"Concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo." José Saramago
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sabato 6 aprile 2013
Rom
Camminano in fila
ai bordi di strade rombanti
e case sbarrate, argini al futuro,
temibile più del passato.
Camminano in fila
dietro carrelli della spesa
rubati ai supermercati,
colmi di rifiuti accuratamente selezionati.
Camminano in fila
carovana di formiche cariche di foglie
da portare in riva al fiume
che bagna la città deserta all'ora di pranzo.
Intanto tutto scorre
intorno a una chiesa diruta,
angolo di tempo fermo da sette secoli,
in attesa che la città si stanchi.
Ottima descrizione poetica di esseri umani che esistono e resistono.
RispondiEliminaEsseri umani perseguitati, sovente odiati, senza renderci conto che su questa Terra siamo tutti Rom, tutti di passaggio, e chi cammina ai bordi della strada fa lo stesso itinerario di chi la percorre "rombante" di benessere.
RispondiEliminaBella poesia, nella sua dolce crudezza.
Ciao.
Stavo per scriverlo io: ma siamo noi, questi Rom. Bella, sì.
RispondiEliminaMi ha fatto riflettere il commento di Gattonero, credo anch’io che i rom siamo noi senza rendercene conto, sono tutto ciò che non vogliamo essere, chiusi nel guscio del nostro benessere, fra le confortanti braccia di una tecnologia che ci offre una vita senza sbalzi, seppure artificiale, che ci sta quasi completamente de-istintualizzando e ci sta togliendo ogni spontaneità e ogni libertà.
RispondiEliminaCosì oscilliamo nel vederli o come dei pezzenti non integrati (né integrabili) che vivono di scorie ai margini della nostra società, come se fossero parassiti e il vederli idealmente come le uniche persone libere rimaste in un ambiente in cui tutto è omologato e superficiale, persino la trasgressione e la libertà è solo condizionata.
Ciao
I rom vivono nelle periferie, noi viviamo alla periferia di noi stessi, non siamo più in grado di vedere spiragli di libertà in quello che ancora ci ostiniamo a chiamare contratto sociale, un contratto che abbiamo deprivato del suo collante di diritti e che abbiamo riempito di "valori" economici. Il lavoro, gli impegni, il conto in banca, le bollette sono diventate catene intorno al collo e chi si sottrae a questa forma degenerata di contratto è odiato per i due motivi che dice Garbo. Sì gattonero, siamo tutti rom, c'è chi rovista nei cassonetti e chi nei supermercati, entrambi alla ricerca di rifiuti accuratamente selezionati e, come ho detto nell'ultimo post, I fell so tired.
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