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Impastatrice
Antico Regno V Dinastia
2510 a.C. - 2350 a.C. |
Il dolore va impastato bene, come si fa il pane. Serve pazienza, forza e metodo. Se non impasti bene la cottura lo rovina, le bolle nell'impasto fanno scoppiare la crosta, il pane resta duro in alcuni punti, morbido in altri. Impasta bene che il fornaio è passato nel cuore della notte, "temperaaa". Questa notte sarà breve. È ancora buio, tra le mani si sollevano onde di acqua e farina, come anni e destini travolti nel fortunale tra le dita. Impasta bene che deve lievitare. Lo metterai sotto una coperta, nel letto, dove dormi, come un bambino da tenere al caldo, battezzato d'acqua, cresimato con un segno di croce. Il fornaio passerà tra poco per ritirare il bambino che hai cresciuto questa notte, passerà per infornare il pane. Domani ne mangeremo tutti.
Anni fa tenni un seminario sulla violenza omicida, da dove sorge la violenza, come nasce l'aggressività, come è possibile aggredire, sfigurare o uccidere la persona che ami o un perfetto sconosciuto?
RispondiEliminaC'era nel gruppo chi pensava che la violenza fosse connaturata al genere umano, si aggredisce e si uccide perché è nella nostra natura, perché siamo fatti così, è un nostro istinto primario, appartiene al nostro DNA.
Oppure, la violenza è secondaria ad una frustrazione, diventiamo violenti se non possiamo amare ed essere amati, se le cose non vanno secondo i nostri progetti e i nostri desideri...se tutto filasse liscio non ci sarebbe alcuna violenza.
Celesti praterie, queste ultime, cavalcate dai riformatori sociale, da tutte le sinistre ...se creassimo delle condizioni di vita adeguate, sparirebbe la violenza, l'omicidio, tutti i crimini, il male.
Ero piuttosto scettico allora sia dei darwinisti e dienneaisti, sia dei riformatori sociali che credono che cambiando il mondo, introducendo condizioni di vita migliori spariranno tutti i mali ( ho ben presente quando, purtroppo più spesso di quanto crediamo, si uccida per il semplice piacere di uccidere).
Mi colpì allora l'affermazione di una signora schizofrenica che asserì che per lei la violenza deriva dal dolore, un dolore che descrisse quasi come esistenziale, legato all'avventura di vivere e non soltanto ad eventi particolarmente spiacevoli.
Forse, la violenza è soltanto dolore poco e male impastato, dolore non lievitato, dolore con cui possiamo fare solo un pessimo pane che ci intossica invece di nutrirci.
Ciao
Caro Garbo i commenti che qui ci lasciamo hanno il sapore dello scambio epistolare, di lettere da conservare e rileggere, qualcosa che non si usa più da tempo. Mi porti di fronte all'eterna dicotomia tra natura e cultura, se la violenza abbia la sua genesi nel DNA o nasca in seno ai desideri frustrati, dalle aspettative disattese, se insomma abbia un sostrato psicologico e culturale. Come un pendolo si oscilla da un lato all'altro spesso non rendendo giustizia all'una o all'altra posizione, come accade di fare fare anche te. Spacchettiamo l'intero nel tentativo di ricomporre lo specchio rotto ma spesso portando i frammenti troppo lontani. Esimi genetisti come Lewontin hanno messo in guardia dalla cosiddetta dottrina del DNA e non faremmo giustizia a quelli che chiami riformatori sociali se pensassimo ad un mondo senza violenza se la società fosse improntata ai valori di giustizia e di uguaglianza. Aveva ragione la signora schizofrenica e dava ragione anche a quei riformatori sociali perché non c'è solo il dolore intimo e personale, c'è anche il dolore sociale, un dolore che viene dalla storia. Spacchettiamo tutto, a tutto diamo un nome ma non abbiamo una tassonomia del dolore, non ne riconosciamo le specie e non ne conosciamo gli incroci e le derivazioni. Gli esiti dell'impasto sono quanto mai imprevedibili. Possono essere devastanti o memorabili espressioni dello spirito. Nel DNA non c'è scritto nulla dell'esito dell'impasto, in altre parole c'è scritto tutto! Ti saluto.
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