Insomma da quanto
detto finora sembra che ce la cantiamo, ce la suoniamo e ce la balliamo da soli. Niente di nuovo sotto il sole. Pirandello molto tempo fa aveva già detto tutto quello che c'era da dire al riguardo. Altro che post-verità di cui si parla oggi come se fosse di recente scoperta. Ci raccontiamo, o siamo indotti a raccontarci, una storia che conforta i nostri timori più reconditi e restiamo al calduccio nella nostra bolla cognitiva fino a quando non arriva una variazione più o meno disastrosa a risvegliarci dal torpore, allora cambiamo versione della storia e riprendiamo a credere come prima, più di prima! Pensandoci bene sembrerebbe che nelle trappole cognitive ci viviamo in continuazione. Non facciamo altro che vivere in una trappola che ripariamo standoci dentro, la giara di Pirandello appunto.
In definitiva cos'è la caverna di Platone se non una trappola cognitiva? A essere ottimisti potremmo pensare che usciamo dalle trappole solo quando artisti, filosofi, poeti o scienziati (elencati in ordine alfabetico) ci svegliano e ci fanno vedere cose non viste prima. Il dilemma è serio. Usciamo davvero dalle trappole cognitive o non facciamo altro che passare da una trappola all'altra? Ideologie, visioni del mondo, modelli e schemi concettuali sono utili strumenti ermeneutici di sistematizzazione e conoscenza che rischiano sempre di trasformarsi in trappole per la stessa conoscenza quando l'assuefazione impedisce di vederne i limiti. Dovremmo chiederci continuamente "c'è altro che non sto considerando?". In questa domanda risiede la necessità del confronto con gli altri, l'essenzialità della dialettica. Senza il confronto con gli altri siamo come pesci nella bolla che pensano che il mare sia la bolla, come quelli che confondono le relazioni sociali con i social!
Ma attenzione, senza un senso critico ben temperato anche la domanda "c'è altro che non sto considerando?" può trasformarsi in un pericoloso "c'è qualcosa che mi stanno nascondendo?" In questo modo si entra in una trappola cognitiva simile a quella del paranoico, una trappola che oggi racchiude un gran numero di persone. I motivi per cui si entra in questa trappola sono molteplici: sfiducia nella politica, diseguaglianza sociale, principi calpestati e traditi, smantellamento dei dispositivi pubblici della conoscenza come la cara vecchia scuola. In un contesto simile l'attuale potenziale di comunicazione (web, social, ecc.) può costituire un fattore di amplificazione devastante della cultura del sospetto e non può sostituire i dispositivi della conoscenza messi in disuso. Oggi si parla della
società della conoscenza ma in queste condizioni può crescere solo una società dietrologica, una società del complotto.
Aspettate un momento, ho
un sassolino nella scarpa che devo togliermi prima di riprendere a scrivere seriamente (più o meno seriamente). Ehi, complottista! Ho una notizia per te. Se non conosci quello che succede non è perché ti tengono nascosto quello che succede. E' perché sei ignorante. Non ti offendere, anche io sono ignorante ma io lo so e cerco di colmare la mia ignoranza anche se mi costa fatica, tu invece non sai di essere ignorante e questo fa di te un imbecille. Sicuramente qualcosa sottobanco viene fatto, non posso negarlo, ma ti assicuro che non è la stragrande maggioranza delle cose che non sai. Quelle non le sai perché sei ignorante. Questa però è sia una brutta notizia sia una buona notizia. Brutta perché se sei un imbecille toglie ogni alibi alla tua imbecillità, buona perché se sei solo ignorante allora puoi colmare la tua ignoranza.
Riprendiamo il discorso. Continuando di questo passo una minoranza farà parte della società della conoscenza e la maggioranza farà parte della società che fa uso passivo degli strumenti della conoscenza, dei consumatori nella migliore delle ipotesi. Un segnale preoccupante di questo problema lo vediamo in paesi come gli Stati Uniti che a fronte di una produzione scientifica di tutto rispetto mostrano livelli di istruzione diffusa scandalosi con una nutrita fetta di popolazione che ancora pensa che l'evoluzione sia una favola blasfema. Lo vediamo in Italia con un tasso di
analfabetismo funzionale che fa paura nonostante faccia parte del G7! Ha ragione da vendere
Marc Augé quando dice “la sola utopia valida per i secoli a venire, le cui fondamenta andrebbero urgentemente costruite o rinforzate: l’utopia dell’istruzione per tutti, la cui realizzazione appare l’unica possibile via per frenare, se non invertire, il corso dell’utopia nera che oggi sembra in via di realizzazione: quella di una società mondiale ineguale, per la maggior parte ignorante, illetterata o analfabeta, condannata al consumo o all’esclusione, esposta ad ogni forma di proselitismo violento, di regressione ideologica e, alla fin fine, a rischio di suicidio planetario.”
La storia che ci raccontiamo, tempo fa si diceva
narrazione oggi siamo passati allo
storytelling, è quasi sempre il risultato di una focalizzazione. Consideriamo alcuni aspetti della realtà e ne tralasciamo altri. Non possiamo fare altrimenti, i nostri sensi sono evoluti per cogliere alcuni elementi di quanto ci circonda e tralasciarne altri. Di fatto siamo evoluti per cogliere stimoli compatibili o meno con la sopravvivenza, per andare incontro ai primi stimoli e evitare i secondi, ma le condizioni ambientali che interferiscono con la nostra vita sono cambiate in fretta e gli stimoli di oggi non sono gli stessi del paleolitico. Il problema mostra tutta la sua insidia quando il pensiero assume valenza totale, direi totalitaria, ignorando l'esistenza di quanto non prendiamo in considerazione. Invece quello che tralasciamo continua a esistere e quando ci andiamo a sbattere irrompe nel nostro panorama cognitivo. I cambiamenti climatici sono un drammatico esempio di fenomeni che avvengono a scale che sfuggono ai nostri sensi. Li abbiamo ignorati per decenni e adesso ci stiamo andando a sbattere.
Un'altra focalizzazione a mio avviso disastrosa è la convinzione che tutto sia frutto dell'ingegno e della tecnica. Non è un caso che la figura dell'ingegnere sia oggi ritenuta imprescindibile per risolvere qualunque problema della nostra epoca, ovviamente affiancata dall'opportuno economista per valutare la fattibilità economica della soluzione! Le discipline umanistiche, vero tessuto connettivo del nostro sviluppo, collettivo e individuale, sono snobbate quando non bandite. Ma c'è una vittima ancora più eccellente di questa distorsione tecnicista. Non tutto è il risultato di un progetto pianificato. La vita, come fenomeno biologico, non è il risultato di un progetto. La natura, la biodiversità, l'evoluzione sono un magnifico, inatteso e continuo miracolo di ordine e disordine. Abbiamo la convinzione di essere qui per un disegno preciso, per uno scopo scritto dall'origine dei tempi e l'idea che potremmo non essere qui per sempre, come specie intendo, non ci sfiora nemmeno. Pensiamo di imbrigliare l'imprevisto in categorie come la storia o la scienza, prendendoci libertà che farebbero drizzare i capelli a storici e scienziati. Tra il 1927 e il 1937 Antonio Gramsci appuntò in carcere quella che è una delle più grandi distorsioni cognitive della nostra epoca. "
La scienza. Accanto alla più superficiale infatuazione per la scienza, esiste in realtà la più grande ignoranza dei fatti e dei metodi scientifici, che sono cose molto difficili e lo diventano sempre più per il progressivo specializzarsi di nuovi rami della conoscenza. Superstizione scientifica che porta con sé illusioni ridicole e concezioni più infantili ancora di quelle religiose. Nasce una specie di aspettazione del paese di Cuccagna, in cui le forze della natura, con quasi nessun intervento della fatica umana, daranno alla società in abbondanza il necessario per soddisfare i suoi bisogni. Contro questa infatuazione i cui pericoli ideologici sono evidenti (la superstiziosa fede nella forza dell’uomo porta paradossalmente a isterilire le basi di questa forza stessa), bisogna combattere con vari mezzi, di cui il più importante dovrebbe essere una maggiore conoscenza delle nozioni scientifiche essenziali, divulgando la scienza per opera di scienziati e di studiosi seri e non più di giornalisti onnisapienti e di autodidatti presuntuosi.
Si aspetta «troppo» dalla scienza, e perciò non si sa valutare ciò che di reale la scienza offre." (Quaderni del carcere).
Una superficiale infatuazione dice Gramsci. Oggi siamo tutti convinti di essere diretti discendenti di Prometeo e dimentichiamo di essere anche
pronipoti di Epimeteo! E' necessario distinguere con accortezza tra ragione, scienza e tecnica e capire in che relazione sono tra loro e con il mercato, ultima trasfigurazione di ciò che è invisibile e immortale. Anche questa una distorsione cognitiva mica da poco! La visione neoliberista dell'economia, modello di organizzazione temporanea dell'umanità, diventa espressione razionale di una cosmologia stabilita
ab aeterno senza alternative possibili. Una disciplina con forti valenze morali come l'economia assurge a legge fisica degli scambi commerciali e quello che vale in natura è trasferito nella morale dando compimento a una delle più perniciose fallacie del pensiero, la fallacia naturalistica che confonde descrizione e prescrizione. Ciò che è diventa ciò che deve essere. Nessuna differenza tra natura e cultura quindi, quello che avviene in natura vale anche per l'organizzazione sociale. Tutto bene? Certo, fatto salvo che non c'è niente di più "naturale" di epidemie, terremoti, carestie, predazione, ecc. ecc.
Insomma non è da escludere che la nostra organizzazione sociale sia frutto di colossali distorsioni cognitive che durano decenni! Dalla fine degli anni '70 ha preso piede la narrazione in cui lo Stato è diventato il problema anziché la soluzione. Continuiamo imperterriti con questa narrazione del tutto indifferenti all'evidenza dei fatti che dicono che da quando è così la disuguaglianza è cresciuta, il reddito e la ricchezza si è concentrata nelle mani di una minoranza sempre più esigua e il bacino dei diseredati è aumentato fino a formare una miscela esplosiva e incontrollabile. Guasto è il mondo, titolava
Tony Judt uno dei suoi ultimi libri. Era il 2010, nel frattempo sono passati altri anni e non mi sembra di vedere segni di miglioramento.
Federico Caffè diceva: "Una efficienza priva di ideali ci riporta al clima intellettuale che ha consentito di designare l’economia come una scienza crudele." Questa affermazione fa riflettere sulla versione dei fatti che più ci piace credere o alla quale siamo indotti a credere. Oggi che ideali e utopie sono dati per morti, rimasti sul terreno insanguinato del '900, resta un'efficienza meccanica e fredda, fatta di macchine per macchine. Il fattore umano è un disturbo da smussare, adeguare, se necessario eliminare e sacrificare sull'altare della competitività e della produttività. Questa è la storia che ci raccontiamo oggi, una storia senza storia, avvolta in un presente eterno, senza futuro e senza passato. Oggi il futuro è senza storia e l'unico orizzonte è un indefinito incremento di competitività e produttività ignorando la natura asintotica di
questi miti contemporanei, per non parlare dei limiti del pianeta che altrimenti il discorso si complicherebbe di più e a noi piace semplificare!
***
Questo discorso è partito da una giocosa presentazione delle distorsioni cognitive, poi mi sono lasciato portare da associazioni più o meno libere verso considerazioni la cui pertinenza con il punto di partenza ognuno valuterà. Prendendomi molte licenze ho utilizzato le distorsioni cognitive per leggere un frammento della nostra attualità. E' una lente molto personale quella attraverso cui ho deciso di guardare, non posso certo pretendere che mi fornisca un'immagine senza distorsioni!
Ma lasciate perdere le mie elucubrazioni. La cosa importante da ricordare è che
Roy Cerqueti sabato 27 maggio dalle 18:00 farà una divertente presentazione delle distorsioni cognitive senza frantumarvi i cabasisi, anzi facendovi divertire. Un assaggio di quello che si dirà è contenuto nel
primo post di questa serie.
E' un evento di raccolta fondi per sostenere la scuola
Hands of Love di Nairobi. Il contributo per la serata è a offerta libera e tutti i contributi andranno a sostegno della scuola.
La presentazione sarà a
Monterotondo, nella galleria Grafica Campioli di Anna Chiara Anselmi. La galleria è nel centro storico di Monterotondo, adiacente a Palazzo Orsini (ora Palazzo Comunale) in
Via Vincenzo Bellini, 46, a soli 25 chilometri da Roma.
Al termine della presentazione offriremo un piccolo rinfresco per continuare a stare insieme sotto le stelle nel chiostro della galleria.
E' possibile avere fino a
40 partecipanti. Prenotate con una mail a
direttamenteonlus@gmail.com
Per altre informazioni leggete il sito
Direttamente Onlus o la
pagina facebook.