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Jacopo Bassano, Il buon Samaritano |
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questo articolo di Le Scienze. La recente ricerca di cui parla l'articolo ha osservato che "i bambini che crescono in famiglie molto religiose tendono a essere meno altruisti di quelli che provengono da famiglie non religiose o atee". Dopo aver letto l'articolo, passate a leggere
la "dissertazione" di Diego Fusaro sul Fatto Quotidiano. Da qui seguono queste mie brevi note.
Fusaro prende le mosse dai risultati della ricerca aprendo il suo articolo con una affermazione falsa: "E adesso ci insegnano che la religione è nemica dell’altruismo." I risultati della ricerca non dicono questo, semmai affermano che non c'è correlazione tra religione e altruismo o per lo meno che non c'è la correlazione che si suppone esserci.
Fusaro dice di non voler entrare nel merito delle statistiche perché "naturalmente, si basano su dati, ossia su quel mito dell’oggettività e del numero dietro cui troppo spesso si nascondono l’arbitrio e la massima discrezionalità." Quindi secondo Fusaro sarebbe inutile entrare nel merito delle statistiche perché mostrano solo quello che si desidera vedere. La cosiddetta oggettività è un tema di notevole complessità e non è mia intenzione scomodare il costruttivismo per quello che sembra più un imbarazzante esercizio retorico che un assunto filosofico. Sarebbe utile in questi casi essere allenati a individuare l'elemento discrezionale, se nella metodologia o nell'interpretazione dei dati, ma per farlo bisognerebbe entrare nel merito della ricerca, appunto. Fusaro invece preferisce liquidare con due battute la ricerca di cui parla e, sembrerebbe, l'intero discorso scientifico. Torna in mente quella pubblicità tormentone il cui slogan è "ti piace vincere facile?" e sorge il dubbio che i risultati della ricerca siano stati un mero pretesto usato da Fusaro per scrivere quanto aveva già in mente di scrivere, con mal celato "arbitrio e massima discrezionalità".
Riguardo le "considerazioni più generali" di Fusaro, ovvero che "la religione rimane l’ultimo baluardo concreto contro il dilagare della mercificazione totale e del mercato reale e simbolico", anche qui il discorso sarebbe lungo ma bastino alcune domande. Del resto un filosofo come Fusaro dovrebbe essere più avvezzo a porsi domande difficili che a confezionare risposte semplici.
E' proprio sicuro che la religione sia l'ultimo baluardo contro il capitale? Ci sono validi motivi per pensare che la religione contenga in nuce gli stessi principi del capitale e della mercificazione? Si può pensare che il capitale sia la trasfigurazione odierna del fenomeno religioso? E' storicamente possibile individuare nel fenomeno religioso, inteso in termini di potere istituzionale, una "economia" dell'anima e del corpo, delle donne in particolare?
Walter Benjamin affermava che "nel capitalismo va individuata una religione". Indagare la possibile transitività di questo assunto sarebbe un compito all'altezza di un filosofo, magari in un articolo meno disinvolto dal punto di vista argomentativo.
Ciò che suscita più imbarazzo dalla lettura dell'articolo di Fusaro è l'orizzonte culturale tristemente dicotomico dell'autore: o Dio o Mammona. Mi spiace dirlo perché... insomma un filosofo... non è così. Non siamo costretti tra due alternative esclusive, o la religione o il mercato, e le domande che ponevo potrebbero fornire risposte che fanno pensare a tutt'altro che a alternative che si escludono a vicenda. Ci sono altre vie per evitare la "sdivinizzazione" paventata da Fusaro; c'è il pensiero critico, il valore simbolico delle cose che non è esclusiva della religione, ci sono i diritti, c'è la lotta per l'uguaglianza, l'etica, la solidarietà, la laicità, la comunione con la natura e con le altre specie viventi, la bellezza, l'arte, solo per dirne alcune. Heidegger, citato da Fusaro, sosteneva che "
ormai solo un Dio ci può salvare" dalla rovina tecnica. Da parte mia, e modestamente, valuterei se il seme dell'attuale rovina non lo abbia piantato Dio oppure se Dio non sia la forma originaria di quel seme, da sempre presente tra gli uomini, e che nei secoli ha mutato sembiante.
A voler dare nobiltà al discorso di Fusaro torna in mente la celebre citazione di Dostoevskij: "se Dio non esiste, tutto è permesso" ma sarebbe un tentativo di dare nobili radici a un discorso privo di forza. Platone affermava che la politica sorge dall'abbandono degli dèi e allora proprio perché senza déi abbiamo bisogno della giustizia. Se la critica di Fusaro al capitalismo è per molti versi condivisibile, il suo orizzonte tra Dio e Mammona appare così angusto da pregiudicare il valore stesso della sua critica.
Per concludere, e tornando ai risultati della ricerca da cui questo discorso è partito, suggerisco di rileggere i versi del Vangelo di
Luca 10,25-37. Sono quelli della celebre parabola del buon Samaritano. Prima che il Samaritano si fermasse ad aiutare l'uomo malmenato, passarono indifferenti un sacerdote e un levita, due persone molto religiose. Probabilmente i risultati della ricerca non fanno altro che confermare un atteggiamento conosciuto da moltissimo tempo.