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martedì 29 dicembre 2020

Stasera il vento



Stasera il vento fa la voce grossa, vuole aprire le porte e a volte ci riesce. Stasera il vento vuole sedersi a tavola a raccontare storie senza inizio. Stasera il vento toglie il trucco alle strade del paese e scopre le rughe ai muri.




Stasera il vento è in guerra con i giorni e un esercito di nuvole gli obbedisce 

venerdì 25 dicembre 2020

Auguri inutili

Tra terra e cielo, il paziente impressionismo dei muri di Melissano.

Auguri inutili da parte mia. Auguri che le tue gambe tornino a essere gambe e gli occhi a essere occhi. In un mondo di cercatori di luce ti auguro di trovare la tua ombra e saperla riconoscere. Auguri perché le tue orecchie non fuggano il silenzio e la musica delle pietre. Ti auguro di incontrare te stesso al buio senza spaventarti. Auguri inutili perché i tuoi giorni siano vissuti da te e non da uno sconosciuto che ti somiglia. Ti auguro di trovare la tua vita più interessante di quella degli altri. Ti auguro di ritrovare giacimenti di parole più preziose dei diamanti e vene sotterranee di voci che corrono con il tuo sangue. Auguri perché tu sappia riconoscerti negli occhi di uno sconosciuto che viene da paesi lontani e nei muri cadenti della tua città. Auguri inutili perché tu sappia sentirti debole quando sei nel pieno delle forze, che tu sappia essere lento anziano da giovane e bambino che gattona da vecchio. Ti auguro di scoprire le tue mani e il tuo respiro, di sapere ascoltare il fruscio del vento e dell'assenza. Auguri inutili perché tu sappia farti attesa. Ti auguro di scoprire che i luoghi dove non accade nulla sono la teca che custodisce l'universo. Auguri inutili e fuori tempo, a fine giornata quando tutto è più chiaro ed è inutile vederci chiaro.

giovedì 24 dicembre 2020

Esercizi per un ritratto

Oblòmov gli faceva venire un cerchio alla testa. Non sopportava quel frenetico attivismo messo in moto per trovare una vacua giustificazione alla più radicale assenza di volontà. La mattina, carico di dharma come una bestia da soma, si apprestava agli esercizi di zaziki zen con la cura di un pellegrinaggio iniziato per rimediare i guasti del mondo. Solo così riusciva ad espellere da ogni chakra l'acidità che l'occidente gli iniettava per via cutanea. Con una patata in mano aveva lo stesso sussiego di Amleto con il teschio di Yorick e su come cucinarla la stessa incertezza del somaro di Buridano. Intelligenza sopraffina perché due alternative potessero bastargli, le moltiplicava arricchendo i fatti di particolari essenziali che menti più ordinarie non avrebbero notato o si sarebbero accontentate di tagliare con un colpo di spada quei nodi gordiani che per lui erano le maglie di una coperta che lo proteggeva dalle correnti che inevitabilmente gli avrebbero causato un esiziale raffreddore.

mercoledì 23 dicembre 2020

Litania

 Qui divento suono di campana, verde scintillante di forre ferite, qui il cuore batte inatteso, camminare è atto religioso, una grotta scavata con le mani, un ospedale santuario, un campo di grano e di erba selvatica, un contadino diffidente come un gatto che chiede spiegazioni di foto innamorate di una vertigine di tempo nella corteccia di ulivo, strazio piantato nel seno della terra, di pietre disposte con dedizione come un dolore, per farne una casa di tempi passati, quando il cuore riposa accarezzato da vento e memoria, dove il bianco delle case gareggia con la ferocia del sole per accecare il passante e i morti urlano presenti e inascoltati per troppa fretta, hanno bisogno di lentezza le voci per arrivare alle orecchie dei quasi viventi, lucertole mi corrono accanto lungo i binari della ferrovia e sgusciano come ricordi tra pietra e pietra. Il pranzo una messa, nessuna fretta al rito, il mondo si disfa per un boccone interrotto. Pietra dopo pietra, giorno dopo giorno, con cura come per un amore, come per un dolore da custodire, così si vive accanto ai fili d'erba che spaccano l'asfalto, molti desiderano tornare indietro, tanti sognano il futuro, pochi vivono il presente come fosse l'ultimo respiro. Taci e ascolta il silenzio che si fa voce intorno, il vento si fa litania, preghiera il fruscio dei rami, erba secca che si rompe sotto i passi, cardi, soldati spinosi, fanno la guardia ad antiche fortezze assaltate da rimembranze sepolte, pietre, mucchio d'ossa bianche a marcire nell'ossario assolato dei campi, balsamo i colori dei fiori per un sudario di immortalità passeggera, come una stagione felice di voci nella notte a tessere la tela del mondo.

Del movimento e del tornare

Il dilemma del movimento è che non sai mai se sei tu ad andare avanti oppure il resto a correre indietro. Prendi per esempio le ombre che scorrono lungo il finestrino di un treno in corsa. Sei sicuro di essere tu a muoverti. Perché? Perché hai pagato un biglietto! Perché nella stazione di partenza e in quella di arrivo c'è gente, nello stesso istante, che è pronta a giurare di non essere altrove! Basta? Il dubbio ti sfiora e le certezze restano impigliate tra i rami degli ulivi che non hanno fatto in tempo a comparire da un lato del finestrino che sono già scomparsi dall'altro lato. Nell'incertezza Parmenide dice, acido, che Eraclito non è mai entrato in un fiume. Eraclito, piccato, attende che Parmenide passi, per dirgliene quattro.

***


Preso al volo, dal treno mentre tornavo a Roma...tornare a Roma. Che strana espressione! Il mio tornare è solo nei paesi dove sotto gli alberi d'ulivo si tracciano cerchi per accogliere le olive, "arie" si chiamano quei cerchi, preparati con cura, spazzati con le scope. Si torna davvero solo dove i contadini stendevano un velo nelle "arie" sotto gli ulivi, un velo da sposa per celebrare il loro matrimonio con l'albero. Si torna davvero solo nei paesi dove la terra si misura in are, altari all'ombra degli ulivi che ci ricordano.

martedì 22 dicembre 2020

Ritorni

I fatti accaduti sono animali selvatici, è impossibile addomesticarli. Se ti sono ostili non puoi fare nulla, ti aggrediranno sempre. A volte capita di ingaggiare battaglia con loro e, per pochi inutili secondi, avere la meglio. In queste fugaci battaglie si stringe alleanza persino con l'accidentale disponibilità di un treno per tornare a casa in un orario diverso dal solito, un treno mai preso prima... Basta per riscrivere tutto, perché se non tutto è come è sempre accaduto allora quanto è accaduto non è più così certo... Deliri, forse l'alcol del gel per le mani di cui in questi giorni si fa gran uso.



Camminare per le strade di mille sere tra nicchie senza santi e finestre di legno fradicio. Leggere i sentieri da percorrere nelle crepe dei muri anneriti dai silenzi. Hanno occhi queste strade e sangue e carne di ulivo e vite che chiamano dal fondo della notte. Non voltarti a guardare le fiamme, lo specchio delle tue mani basterà a farti di sale, statua da secoli ferma sulle stesse strade.


Delle croci che mettiamo sui portoni come segnalibri tra le pagine da memorare.


I più razionali la chiamano pareidolia.


Ed è davanti a questa immorale bellezza che arrivi a desiderare che i tramonti siano più brutti perché chi non li può vedere non si perda nulla.


La sacra famiglia.


«Te piace 'o presepe?»


***

«La vita, come un commentario di un'altra cosa che non afferriamo, e che è lì all'altezza del salto che non spicchiamo.

La vita, un balletto su un tema storico, una storia su un fatto vissuto, un fatto vissuto su un fatto reale.

La vita, fotografia del numero, possesso nelle tenebre (donna, mostro?), la vita, prosseneta della morte, splendide carte, tarocco dalle dimenticate combinazioni che delle mani gottose avviliscono a triste solitario.» Julio Cortázar, Rayuela. Il gioco del mondo. 

Un libro illeggibile, proprio come la vita.



Atopie

La stazione è un non luogo, una atopia, forse una metafora. Tutti in attesa di un treno, di una destinazione. La gente davanti ai tabelloni delle partenze come davanti alle tavole del destino a desiderare puntualità, misero credito da spendere per partenze da rimandare a ogni costo.

lunedì 21 dicembre 2020

Il mistero

Ecco il mistero che nessuna sapienza risolve, quali foglie evitare, quali è possibile calpestare con soave indifferenza senza catastrofi a venire. C'è più fede nel camminare disincantato che in una via crucis di chierici.

martedì 15 dicembre 2020

Parole di giunco

La sera intreccio parole di giunco.
Nel cesto che mamma portava a scuola 
c'è il suo sorriso di bambina
e il pane della ricreazione.

I giorni continuano a cadere
e rotolano rumorosi 
come versi sgangherati
in attesa del suono della campanella.

Goccia a goccia
stilla luce dalla notte.
Il fumo delle ore sale
a rammendare sguardi,
stracci laceri di vita.

La soglia


Seduto sulla soglia del vero
ascolto le parole della risacca.
I minuti tornano indietro,
relitti di vecchi naufragi
sbattuti su scogli aguzzi.

Sulla soglia di un tramonto
vento e salsedine
scorticano i giorni.
Il sole annega senza voce
e i sospiri degli amanti sono elegie
alle attese dei mortali.
Nell'aria rarefatta
invento combinazioni di luce e buio
per dissetare gli occhi di sguardi assenti.

Berrò calici di fiele
per una crocifissione
degna di un uomo qualsiasi.
Consegnerò l'ultimo respiro
certo che sapremo riconoscerci.

sabato 12 dicembre 2020

Letture dell'infanzia

L'identificazione con il supereroe, con l'uomo eccezionale, è una fase tipica dello sviluppo infantile. Il bambino, per naturale egoismo, è il solo immortale che non sbaglia. Di questa fase dello sviluppo, se non superata, se ne trovano tracce anche nella fase pseudo adulta. Tracce riscontrabili nelle simpatie incondizionate, nella soppressione dello spirito critico, nelle adesioni cieche a fedi politiche connotate dal personalismo dei leader quando poco importa che il condottiero di turno sia manifestamente incapace di pensiero razionale o di azioni fondate sulla conoscenza dei fatti. L'identificazione infantile con l'eroe è il sostegno incondizionato a quella trasfigurazione di sé stessi. In quest'opera di  Ron English anche il bambino è consapevole di questo limite. Non accade spesso, purtroppo. Il bello di queste opere è che offrono persino più di 49milioni di letture.

 ***

La pop art di Ron  English per il Quadraro: “Il corpo di un Mr Universo con un viso di un bambino di due anni", ha spiegato l’artista intervistato dall’Ansa. "Mi piaceva l’idea del contrasto tra la forza del corpo e l’immaturità di un bambino. Ho giocato su questo contrasto perché a volte i nostri sogni sono molto potenti, abbiamo molte armi a nostra disposizione ma spesso siamo immaturi per raggiungere i nostri obiettivi".Accanto figura un Mickey Mouse con una maschera antigas. ”Mickey Mouse rappresenta la cultura pop americana, che si diffonde in tutto il mondo - spiega - ma ha una maschera sul volto, il che gli permette di contaminare tutte le altre culture riuscendo però a non essere contaminato a sua volta".

mercoledì 25 novembre 2020

Dialoghi


...

Perché?

Perché li abbiamo messi al mondo figlia mia.

Ma io non ho ancora figli e forse non vorrò averne e tu hai solo me!

Non importa, non è di noi che parlo, non del nostro tempo. È successo secoli fa, millenni fa, forse ancora prima. È successo a ogni donna prima di essere donna. È successo a ogni femmina. Li abbiamo messi al mondo da sempre e da sempre dobbiamo pagare questa bestemmia.

Quale bestemmia? Averli messi al mondo?

Sì, figlia mia. Li abbiamo messi al mondo con la carne e con il sangue, con la benedizione della terra e della luna. Li abbiamo accolti nel ventre e partoriti come la terra partorisce le sue creature.

C’era un modo diverso?

No figlia mia. Lo inventeranno ma finora non c’è stato un modo diverso.

Dovrebbero essere grati, e invece?

Lo sono, a loro modo lo sono ma hanno paura perché se il ventre può dare la vita allora può dare anche la morte. La terra ci accoglie nel suo ventre al termine della vita e amiamo pensare la morte come la gravidanza per una futura rinascita.

Non riesco a seguirti.

Lo capirai, figlia mia. Capirai con il tempo che nascita e morte sono sempre intrecciate. Per questo fin dall’antichità le divinità della terra sono anche legate agli inferi. Sono divinità femmine e anche questo è importante. Hanno il potere di dare la vita e il potere di toglierla. Ricorda Persefone, la figlia di Demetra rapita da Ade e che diverrà la Signora degli inferi. Ancora prima di lei Astarte la divinità dell’amore e della maternità è anche la dea terrificante della guerra.

Tutte divinità scomparse.

Spodestate da divinità maschili. Nell’antica Grecia sarà Zeus a dominare e dell’immortale Gaia, sua progenitrice, ne parleranno in pochi. Il Dio degli eserciti scatenerà una guerra spietata per disfarsi di Astarte e delle sue sorelle. Di queste grandi divinità benevole e terribili resterà la parte edulcorata passata nelle figure femminili delle nuove religioni. Donne obbedienti, madri per destino e servizio divino. La materia è sostituita dallo spirito. La materia obbedisce allo spirito. La materia è bassa, lo spirito è alto. La materia decade, muore, si decompone. Lo spirito è immortale, eterno. Il materialismo è una accusa. Per dire che una cosa vale diciamo che è un patrimonio. Pochi pensano all’origine di queste parole, la prima da mater la seconda da pater ma le parole sono come fiumi sotterranei, entrano nei nostri anfratti più profondi e scavano il loro percorso. Capisci? Ecco perché. È questa la radice del maschilismo, è questa la radice del patriarcato.

Ma è vero che abbiamo quel potere di vita e di morte?

A volte persino noi crediamo di averlo e ce lo contendiamo di madre in figlia fino a quando la madre soccombe.

Io non lotterò mai con te per quel potere.

Non esserne così sicura. 

Forse dio è femmina.

Sì forse è così, ma i nostri racconti dicono altro e noi viviamo nei nostri racconti.

Dovrebbero tornare le dee di un tempo.

Non sono mai andate via. I loro attributi benevoli e terribili, il fatto che fossero dee madri adorate e temute, tutto continua a dirci che da sempre i loro figli traggono da loro nutrimento e terrore. Il terrore della morte si rivolta alla fonte della vita e lo fa in modi diversi, dalla supplica all'annichilimento, dall'innalzamento alla gloria fino alla negazione.

Cosa intendi quando dici dalla gloria alla negazione?

Figlia mia, la donna è stata idealizzata o distrutta, innalzata alla gloria dei cieli o condannata ai ruoli più infimi. Modi diversi, estremi, agli antipodi per non fare i conti con il corpo delle donne. L'uno espia il gesto dell'altro ma entrambi sono una faccenda da uomini. Una lama che taglia in due la natura benevola e terribile dell'antica madre. Le antiche dee non ammettevano scissioni, nessuna deroga alla loro unità. I loro figli lo sapevano fino a quando la paura della morte non li ha fatti rivoltare contro chi li ha messi al mondo.

Ma i figli di quelle divinità sono sia maschi sia femmine.

Sì figlia mia ma i maschi non partoriscono.

domenica 15 novembre 2020

Oggi sono a casa

«Oggi sono a casa, un giorno di ferie per pulire e per staccare. Ieri un decesso per Covid in PS. Questo virus ha ribaltato anche il concetto di morte nella nostra cultura, parlo di noi del Sud. È assurdo non poter nemmeno salutare per l'ultima volta i propri cari, ma c'è un protocollo sanitario da fare rispettare nella salvaguardia di tutti e intanto vanno a puttane sentimenti e voglia di fare abbracciare alla figlia la propria madre che non è stato nemmeno possibile farle vedere.

Sono più di trent'anni che faccio questo lavoro, a contatto con eventi traumatici e purtroppo con la morte. Ho sempre fatto entrare i parenti e chiuso la porta lasciando più del dovuto che tutto avvenisse nel segno del cuore e delle emozioni, ieri mattina mi sono sentita una merda. Non ho potuto nemmeno farla entrare per farle vedere la madre e purtroppo non la potrà più vedere, nemmeno per l'ultima volta, perché viene "chiusa" una vita in modo irreversibile.» Matilde S., Infermiera in Pronto Soccorso.

lunedì 2 novembre 2020

Ficaligne


Vedi,
qui siamo tutte figlie della stessa madre,
figlie delle nostre figlie,
nate dalle loro braccia cadute.
Passioni tristi
nutriamo della nostra carne,
a voce fioca le raccontiamo
al vento e alle gazze.
Il sesso è un ricordo lontano
che va e viene
tra il peccato e la necessità.
Di figlia in figlia
costruiamo muri di spine e silenzi
intorno ai campi abbandonati
e tesori sepolti.
A volte qualcuno ci fa la grazia
di portarci lontano,
per farci morire altrove,
secondo leggi che ignoriamo.

domenica 18 ottobre 2020

Ti saluto mare


Ti saluto mare,
ti saluto da questo lato dell'anima,
saluto le tue onde e le mie 
che da millenni si inseguono, 
saluto i tuoi pomeriggi caldi e le tue tempeste,
la mia gelatinosa alba e le lacrime salate,
gli incolori tramonti in attesa di sogni a venire. 
Ti saluto mare, 
saluto le tue voci e le tue erbe da succhiare, 
la luna che disegna i tuoi respiri
e i miei abissi che ti vogliono profondo.
Ti saluto mare per chi non può vederti 
e dai miei occhi continua a guardarti.

sabato 3 ottobre 2020

Cruor

Al Museo Bilotti di Roma si va perché c'è la mostra stabile con una ventina di De Chirico ma il museo offre anche mostre temporanee e in questi giorni fino al 10 ottobre ci sono le opere di Renata Rampazzi. Non la conoscevo e l'impatto con le sue opere è netto, forte, chiaro. Il mestruo si fa materia e messaggio e la domanda che assilla davanti alle tele è se un uomo può fare una cosa simile. Il pensiero corre a Burri e a Fontana, e prima ancora ai grumi di colore di Van Gogh ma queste opere poteva concepirle solo una donna che non ha bisogno di attraversare la follia personale o collettiva per conoscere la poetica del sangue, non idealizza ferite che conducono in territori metafisici ma mostra lacerazioni che dalla terra conducono alla terra dopo averne attraversato la materia, perché questo ha dettato la natura, inesorabilmente. Cruor, installazione del 2018 realizzata con tessuti e luci rosse, ci invita a riflettere sulla violenza contro le donne e lo fa facendoci passare in un corridoio di garze rosse ripetendo quell'atto sommamente cruento che è la nascita. L'attraversamento di quel mare rosso di cui quello di Mosè non è che una blanda e debole metafora.


giovedì 1 ottobre 2020

Notizie

La notizia è che il Codacons, associazione di consumatori, fa un esposto alla procura contro Ferragni per blasfemia. A me della Ferragni importa meno di niente ma trovo interessante che una associazione di consumatori faccia un esposto per blasfemia. Quale sarebbe in questo caso il consumo da tutelare? La fede, la religione? Quale la categoria di consumatori? I consumatori di sacro? Il consumo di sacro. Ecco, la notizia oggi è questa. E non è neanche una novità, solo che da oggi può vantare una semantica documentale.

  ***

- "Li ho uccisi perché erano felici". Sì, la felicità altrui può essere un movente! E può essere un movente non solo per gli omicidi. Diciamo che questi sono la manifestazione estrema del disordine emotivo che fa della felicità altrui il movente di una pulsione di annichilimento. C'è qualcosa di terribilmente antico in questo. Parlare di degenerazione sociale è una ingenua e necessaria consolazione.

- Esiste anche la pura e semplice cattiveria. Persone maligne che vogliono solo fare del male. E non si tratta di psichiatrici. Sono proprio cattivi e perfidi dentro l’animo.

- La cattiveria non è mai pura e semplice, è un magma denso e antico di abissi e circostanze, sono catene vere o presunte che impediscono di camminare. La stessa parola, cattiveria, arriva da captivus, prigioniero. bisogna andare all'origine delle parole, sondare l'abisso, rimanerne intrappolati. Un'altra parola mi assilla in questi giorni, non è italiana e all'orecchio italiano il suo significato può suonare strano perché siamo tendenzialmente più ipocriti dei tedeschi e anche meno crudeli, è schadenfreude, la gioia per la sfortuna degli altri. E' in questo abisso che dobbiamo immergerci come ha fatto Capote nel suo A sangue freddo. I questi giorni i giornali stanno facendo a gara a tracciare il profilo a posteriori dell'assassino. Solitario, introverso, non legava con gli altri, tendenzialmente depresso... e altre perle che rievocano un profilo familiare che evidentemente solo per puro accidente non ha commesso una strage terroristica e avendo perso l'occasione ha cambiato carattere! Mi spaventa la banalità del male, più ancora mi spaventa la banalità con cui lo si elimina dal nostro orizzonte. Il concerto "era un bravo ragazzo" è cominciato, la musica non è nuova. La provincia (la mia provincia, Casarano è a 5 km dal mio paese) ha partorito il suo mostro e ora si affilano le armi retoriche per dirsene estranei, non solo in provincia ma anche sui giornali nazionali. 

***

Nel mio blog non parlo mai del mio lavoro e continuerà a essere così, quest'anno faccio una eccezione.

Fattori di emissione atmosferica di gas a effetto serra nel settore elettrico nazionale e nei principali Paesi Europei. Edizione 2020. Rapporti ISPRA 317/2020. 

Indicatori di efficienza e decarbonizzazione nei principali Paesi Europei. Edizione 2020. Rapporti ISPRA 320/2020. 

Il sistema EU-ETS in Italia e nei principali Paesi Europei. Rapporti 327/2020.

mercoledì 16 settembre 2020

Settembre

Profumava di mosto il mio paese e rombo di trattori lo svegliavano pesanti d'uva e facce rosse di fatica, interminabili code per l'offertorio contadino alle cantine sociali, processione lenta di santi bestemmiatori che alle prime luci del giorno avevano già raccolto l'anima a grappoli e nei tini la portavano in spalla e la versavano sui trattori traboccanti di umori impazienti. Braccia vive alla vendemmia guidate dalla sapienza dei morti che a settembre tornavano per il raccolto buono e il santo patrono da festeggiare. Nelle strade il ronzio della fermentazione saliva dalle viscere delle case, litania per il vino che si fa sangue, spirito di terra e notte scura. 
Ora è silenzio, i cancelli delle cantine sono chiusi, le strade hanno dimenticato i loro sensi. I morti non ritornano più.
 
Muri gelosi del mio paese trattengono il profumo dolce e scuro del mosto che fermenta. Lo confidano al viandante come un racconto antico, appena sussurrato.

Geometria di colori


Faccio un salto indietro


Poi arriva qualcuno e mi dice "Ma dai, non dirmi che ci hai creduto davvero! Che hai creduto possibile che tutto sia veramente accaduto come te lo hanno raccontato, come lo hai visto con i tuoi occhi, con la tua carne. Non mi dirai che hai dato retta ai tuoi sensi, al dolore, alle fitte dell'anima?" 
E io gli rispondo "No, in effetti c'era sempre qualcosa che non tornava. Qualcosa che non mi convinceva, un assillo, un chiodo fisso. Come uno squarcio nel tessuto della realtà, una smagliatura nella rete. No, qualcosa non tornava."

 

Bella di casa,
profumi di mela verde e vaniglia.
Seduti ci giocavamo i miracoli
alla partita degli sguardi,
io baravo e tu mi lasciavi vincere.
Tu scolpivi parole nell'aria
io volevo essere la pietra.
Eravamo acqua e miele
versati per dissetare la terra.
La notte ci sorprese fuori casa,
fu quello il nostro inganno
e ora che ti vedo ovunque
non c'è strada dove incontrarti.
Bella di casa,
sai di malvarosa e cannella,
sei sabbia di clessidra
e fiamma di candela.

giovedì 10 settembre 2020

Unire i punti

Unisco i punti dei cocci di vetro sul sentiero,
di rotaie sferraglianti di un treno merci,
di foglie accartocciate e crepitio di passi crudeli,
di finestre aperte sul nulla e porte murate,
di onde ostinate che si frangono sugli scogli.
Sono bravo a unire i punti
che disegno volti nell'aria,
il mio da bambino,
quello di mia madre, di mio padre,
tanto giovani che gli anni non dovevano passare,
dei miei nonni che avevano meno dei miei anni,
quello delle grandi madri 
che il mondo era cominciato con loro.
Insieme uniamo i punti in un ricamo di voci
sul telaio dei giorni cuciamo destini
e la vita sembra ancora vera.

martedì 8 settembre 2020

Visioni

A buona distanza alle mie spalle arriva una locomotiva. Io passeggio lentamente a bordo della ferrovia che costeggia la campagna. Quando il treno è vicino rallenta e si ferma. Il capotreno, visibilmente angosciato, si affaccia dal finestrino e mi chiede indicazioni per un paese. Io gli dico di andare sempre dritto, di non lasciate mai i binari e che a non troppa distanza troverà il paese che cerca. Il capotreno mi ringrazia gentilmente e riparte.

lunedì 31 agosto 2020

Agostiade

Dalle nostre camicie lacere sorge la luna e negli anfratti delle pietre riposano le nostre ombre. "Se e quando moriremo, ma la cosa è insicura" portatemi qui dove tra pietra e pietra ho lasciato le mie impronte.

A pochi passi dalla masseria Cucuruzza a Melissano.

 

Il Salento è terra di numi e creature mitologiche. La gran parte non si fa fotografare ma oggi il peruvo me lo ha concesso.

martedì 4 agosto 2020

Di rimozioni e altri crimini

Ritornare dopo molti anni sulle pagine dell'Antico Testamento è un ritorno all'origine di molte letture successive, perché in questo spicchio di mondo molto di quanto è stato letto e scritto è commento di quell'origine. Anche questo è attraversare il deserto.
Calasso non delude mai. Le pagine dedicate al Mosè di Freud e all'uccisione del padre primordiale sono straordinarie. A cominciare da Goethe la supposta uccisione di Mosè è prodiga di riflessione. La tradizione talmudica ha insegnato che nella Torah il taciuto regge l'universo. Con la violenta rimozione di Asherah, non una parola si legge in questo maestoso libro sull'uccisione della madre. Siamo di fronte a uno dei silenzi costitutivi della Torah?

mercoledì 29 luglio 2020

Ci attende fedele

Il Dio Anubi con il caduceo e vestito della clamide romana, statua del I-II sec. d.C., è uno dei più chiari esempi di come le tradizioni religiose si fondano, si intreccino, mutino fino a fare riconoscere la necessità di parlare di una sola tradizione religiosa, risultato e processo di un meticciato che dura da millenni. Era tipico della Roma imperiale inglobare le religioni incontrate ma a scala più lenta e più ampia è tipico della storia delle religioni. Gli elementi di una religione vengono cooptati in un'altra, inglobati, ammessi o rivoltati nei loro significati simbolici, vedi il serpente, simbolo di saggezza per Atena e Ermes e di perdizione per la cultura giudaica e cattolico-cristiana. La statuaria antica e moderna è un tesoro di testimonianze in tal senso ma la statua del dio Anubi è quasi didascalica e il fatto che la statua sia ospitata nei musei vaticani rende ancora più chiara e preziosa la testimonianza della contaminazione da cui nasce la purezza pro-tempore.
Intanto il Dio Anubi ci attende, fedele.

martedì 28 luglio 2020

La gloria

Un gran libro, davvero un gran libro dove il male oscuro raggiunge vette altissime. Autore trascurato Berto ed è un peccato. Giuda è figura da millenni dibattuta e che fosse un cardine della redenzione non è novità, Borges nelle sue divine Finzioni cita un trascurato teologo di inizio 900 che porta la figura di Giuda fuori dal pantano della perdizione e per questo paga il fio. La peculiarità di Berto, tra le altre, è fare esplodere quel paradosso che si manifesta quando le cose di Dio incrociano le cose degli uomini, far sentire il dolore dell'assillo quando grande e piccola scala si incontrano. Faccio un esempio, se uno mi dice "lascia che i morti seppelliscano i morti" quando chiedo di lasciarlo per onorare i defunti io lo mando al diavolo, senza se, senza ma e senza ripensamenti, al diavolo lui e la sua scala universale. Eppure il paradosso resta. È il conflitto, apparente o reale è appunto una questione di scala, tra le cose di Dio e le cose degli uomini. Sono un essere di piccola scala che aspira all'universale convinto che solo l'unione di piccole scale può salvarci. Giuda è la figura icastica di questo paradosso. Necessario il suo tradimento al compimento del disegno. Necessaria la sua perdizione eterna alla manifestazione della gloria eterna. Giuseppe Berto ha messo il dito nella piaga di questo paradosso. Giuda condannato ad agire male per operare il bene come prima e dopo di lui il Mefistofele di Goethe.

sabato 25 luglio 2020

Vivi reggemmo le nostre spoglie

Vivi reggemmo le nostre spoglie,
noi, fratelli dei cani,
sentimmo nella carne l'ostilità dei desideri.
Le ferite del mondo fasciammo
con la nostra pelle
fino a restare nudi al sale dell'ingiuria.
Prodighi di parole,
era il nostro corpo il pane dell'offerta.
Prendete e mangiatene tutti
in remissione dei miei e dei vostri peccati.

giovedì 23 luglio 2020

Domande

Il terremoto non è nell'Arma, come titola l'articolo del Corriere della Sera. Il terremoto è nello Stato. So perfettamente che è facile intervenire a fatti compiuti ma in questi casi mi sono sempre chiesto se veramente mancassero indizi o segnali di un comportamento che doveva allertare l'attenzione dei vertici. Mi chiedo se veramente una valutazione psicologica attenta non avesse potuto far sorgere qualche dubbio circa la corretta condotta di un esponente delle forze dell'ordine.

E' un lavoro complesso e merita rispetto, chi lo svolge ha enormi responsabilità e proprio per questo deve rispondere ai più alti criteri dell'etica. Lo stesso ha il dovere di fare chi ricopre posizioni di vertice e proprio per le posizioni che ricopre ha responsabilità ancora maggiori. Allora la domande si fanno ancora più assillanti.

Davvero mancavano indizi di un atteggiamento violento? Davvero sono mancati segnali, frasi, occhiate, battute tra colleghi che potevano destare attenzione? Quali sono i criteri di valutazione psicologica di un soggetto che per mestiere è tenuto a portare armi che possono uccidere? Quali sono le regole di ingaggio di chi per mestiere è titolare dell'uso della forza per evitare lo stato di natura dove ognuno può usare la forza per appianare le contese? Quale responsabilità hanno i vertici e gli stessi colleghi che per corporativismo hanno chiuso uno o entrambi gli occhi di fronte a segnali, frasi, occhiate, battute che rivelavano un carattere incline all'abuso di potere? Quanto questa trascuratezza, chiamiamola così, ha inciso in quello che è accaduto nella scuola Diaz, nella caserma di Bolzaneto? Quanto questa trascuratezza, chiamiamola così, ha deciso la morte di Federico Aldrovandi, di Giuseppe Uva, di Stefano Cucchi e di tanti altri? Quanto questa trascuratezza, chiamiamola così, ha deciso dei depistaggi, delle coperture, delle menzogne che hanno infangato i processi? Infine quanto questa trascuratezza, chiamiamola così, sta decidendo della putrefazione della fiducia nello Stato?

Questi crimini sono colpi mortali allo Stato perché coinvolgono chi è chiamato a farne rispettare le leggi. Proprio per la delicatezza del compito le autorità sono tenute a espellere questi soggetti al primo (ripeto, al primo) segnale di carattere incline all'abuso di potere. Proprio per la delicatezza del compito le autorità che non lo hanno fatto se quei segnali ci sono stati devono rispondere di quei crimini.

Non si tratta di responsabilità penale, quella è personale e circoscritta ai fatti. Io parlo di una responsabilità storica, di una responsabilità politica di fronte allo Stato. Una responsabilità per occhi meno miopi di quelli che giustamente deve avere il diritto penale.

mercoledì 22 luglio 2020

Passeggiata romana

Roma è la città dei generosi nasoni
che danno da bere ai viandanti assetati,
Roma è la città delle rovine prepotenti
degne della reverenza dei caduti,
Roma è la città dei vecchi casolari
che piangono l'orizzonte dell'infanzia.

Roma è la città millantatrice di salvezza,
continua a fare promesse che non sa mantenere.

Roma è il mausoleo dove giace il tempo
e noi figli suoi per nascita o adozione
siamo gramigna sulla tomba
incustodita.

sabato 11 luglio 2020

ancora oggi ride

La partita finisce con la vittoria dell'Italia. Il partigiano non trattenne la sua gioia, esultò fuori dal protocollo. Non sono mai stato tifoso ma a 13 anni fui travolto dall'onda che investiva tutto il paese, non quello di oggi, con la P maiuscola, proprio il paese, quello dove sono cresciuto. Fuori dai suoi confini c'era il mare e allora è lì che si va per festeggiare. Tutti in auto, papà e mamma davanti, io dietro. Altre auto lungo la strada, tutte con una sola destinazione, il mare, tutte strombazzanti clacson eccitati. Corri papà, corri, supera, supera, suona, suona, suona. Non poteva superare ma suonare il clacson sì e allora suona papà e papà suonava il clacson all'impazzata,  suona di più, suona di più, mamma che rideva, suona ancora, ancora, non ti fermare, suona ancora. La fila di auto incolonnate... suona ancora. Arrivammo a destinazione con il clacson dell'auto sfiatato che dava gli ultimi rantoli di un raglio senza forza, papà sconsolato e mamma che rideva che a raccontarla ancora oggi ride.

lunedì 6 luglio 2020

Mia madre ha il volto di luna piena

Mia madre ha il volto di luna piena,
la sera si leva con il vento.
Con un sorriso sulle labbra
e un occhio mezzo chiuso
accenna a uno scherzo,
un nascondiglio dove cercarla.
Fa capolino dietro case basse.
Lei non capisce i palazzi alti,
sono posti innaturali
gabbie di gente lontana.

Al telefono ci diciamo
che guardiamo lo stesso cielo.

sabato 4 luglio 2020

il ritardo della lavanda

Canto il ritardo della lavanda
e lacrime di caffè,
canto parole anchilosate
per un battito di ciglia.
Da una goccia di sangue
sgorgano i giorni di luglio
e la pioggia che rinfresca.
In attesa di un sole che mi rinneghi
conto le cose che abbiamo fatto
e quelle che non faremo.

venerdì 26 giugno 2020

Nella terra assetata...

Nella terra assetata dei suoi morti mettiamo le parole tra i sassi dei muretti a secco, preghiere nel muro del pianto. Ossa bianche di terra secca affiorano da altre epoche, dove ieri è davanti agli occhi e altri domani abbiamo alle spalle, il presente è un piatto di pasta, una sedia impagliata, un cesto di vimini intrecciato da mani assenti, aghi di un filo che cuce l'una all'altra vite per un abito da sposa da indossare una sola volta.
È negli occhi questa terra rossa, negli ultimi occhi che guardano mondi ancora giovani e da rifare. Fuori dagli occhi ci sono ancora cose in attesa di un nome.
Non basti terrasanta, non ci bastano le braccia dei cippi di vite, dannati imploranti perdono per una redenzione che non verrà, non ci bastano i nodi alla gola nei rami degli ulivi morti, non ci basta la stoppia bruciata del grano di domani, non ci basta il mare salato di storia. Non basta assentarsi, allontanarsi, dimenticarsi. Non bastano le vecchie foto per continuare a riconoscersi. Non bastano. Non bastiamo alla martellante domanda che davvero sia già accaduto tutto.


lunedì 22 giugno 2020

Si posa l'anima sull'orizzonte


Si posa l'anima sull'orizzonte,
dopo una giornata di vento,
cenere su cenere, terra nera
dopo l'incendio delle stoppie.

La sentinella attende
sulla linea d'acqua che separa i giorni,
santuario di cani randagi.
In questo mare sono nato mille volte
da metà unite per necessità senza disegno,
in questo mare sono venuto al mondo
prima del mio nome.

Sui sentieri delle mie mani,
indecisa la rosa
tra l'ulivo e la pietra,
non sa come tornare a casa.