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martedì 23 marzo 2010

Certi diritti

Quando la politica ed in particolare la democrazia si risolve esclusivamente nei suoi aspetti puramente quantitativi lascia enormi spazi all’intolleranza legittimata da un numero sufficiente di voti. Tale condizione, senza voler scomodare due secoli di storia politica, è già ampiamente definita dal termine arroganza. Emanuele Severino afferma che “una legge può essere più o meno democratica nella misura in cui è più o meno soffocato il punto di vista della minoranza: più una legge soffoca il punto di vista della minoranza, meno è democratica; meno soffoca il punto di vista della minoranza, più è democratica”[1] ; tale criterio non è così presente e pressante in una politica, che pur ossessionata dai quanta democratici, non si pone l’obiettivo caro a Camus di ridurre la somma algebrica della sofferenza al termine della vita.
Del resto quando quell'ambito dell'agire collettivo in cui deve prendere forma la costruzione, coraggiosa e necessariamente rischiosa, di nuovi spazi della dimensione umana diventa pigra amministrazione del già costituito non è più sensato chiedersi se sia eticamente doveroso da parte della politica prendere atto di esigenze espresse nel tessuto sociale e realizzare norme che ne riconoscano l'esistenza. Il mancato riconoscimento giuridico delle coppie di fatto in Italia, indipendentemente dal sesso dei costituenti la coppia, è un chiaro esempio di questa misera degenerazione della politica ed in particolare della democrazia. Ovviamente si sollevano problemi di carattere etico, ma di fronte all’incapacità di trattare con la sinfonia dell’etica sociale si compensa con le urla sguaiate dell’etica da bettola. In questo desolante panorama culturale non ci si avvicina neppure ai registri del bisogno/diritto di riconoscimento di soggetti quali nuclei relazionali in un contesto sociale ed il dibattito è lasciato agli sciacalli della comunicazione che consegnano messaggi porta a porta!
Non si possono porre problemi etici ad amministratori di condominio né pretenderne la soluzione, così il problema diventa porre domande giuste alle persone sbagliate. Ad oggi in Italia sembra fuori luogo rivolgere domande impegnative al potere legislativo o esecutivo, troppo occupati a rimboccare le coperte a bimbi invecchiati tra smanie paranoidi e livorose ossessioni di invidia del culto della propria personalità in declino, resta, finchè resta la via del potere giudiziario. Oggi alla Corte Costituzionale si aprirà l'udienza in merito alla legittimità o meno del riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali, molte famiglie attendono l'esito della Consulta.

[1] E. Severino, intervento nel Dialogo La politica è ancora un valore? A. Gnoli, R. Esposito, E. Scalfari, J. Bhabha, G. Marramao, F. Savater, E. Severino. MicroMega, 3/2007, p. 103.

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