La necessità del superfluo e il camuffamento dell’essere e dell’avere. Heidegger ci ha illuminati al riguardo, discettando in maniera, non priva di richiami mistici, sicuramente convincente sulla differenza ontologica tra ente ed essere e sullo sviluppo di una modernità che nell’oblio dell’essere lo ha sostituito prima con la totalità degli enti e poi con i soli enti che si prestano all’oggettivazione. Heidegger, nel ricordarci dell’oblio dell’essere e dell’oblio dell’oblio, non si è sottratto al rischio opposto, ossia di obliare gli enti in favore dell’essere. Capita quando i limiti che de-finiscono gli enti si mostrano in tutta la loro indigenza di fronte al desiderio.
Comunque sia, al di là della misera prassi che fa da contraltare alla potenza teoretica di Heidegger, da lui abbiamo appreso che l’uomo di oggi, lungi dall’essere utilizzatore dei suoi strumenti, è sostegno delle sue protesi e che, a nostra insaputa, anche l’avere ha cambiato statuto. Insomma, non siamo più di fronte all’uomo che ha ma di fronte all’uomo che è avuto.
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