"Concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo." José Saramago
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martedì 12 luglio 2022
De sideribus
Sono arrivate oggi le immagini di James Webb, il telescopio a 1,5 milioni di km dalla terra, capace di guardare le più antiche galassie dell'universo, di questo universo, indietro nel tempo fino a 13,5 miliardi di anni fa e già la necessità di usare il tempo quando si parla di distanze siderali mi fa venire le vertigini. In km sarebbe un numero spaventoso, 1277 seguito da altri venti numeri. Ma quello che mi fa letteralmente tremare le gambe è l'evidenza palmare che noi possiamo guardare un universo che non c'è più, raccogliamo prove di un universo fossile. Chissà come sono oggi le galassie che vede l'occhio di James Webb? Ha senso questa domanda in una vastità così grande che la luce impiega miliardi di anni per percorrere? Quando diciamo oggi, oggi di chi? Il mio oggi? Perché non l'oggi di chi forse mi vede a miliardi di anni luce di distanza, o mi vedrà quando non ci sarò più? Questo intreccio di passato e futuro che si annichiliscono nel tempo che diremmo inesistente, il solo che ci consente di essere osservatori, il presente, mi stordisce. Se fossi su una di quelle galassie saprei che tra molti miliardi di anni sarà possibile vedere mia madre che cresce, incontra mio padre, se ne innamora ed è una bambina che suona la campana del latte appesa alla bicicletta di un bambino poco più grande di lei, vedrei una giovane madre che sulla moto guidata da un giovane padre tiene stretto un bambino perché non senta freddo al ritorno dal mare. Invidio le galassie viste da James Webb perché vedranno tutto questo tra 13,5 miliardi di anni, come fosse oggi, il loro oggi, quando noi non ci saremo più ma poi penso che forse quelle galassie oggi, il mio oggi, non esistono più e non esistevano già più quando è nata mia madre e mio padre, i loro genitori, i loro nonni e allora penso che in questo universo possiamo vederci quando ormai non ci siamo più e questo mi fa disperare.
Disperato no, ma ho riflettuto sul senso di queste operazioni. Anzi, sul non sense.
RispondiEliminaNe consiglio la lettura
RispondiEliminascience4life
manuelmarangoni
Chi ha paura del buio?