Stasera il vento è in guerra con i giorni e un esercito di nuvole gli obbedisce
"Concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo." José Saramago
Pagine
martedì 29 dicembre 2020
Stasera il vento
Stasera il vento è in guerra con i giorni e un esercito di nuvole gli obbedisce
venerdì 25 dicembre 2020
Auguri inutili
Tra terra e cielo, il paziente impressionismo dei muri di Melissano. |
Auguri inutili da parte mia. Auguri che le tue gambe tornino a essere gambe e gli occhi a essere occhi. In un mondo di cercatori di luce ti auguro di trovare la tua ombra e saperla riconoscere. Auguri perché le tue orecchie non fuggano il silenzio e la musica delle pietre. Ti auguro di incontrare te stesso al buio senza spaventarti. Auguri inutili perché i tuoi giorni siano vissuti da te e non da uno sconosciuto che ti somiglia. Ti auguro di trovare la tua vita più interessante di quella degli altri. Ti auguro di ritrovare giacimenti di parole più preziose dei diamanti e vene sotterranee di voci che corrono con il tuo sangue. Auguri perché tu sappia riconoscerti negli occhi di uno sconosciuto che viene da paesi lontani e nei muri cadenti della tua città. Auguri inutili perché tu sappia sentirti debole quando sei nel pieno delle forze, che tu sappia essere lento anziano da giovane e bambino che gattona da vecchio. Ti auguro di scoprire le tue mani e il tuo respiro, di sapere ascoltare il fruscio del vento e dell'assenza. Auguri inutili perché tu sappia farti attesa. Ti auguro di scoprire che i luoghi dove non accade nulla sono la teca che custodisce l'universo. Auguri inutili e fuori tempo, a fine giornata quando tutto è più chiaro ed è inutile vederci chiaro.
giovedì 24 dicembre 2020
Esercizi per un ritratto
mercoledì 23 dicembre 2020
Litania
Qui divento suono di campana, verde scintillante di forre ferite, qui il cuore batte inatteso, camminare è atto religioso, una grotta scavata con le mani, un ospedale santuario, un campo di grano e di erba selvatica, un contadino diffidente come un gatto che chiede spiegazioni di foto innamorate di una vertigine di tempo nella corteccia di ulivo, strazio piantato nel seno della terra, di pietre disposte con dedizione come un dolore, per farne una casa di tempi passati, quando il cuore riposa accarezzato da vento e memoria, dove il bianco delle case gareggia con la ferocia del sole per accecare il passante e i morti urlano presenti e inascoltati per troppa fretta, hanno bisogno di lentezza le voci per arrivare alle orecchie dei quasi viventi, lucertole mi corrono accanto lungo i binari della ferrovia e sgusciano come ricordi tra pietra e pietra. Il pranzo una messa, nessuna fretta al rito, il mondo si disfa per un boccone interrotto. Pietra dopo pietra, giorno dopo giorno, con cura come per un amore, come per un dolore da custodire, così si vive accanto ai fili d'erba che spaccano l'asfalto, molti desiderano tornare indietro, tanti sognano il futuro, pochi vivono il presente come fosse l'ultimo respiro. Taci e ascolta il silenzio che si fa voce intorno, il vento si fa litania, preghiera il fruscio dei rami, erba secca che si rompe sotto i passi, cardi, soldati spinosi, fanno la guardia ad antiche fortezze assaltate da rimembranze sepolte, pietre, mucchio d'ossa bianche a marcire nell'ossario assolato dei campi, balsamo i colori dei fiori per un sudario di immortalità passeggera, come una stagione felice di voci nella notte a tessere la tela del mondo.
Del movimento e del tornare
Il dilemma del movimento è che non sai mai se sei tu ad andare avanti oppure il resto a correre indietro. Prendi per esempio le ombre che scorrono lungo il finestrino di un treno in corsa. Sei sicuro di essere tu a muoverti. Perché? Perché hai pagato un biglietto! Perché nella stazione di partenza e in quella di arrivo c'è gente, nello stesso istante, che è pronta a giurare di non essere altrove! Basta? Il dubbio ti sfiora e le certezze restano impigliate tra i rami degli ulivi che non hanno fatto in tempo a comparire da un lato del finestrino che sono già scomparsi dall'altro lato. Nell'incertezza Parmenide dice, acido, che Eraclito non è mai entrato in un fiume. Eraclito, piccato, attende che Parmenide passi, per dirgliene quattro.
***
Preso al volo, dal treno mentre tornavo a Roma...tornare a Roma. Che strana espressione! Il mio tornare è solo nei paesi dove sotto gli alberi d'ulivo si tracciano cerchi per accogliere le olive, "arie" si chiamano quei cerchi, preparati con cura, spazzati con le scope. Si torna davvero solo dove i contadini stendevano un velo nelle "arie" sotto gli ulivi, un velo da sposa per celebrare il loro matrimonio con l'albero. Si torna davvero solo nei paesi dove la terra si misura in are, altari all'ombra degli ulivi che ci ricordano.
martedì 22 dicembre 2020
Ritorni
I fatti accaduti sono animali selvatici, è impossibile addomesticarli. Se ti sono ostili non puoi fare nulla, ti aggrediranno sempre. A volte capita di ingaggiare battaglia con loro e, per pochi inutili secondi, avere la meglio. In queste fugaci battaglie si stringe alleanza persino con l'accidentale disponibilità di un treno per tornare a casa in un orario diverso dal solito, un treno mai preso prima... Basta per riscrivere tutto, perché se non tutto è come è sempre accaduto allora quanto è accaduto non è più così certo... Deliri, forse l'alcol del gel per le mani di cui in questi giorni si fa gran uso.
Camminare per le strade di mille sere tra nicchie senza santi e finestre di legno fradicio. Leggere i sentieri da percorrere nelle crepe dei muri anneriti dai silenzi. Hanno occhi queste strade e sangue e carne di ulivo e vite che chiamano dal fondo della notte. Non voltarti a guardare le fiamme, lo specchio delle tue mani basterà a farti di sale, statua da secoli ferma sulle stesse strade.
Delle croci che mettiamo sui portoni come segnalibri tra le pagine da memorare.
I più razionali la chiamano pareidolia.
Ed è davanti a questa immorale bellezza che arrivi a desiderare che i tramonti siano più brutti perché chi non li può vedere non si perda nulla.
La sacra famiglia.
«Te piace 'o presepe?»
***
«La vita, come un commentario di un'altra cosa che non afferriamo, e che è lì all'altezza del salto che non spicchiamo.
La vita, un balletto su un tema storico, una storia su un fatto vissuto, un fatto vissuto su un fatto reale.
La vita, fotografia del numero, possesso nelle tenebre (donna, mostro?), la vita, prosseneta della morte, splendide carte, tarocco dalle dimenticate combinazioni che delle mani gottose avviliscono a triste solitario.» Julio Cortázar, Rayuela. Il gioco del mondo.
Un libro illeggibile, proprio come la vita.
Atopie
lunedì 21 dicembre 2020
Il mistero
martedì 15 dicembre 2020
Parole di giunco
Goccia a goccia
stilla luce dalla notte.
Il fumo delle ore sale
a rammendare sguardi,
stracci laceri di vita.
La soglia
ascolto le parole della risacca.
I minuti tornano indietro,
relitti di vecchi naufragi
sbattuti su scogli aguzzi.
Sulla soglia di un tramonto
vento e salsedine
scorticano i giorni.
Il sole annega senza voce
e i sospiri degli amanti sono elegie
alle attese dei mortali.
Nell'aria rarefatta
invento combinazioni di luce e buio
per dissetare gli occhi di sguardi assenti.
Berrò calici di fiele
per una crocifissione
degna di un uomo qualsiasi.
Consegnerò l'ultimo respiro
certo che sapremo riconoscerci.