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giovedì 1 marzo 2012

Un popolo di biscazzieri

Che l'Italia sia una Repubblica fondata sul lavoro lo ricorda solo il primo articolo della Costituzione di questo paese, che la Repubblica riconosca il diritto al lavoro e debba promuovere le condizioni che rendano effettivo questo diritto lo ricorda solo il quarto articolo della Costituzione. Per fortuna, aggiungo io, perché se uno si fa un giro nel paese scopre che il lavoro più che un diritto è una concessione, della res publica trova ormai molto poco e trova una res privata fondata sul gioco.
Sono mesi che vedo pubblicità dementi che invitano a giocare alle varie lotterie per vincere premi milionari, con imbecilli sorridenti che promettono vite da nababbo per poi concludere con un autoassolutorio "Gioca il giusto"...gioca il giusto un cazzo! Sono anni che si esalta la vita facile del colpo di fortuna, sono anni che si svilisce la costruzione di una vita attraverso l'impegno e il lavoro, sono anni che oltre alle lotterie vediamo dei cretini che "svoltano" la vita andando in televisione e poi ti dicono gioca il giusto!
Adesso si sono accorti del problema. Meglio tardi che mai.

11 commenti:

  1. basta fare un giro nei tabacchini e ci si rende conto a che livello siamo arrivati, milioni di tipi di gratta e vinci e milioni di gente che gioca tanto e vince niente...

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  2. Ma perche' popolo??
    io sono italiano e non ho mai giocato a nessun gioco d'azrado??
    Se noi poi siamo un popolo di biscazzieri i sudditi di sua Maesta' britannica hanno da essere tutti ricoverati per la loro mania di scommesse e avendo un capo inglese ne posso dare testimonianza!

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  3. Vero, il titolo del post è poco appropriato, avrei preferito "gratta che ti passa" ma l'ho buttato giù di fretta. Una cosa è certa Simone, che piaccia o meno un popolo viene identificato dai costumi dominanti. Neanch'io ho mai giocato ma se il gioco è diffuso tra gli italiani non sarà la mia caratteristica ad essere considerata! Fermo restando che non è corretto etichettare un intero popolo con una categoria, qualsiasi essa sia.

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  4. @ Antonio:

    certo che l´uomo nel linguaggio tende a generalizzare solo che sarebbe interessante capire perche alcune generlaizzazioni suonano molto bene mentre altre no.
    Per esperienza diretta gli inglesi hanno il culto del gioco ma difficilmente verrebbe di collegare il gioco, con il lavoro che non c'e', la crisi economica e il governo inetto!

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  5. Come se già nei tempi andati non si conoscessero le pazzie fatte da tante persone per il Lotto!

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  6. Questo è come il gioco d'azzardo, come se ci fosse un Casinò ad ogni angolo di strada, se ci aggiungiamo i giochi attraverso internet.
    Posso capire che la gente, magari disperata, si affidi alla fortuna, ma che lo Stato promuova tutto questo è veramente pazzesco.
    Cristiana

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  7. Simone, in molti casi è più importante quello che non dico di quello che dico. L'analisi sociologica del gioco d'azzardo è materia complessa e se gli inglesi non fanno correlazioni tra le variabili sociali fanno molto male. Trovo fondato e convincente quanto afferma Andrea Ricciardi nell'articolo citato, "in un momento di difficoltà economica il miraggio di una ricchezza facile e immediata ha mandato in rovina molte persone. Particolarmente esposti sono i giovani, i disoccupati e le famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese, gli anziani soli". Da parte mia facevo una correlazione tra la cultura del gioco d'azzardo e la cultura del lavoro. Un vincitore della lotteria è un eroe, uno extra-ordinario, tutti lo cercano, tutti lo invidiano, ci fanno i servizi al tg. Un lavoratore è uno normale, uno ordinario, nessuno lo cerca, non ha nulla di cui essere invidiato, i tg lo ignorano!
    Per quanto riguarda i dati che correlano gioco d'azzardo ed economia fornisco qualche utile documento (il primo parla della situazione inglese):
    Research on the
    Social Impacts of Gambling, 2006"
    Interessanti le citazioni del sociologo Maurizio Fiasco in questa tesi di laurea.
    Il gioco d'azzardo. Le ludopatie. Uno studio coordinato da Codacons ma che vede la partecipazione di Sisal.

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  8. Io non ho detto che il gioco d'azzardo non provochi danni o che faccia bene!

    Quello che tu lamento sulla "valorizzazione" del gioco e´il risultato della "svalutazione" del lavoro onesto. Ecco quello trovo molto piu' problematico e pericoloso.

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  9. Caro Simone, per quello invito a rifletterci sopra, proprio perché si tratta di una relazione problematica e pericolosa.
    Quando si osserva una correlazione tra due entità non è detto che ci sia un nesso causale tra le due entità, per cui la valorizzazione del gioco non è detto che sia il risultato della svalutazione del lavoro onesto. Io osservo solo che nella dinamica sociale italiana da qualche tempo a questa parte c'è una relazione inversa tra le due entità.

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  10. Ciao Antonio,
    mi piacerebbe proprio scoprire quanti giocherebbero ancora se le lotterie (monopoli di stato) si chiamassero con il loro vero nome: tasse regressive, sebbene su base volontaria. Oppure meglio, come dicono gli inglesi, tasse sulla stupidità o sull'inettitudine matematica: "Venghino, siore e siori, scommettete per finanziare la prossima TAV o il prossimo ponte sullo stretto, tante c'è sempre qualcuno che vince!" (indovina chi è?)
    E pensare che i primi a pensarci furono i cinesi, quando si posero il dilemma di come trovare i soldi per la loro grande muraglia ...

    Un caro saluto, e perdonami se non commento molto, in ogni caso ti leggo sempre con piacere.

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  11. Ciao gifh, sappiamo entrambi che la probabilità è concetto difficile da afferrare. Aggiungi l'asimmetria psicologica che fa pensare al solo vincente di una lotteria e ignorare i numerosi perdenti, asimmetria basata sul fatto che il vincente vince tanto e il perdente perderebbe poco, insomma mal comune mezzo gaudio! Sicuramente chiamare questi giochi tasse occulte (!) potrebbe servire a ridurre le giocate ma questo ridurrebbe il gettito fiscale che viene considerato nelle finanziarie come entrata sicura e in crescita. Ha ragione Cristiana quando dice che è pazzesco che sia lo Stato a promuovere le lotterie, ma è proprio così.
    Se avessimo associazioni consumatori vere, già in precedenza ho espresso qualche riserva su queste associazioni, pretenderebbero che le lotterie venissero chiamate con il loro nome invece di "accontentarsi" di avere un tetto alle vincite!
    Un saluto anche a te, e per quanto riguarda i commenti non si può certo dire che io sia prolifico di commenti al tuo blog ma questo non toglie il piacere di leggerti. A presto.

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