti politici a loro disposizione per impedire norme di legge per il riconoscimento dei diritti civili, per cancellare o rendere di fatto inapplicate leggi acquisite come quella dell'aborto ecc. ecc. Forse nei confronti di questi fanatici posso usare i pugni?
      Un abbraccio a te e buona domenica.

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    2. Anch'io mi sono sentito offeso, da persona intelligente prima ancora che da sostenitore delle libertà sentimentali e sessuali. Doppiamente offeso, perché abitante in questa regione il cui presidente ha osato definire "4 pirla" i contestatori intelligenti e pacifici del convegno, molti dei quali erano Cittadini amministrati da lui.

      Quanto alla mostruosità delle "terapie riparative" per "guarire" i gay, forse bisognerebbe spiritosamente rispondere che invece di limitarsi a combatterle bisognerebbe studiarle per poi applicarle alla rovescia: se si riuscisse a "convertire" qualche milionata di sturatope affollamondo, forse si riuscirebbe a disinnescare la B.A.D., la Bomba Atomica Demografica. Ma questa naturalmente vuole essere solo una battuta, ci mancherebbe!! :)

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