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lunedì 15 marzo 2010

La sostanza dei cretini

Terzine di frammenti di 5 caratteri in disordine

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Sanzsì pròta? serrraccoa la dolocuna i feseno. e l'uarda
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ta; val a, diine, uon dn gran dona.


Terzine di frammenti di 15 caratteri in disordine

uarda in seno, ta;
e ora in tun l'altro si r in te di pace n suo quivi fesnza guerra
li nza nocchiere i'un muro e una nciasse il frenòta?

Sanz' essfare al cittadigna meno.ordello!
Quellperché ti raccoine, e poi ti go fora la
sol per lo dofossa serra.

Ca, di dolore ose non stanno saode
di quei chsua terra,
di ode

le tue margode.
Che val se la sella è vvivi tuoi, e l'o
Iustinïano,

s'alcuna parten gran tempesta' anima gentil lce suon de la
province, ma bAhi serva Italierca, misera, itello, nave sa,
non donna di vergontorno da le prfu così presta,


Terzine di versi endecasillabi in disordine

di fare al cittadin suo quivi festa;
Quell' anima gentil fu così presta,
Che val perché ti racconciasse il freno

li vivi tuoi, e l'un l'altro si rode
di quei ch'un muro e una fossa serra.
Ahi serva Italia, di dolore ostello,

Iustinïano, se la sella è vòta?
Sanz' esso fora la vergogna meno.
le tue marine, e poi ti guarda in seno,

nave sanza nocchiere in gran tempesta,
sol per lo dolce suon de la sua terra,
Cerca, misera, intorno da le prode

e ora in te non stanno sanza guerra
s'alcuna parte in te di pace gode.
non donna di province, ma bordello!


Terzine incatenate di versi endecasillabi

Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!

Quell' anima gentil fu così presta,
sol per lo dolce suon de la sua terra,
di fare al cittadin suo quivi festa;

e ora in te non stanno sanza guerra
li vivi tuoi, e l'un l'altro si rode
di quei ch'un muro e una fossa serra.

Cerca, misera, intorno da le prode
le tue marine, e poi ti guarda in seno,
s'alcuna parte in te di pace gode.

Che val perché ti racconciasse il freno
Iustinïano, se la sella è vòta?
Sanz' esso fora la vergogna meno.

***

La sostanza prende forma. Il significato riposa sulla sintassi.
Con il primo esperimento (frammenti di 5 caratteri in disordine) la sostanza non viene sconvolta ma la forma, o meglio la sua assenza, ne impedisce la lettura.
Con il secondo esperimento (frammenti di 15 caratteri in disordine) si intuisce qualcosa ma ancora non ne afferriamo il senso.
Con il terzo esperimento (terzine di versi endecasillabi in disordine) la sostanza si mostra e abbiamo chiaro di cosa stiamo parlando ma è solo con il quarto "esperimento" che la maestà della poesia si mostra in tutta la sua potenza. E' un pezzo del VI canto del Purgatorio della Divina Commedia e dubito che qualche cretino, dopo aver letto questo, possa ritornare al primo esperimento invocando la priorità della sostanza sulla forma, ma faccio male a dubitare perchè qualcuno pronto a farlo si trova sempre.

La poesia o la letteratura in generale o, ancora di più, qualunque espressione artistica non sono il solo ambito del pensiero in cui la forma è sostanza, si potrebbe dire la stessa cosa della biologia e delle forme dell'evoluzione (quelle che ammiriamo per bellezza quanto quelle che suscitano orrore), della chimica e delle formule, del diritto o, più estesamente, della democrazia e delle procedure. Per la verità credo siano davvero pochi i casi in cui si possa separare forma e sostanza se dobbiamo considerare seriamente questi due rovesci di medaglia senza un dritto. Salvo usare il termine 'forma' nell'accezione idiota che la contrappone al termine 'sostanza', usato in maniera altrettanto idiota.

In questo mio gioco tra forma e sostanza avrei potuto considerare la Gioconda e pensare che la sua sostanza era già tutta nella tavolozza di colori di Leonardo, oppure avrei potuto pensare alla Pietà Rondanini e a Michelangelo che già la vedeva nascosta nella roccia.
Ho preso 5 terzine di Dante, le ho frammentate in vari modi e ne ho mescolato i frammenti. Quando i frammenti sono piccoli il senso si perde ma resta in quei frammenti, avessi mescolato le singole lettere la sostanza di quei versi sarebbe restata lì, eppure non sarebbe stata accessibile a nessuno. Grosso modo mi pare sia quello che sta avvenendo in Italia con lo stravolgimento delle regole del diritto che da strumento di garanzia per tutti e sempre diventa strumento di prevaricazione per qualcuno e in qualche circostanza.
Il paragone tra i versi di Dante ed il diritto può sembrare disonesto perché i versi del poeta sono qualcosa di compiuto mentre è vero che il diritto è un processo in continuo divenire ma la domanda resta la stessa. Qual è il punto di rottura del diritto in un dato momento storico perché il suo senso non sia più accessibile? Qual è la dimensione dei frammenti che ci permetterà di comprendere ancora di cosa stiamo parlando?

Un noto sobillatore di popolo il 24 marzo del 1821 annotava tra i suoi appunti "Se noi dobbiamo risvegliarci una volta, e riprendere lo spirito di nazione, il primo nostro moto dev'essere, non la superbia nè la stima delle nostre cose presenti, ma la vergogna. E questa ci deve spronare a cangiare strada del tutto e rinnovellare ogni cosa. Senza ciò non faremo mai nulla." Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri (pp. 865-866).

1 commento:

  1. volevo solo dirti che l'ho letto e che mi è venuto un mal di testa col primo esperimento perchè pensavo che dietro a quella serie di lettere ci fosse qualche regola strana che ne desse il significato.
    E mi sono sforzato tanto nel non andare avanti a vedere cosa fosse scritto dopo.....ma alla fine mi sono arreso....E ho fatto bene....sono andato direttamente al quarto.

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