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sabato 30 aprile 2011

Frammenti di un altro aprile

Questo è un post disordinato, ripreso dalle pagine del mio taccuino, senza troppi aggiustamenti, pagine di qualche tempo fa. Un post liberatorio per certi versi.

April is the cruellest month, breeding
Lilacs out of the dead land, mixing
Memory and desire, stirring
Dull roots with spring rain.
Winter kept us warm, covering
Earth in forgetful snow, feeding
A little life with dried tubers.

Aprile è il mese più crudele, generando
Lillà dalla terra morta, mischiando
Memoria e desiderio, eccitando
Spente radici con pioggia di primavera.
L'inverno ci tenne caldi, coprendo
La terra di neve smemorata, nutrendo
Una piccola vita con tuberi secchi.


Così comincia The waste land (La terra desolata), lo straordinario poema di Thomas Stearns Eliot. "Quali segreti scoprì in te il poeta che ti chiamò crudele" si chiede Guccini nella Canzone dei dodici mesi. I suoi segreti sono a disposizione di tutti ma io sono contento che the cruellest month has gone.

Prima pagina dattiloscritta della versione originaria del poema di Eliot.

***

Chi afferma con troppa leggerezza o boria di leggere la storia con razionalità e logica, senza sospettare che si sta illudendo di essere razionale e di applicare razionalmente quell’illusione, non sta vedendo la storia, la sta scrivendo.
Se non si percorre il vortice tra illusione e razionalità, senza annegarci dentro, non si possono vedere le vicende umane. Detto di O. Wilde: “Tutti possono fare la storia. Solo un grande uomo può scriverla.”

Il rapporto/differenza uomo/donna si inscrive nel diverso rapporto che i due sessi hanno con la morte e con i cicli del corpo. La donna sperimenta su di sé la riproposizione della morte, ciclicamente, e il suo passaggio alla condizione fertile è segnato spesso da un vero e proprio trauma. Poco più che bambina ha paura di morire, il sangue la segna e tutti i mesi questo segno si ripresenta fino a quando il ciclo termina. Tutto questo non si ha per l’uomo, che da questo punto di vista passa nella condizione adulta senza quasi accorgersene (e per molti rimane un mistero per tutta la vita!), inoltre la sua fertilità resta potenzialmente attiva per tutta la vita. Queste sono differenze decisive e se non ricordo male Galimberti in Il corpo dedica molte pagine a questi aspetti. Il rapporto con la morte periodica e con quella a mezza età fanno della donna un soggetto più maturo dell’uomo, almeno potenzialmente.
Una qualsiasi condizione di crisi esistenziale che non si confronti in qualche modo con la morte è una crisi “a la Muccino”, anche se, del resto, il passaggio del tempo e l’incapacità di lasciare una traccia è l’ombrellone sotto cui stanno tutti, anche i ragazzini 40enni di Muccino.

Avere un corpo in scadenza è cosa nota, che la scadenza sia periodica è particolarmente seccante.

Se Hegel fosse vissuto nell’Italia di oggi avrebbe potuto pensare che lo Stato rappresenta il compimento dello Spirito?

Forma/Sostanza – Diade inconsistente se prescindiamo da una filosofia dell’abitino e ci muoviamo nel territorio dell’etica intesa come estetica della nudità. La forma delimita la sostanza, contiene la sostanza, la forma è sostanza, è il suo limite con l’altra sostanza, il suo confine, la forma è l’identità della sostanza. La forma consente il riconoscimento della sostanza dell’altro da sé, questo vale in biologia, vale in chimica, dove la formula descrive la sostanza, vale in democrazia, dove le regole danno forma alla società, delimitandone i contenuti ed impedendo che i contenuti di un soggetto invadano quelli dell’altro. Qualcuno dovrebbe spiegare queste cose a Schifani (ammetto che l’impresa è ardua ma un tentativo andrebbe fatto). Non nego che nell’applicazione delle leggi esistano rilievi formali e sostanziali ma in questa accezione non stiamo usando la forma con lo stesso significato di morfo.

Ci sono creature che sentono i terremoti anzitempo, l’approssimarsi di una tempesta. Altre creature sentono prima i sommovimenti dell’anima, non possono fare a meno di annegare nell’abisso degli occhi.

Sulle interpretazioni senza i fatti in sé. Se assimiliamo i fatti ai fenomeni kantianamente intesi, ossia qualcosa che non ci è dato sapere, allora possiamo prescindere dai fatti come qualcosa di dato senza tuttavia rinunciare ad un contesto veritativo degli eventi. Tale contesto è stabilito dall’intreccio, dalla rete intricata nel tempo e nello spazio delle interpretazioni della storia, dalla tradizione delle interpretazioni, dall’apertura verso il non ancora delle interpretazioni. Quale sia il grado di rottura, di strappo possibile della rete interpretativa del nostro mondo è determinato dai vincoli dei fatti che accadono senza un sé, lo “zoccolo duro” di cui parla Eco per le nostre interpretazioni.
Insomma i fatti sarebbero una sorta di principio primo (o ultimo) di cui possiamo discettare solo attraverso il filtro, a volte fallace, delle nostre interpretazioni. Non credo che tutte le letture fallaci siano ineluttabilmente destinate a cadere, una parte può durare in maniera indefinita se la maglia delle interpretazioni non si rompe, se si rispetta una sorta di coerenza interna tra le interpretazioni, ma questo è evidente che non costituisce una garanzia della non fallacia (può capitare che in un manicomio i pazzi si intendano perfettamente). Da biologo posso pensare che il principale vincolo alle interpretazioni sia la persistenza della specie ma ultimamente non sono poi così convinto che questo vincolo stia operando.

Tra le braccia
stringevo le nuvole,
si libravano pensieri
sollevati da ali pesanti
per scoprire fili d’erba
che trafiggono.

Spesso si accusa il relativismo di non avere un assoluto.
Assurdo, il relativismo riconosce che ci sono tanti assoluti, forse troppi!

Non è raro doversi confrontare con una teologia da bettola che nei suoi risvolti dottrinali stabilisce un recinto per un gruppo di adepti ed esclude i reietti. Quanto inutile spreco di raffinate argomentazioni. Per leggere certe cose è sufficiente che la seconda lettera di teologia diventi la prima.

Vaniloqui. Dentro e fuori.
Conoscenza: penetrare le cose restandone fuori. Kant e il tribunale della ragione, giudice delle cose guardate con distacco. La conoscenza è il continuo processo di penetrazione che non può concludersi. La conoscenza conclusa (chiusa, con-clusa) non è conoscenza. Il mantenimento della condizione di esteriorità, restare fuori delle cose, è precondizione alla conoscenza, pena il con-fondersi con le cose (fondersi con esse). Le cose del mondo sono proiezioni della mente che si specchia nella rete di relazioni. La mente è il risultato delle relazioni tra le cose.
La ragione è una piccola isola nell’oceano dell’irrazionalità (Kant), l’isola è affollata e a me piace nuotare.
Il Dio di Aristotele che pensa sé stesso è una cosa sola confusa in sé stessa. Questa entità ha il differimento prospettico necessario ad operare con-fronti? Può mettersi di fronte a sé stesso? La visione è distanza da sé ma come può Dio uscire da sé?
C’è un fuori che guarda un dentro che non può vedere sé stesso. La ragione non può fondare sé stessa (Fichte). Stare dentro le cose, essere una sola cosa con le cose, è la giara di Pirandello che riparata dall’interno intrappola l’artigiano.
Il Dio dell’onnipotenza e della ragione è in trappola. Il Dio perfetto e concluso è la trappola di sé stesso.

fino all’ultimo respiro!

Il corpo fa male, decade, puzza, mostra il limite, invalicabile senza pagare il prezzo al dolore. Ogni passo è guadagnato a caro prezzo. Tutto va pagato in contanti, non ci sono prestiti possibili né debiti consentiti. In confronto l’economia dell’anima è basata tutta su risorse virtuali, di quelle che prima o poi fanno scoppiare una crisi. Non sottovaluto la dimensione spirituale ma sono convinto che, a pensarci appena un po’, la gran parte dei mali che diremmo dell’anima sono manifestazioni di sofferenza dei corpi. Il trasferimento della sofferenza all’anima non è stato la sublimazione del corpo ma il suo svilimento. Solitamente chi ostenta la propria spiritualità ne dispone nella forma più subdola e primitiva.

felicità-facilità. Basta barare su una lettera?

In ospedale si muovono animali strani, occhi bendati, sacche appese ai fianchi che pescano liquidi sanguigni dal corpo, protesi di ogni tipo. Ci si affeziona a queste “prolunghe”, si fa in fretta a considerarli attributi del corpo, bastano pochi giorni e il sé si estende a comprendere anche questi oggetti di cui non si può fare a meno. Il sé, l’io delimitato e autonomo viene messo a dura prova in posti come gli ospedali. Una prova alla quale non regge e si rivela per quello che è: una fantasia rassicurante.

Goliarda Sapienza (Io, Jean Gabin), la vocazione al lutto delle donne del sud. Tutto è dedicato alla morte, i vestiti migliori, il miglior funerale, non solo per chi muore.

Aprile è il più crudele dei mesi ed è ancora più crudele quando ti è impedito ridere del dolore della rinascita. Puoi avere pensieri tristi senza muovere un muscolo ma non puoi ridere che ti si sconquassa tutto, e poi sai perfettamente che non c’è proprio nulla da ridere ad aprile.
Ad aprile può capitarti di conoscere in meno di una settimana un signore rumeno che ha perso più di quaranta chili in due mesi per dei “buchi” nello stomaco, un altro che, appassionato di motociclette e in buona salute, scopre che sarebbero bastate poche ore di ritardo e non staremmo qui a parlarne, un altro che mentre ci parli le parole gli si impastano in bocca e un ictus di metastasi gli storce il viso. E trovi di che stupirti se ridere ti spacca il petto?

La parola più pronunciata in una corsia di ospedale è mamma. Qui torniamo tutti bambini, qui abbiamo tutti uno spudorato bisogno di coccole.

Aprile, il mese più crudele,
il più banale.
Mese dal fiato corto,
risacca stentata
di vento sopito a forza.
Compagno di strada
nulla ricorderò di te
se non l’affanno
che stanca il respiro.
In una rincorsa disperata
di metastasi di desideri,
la lingua si torce
in uno scherzo atroce.
Abbiamo giocato
ai continui risvegli
di chi non vive una volta sola
e il tempo passa
come serpe tra i sassi,
sparisce dagli occhi
avidi di sonno,
appena distratti
da un dolore nascosto
in uno sbadiglio.

mercoledì 27 aprile 2011

Deboli e isolate

Questa mattina le previsioni meteo a Roma dicevano piogge deboli e isolate. Sono tornato a casa fradicio dopo aver percorso almeno quindici km in motorino sotto una pioggia battente. La pioggia non era debole e se era isolata era certamente estesa. Pazienza! I temporali primaverili non sono una novità. Quello che stupisce è come basti poco a Roma perché le strade si allaghino. Non tutte per la verità, solo quelle più nuove. A Roma può capitare di percorrere strade asfaltate, nuovissime, magari con pavimento drenante, che l'acqua copre metà ruota e speri che il motorino scopra nei suoi ingranaggi una vocazione anfibia e che ti porti via dal pantano. Poi passi per strade meno recenti e sono asciutte, la pioggia continua a cadere a dirotto ma la strada è asciutta!
Io percorro tutti i giorni un tratto di Appia Antica, una strada con i sanpietrini che sicuramente mettono a dura prova i moderni ammortizzatori ma non mi è mai capitato di vedere quella strada allagata. Quando sulle nuove strade asfaltate si formano fiumi in piena, lì al massimo c'è un rivoletto che corre lungo i lati della strada.

lunedì 25 aprile 2011

Ora e sempre Resistenza


Albert Kesselring, comandante in capo delle forze armate di occupazione tedesche in Italia, fu processato nel febbraio del 1947 per crimini di Guerra (Fosse Ardeatine), fu condannato a morte mediante fucilazione. Nello stesso anno la condanna fu commutata nel carcere a vita, anche su sollecito di Winston Churchill, che riteneva non "essere di nessuna utilità uccidere i leader di un nemico sconfitto". Nel 1948, dopo solo un anno, la pena fu ridotta a 21 anni di detenzione. Nel 1952 venne rilasciato per un presunto peggioramento delle sue condizioni di salute. Tornato in patria fu accolto come un eroe e un trionfatore dai circoli neonazisti bavaresi, di cui per altri 8 anni fu attivo sostenitore. Pochi giorni dopo il suo rientro in Germania Kesselring dichiarò che non aveva nulla da rimproverarsi, ma che - anzi - gli italiani dovevano erigergli un monumento per il suo operato durante i 18 mesi di occupazione, per la salvaguardia delle città d'arte come Roma e Firenze.

A queste affermazioni rispose il Partigiano e Padre Costituente Piero Calamandrei, con questa famosa epigrafe, dedicata a Duccio Galimberti, il cui testo venne posto inciso in una lapide ad ignominia di Kesselring e del nazismo. La lapide è presente nel'atrio del Palazzo comunale di Cuneo, successivamente fu affissa anche a Montepulciano, in località Sant'Agnese, a Sant'Anna di Stazzema, ad Aosta, all'ingresso delle cascate delle Marmore e a Borgo San Lorenzo, sull'antico palazzo del Podestà.

***

«Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione.» (Piero Calamandrei, 26 gennaio 1955, Discorso sulla Costituzione della Repubblica Italiana)

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«Ai guasti di un pericoloso sgretolamento della volontà generale, al naufragio della coscienza civica nella perdita del senso del diritto, ultimo, estremo baluardo della questione morale, è dovere della collettività resistere, resistere, resistere come su una irrinunciabile linea del Piave.» Francesco Saverio Borrelli, 12 gennaio 2002, Relazione del Procuratore Generale di Milano all'inaugurazione dell'anno giudiziario.

martedì 19 aprile 2011

Assenza, piu' acuta presenza

Vittorio Arrigoni
Assenza,
più acuta presenza.
Vago pensier di te
vaghi ricordi
turbano l'ora calma
e il dolce sole.
Dolente il petto,
ti porta
come una pietra
leggera.
Attilio Bertolucci, Sirio. 1929

domenica 17 aprile 2011

Allegro con moderazione


Originale (*)
- Poi si sciuta allu tottore?
- Sine soru mia.
- E ci t'aje tittu?
- Ahi, lassame stare. Tegnu u core, tegnu i bronchi e osci m'aje cchiatu puru u fecatu.
- E mò, ci bò faci, comu na manna na tinimu. Tocca ne rassignamu.


Traduzione letterale (**)
- Sei poi andata dal dottore?
- Sì, sorella mia.
- Cosa ti ha detto?
- Ah, lasciami stare. Ho il cuore, ho i bronchi e oggi mi ha trovato persino il fegato.
- Cosa ci vuoi fare, come la manda la prendiamo. Bisogna rassegnarsi.

Traduzione semantica (**)
- Sei stata dal medico?
- Sì amica mia.
- Come è andata?
- Non me ne parlare. Ho problemi cardiaci, difficoltà respiratorie e oggi mi ha detto che ho anche problemi al fegato.
- Cosa ci puoi fare, siamo sotto il cielo. Bisogna avere pazienza.

Traduzione comunicativa (**)
- Ricordo che dovevi andare dal medico, ci sei stata?
- Sì, ma sarebbe stato meglio non andarci.
- Perché, cosa ti ha detto?
- Ogni volta che ci vado c'è una novità. Prima ho scoperto che c'è il cuore che non va, poi i bronchi e oggi mi ha detto che non va bene neanche il fegato. Io neanche sapevo di avere tanti pezzi, pensavo di essere tutta intera.
- Non possiamo farci nulla, l'età è quella che è, gli acciacchi aumentano. Bisogna avere pazienza e rassegnarsi.

* Per l'ortografia del dialetto salentino (melissanese nello specifico) ho fatto ricorso, oltre alla mia più che quarantennale esperienza, al mio amato Gerhard Rohlfs, Vocabolario di dialetti salentini (Terra d'Otranto). Congedo Editore, 1976.
** Per la definizione delle traduzioni ho seguito la classificazione di Newmark, non priva di una certa licenza.

Tradimento e tradizione, entrambe dal latino tradere, consegnare, trasmettere. Traduzione dal latino traducere, condurre da un luogo all'altro.
Tradimento, tradizione e traduzione, tre parole con la stessa radice: trans, oltre, al di là. Un oltre che non è statico ma che implica l'idea del movimento, del passaggio, del percorso attraverso linee di confine.
Nessun limes può essere attraversato impunemente, ogni confine chiede il suo pedaggio, ognuno nasconde le sue insidie. Non tutti possono essere attraversati, qualche confine resta inespugnabile.

Senza il tradimento della parola la traduzione non può entrare nei meandri della tradizione. Traduzione della lettera, tra(du)zione del significato dal pozzo della tradizione attraverso il tradimento della lettera.
Cosa sono i commentari della Torah, se non il continuo tradimento della lettera, della parola, per attingere alla tradizione? Scoprire la tradizione dai suoi veli, svelarla al tempo presente e consegnarne i tesori più intimi, i significati, al tempo che verrà. La verità (alétheia per i greci) è svelamento di significati per edificare nuovi mondi, è velo dell'oblio che cade e lascia nudo il corpo. Figli della violenza dello svelamento, i significati creano il futuro che altrimenti resterebbe eterno presente.
Il futuro è il contenitore vuoto che si riempie di passato che filtra per la via del presente e non c'è alcuna certezza che il contenitore non sia rovesciato. Il futuro trae sé stesso dal passato, come il Barone di Münchhausen che viene fuori dal pantano in cui cade tirandosi da sé per il codino.

M. C. Escher, Anello di Möbius II, 1963

E il futuro diviene passato per portarsi verso un altro futuro, nastro in continuo movimento intorno allo stesso asse, da sempre.

***


Senza il tradimento della propria terra non si sentirebbe quanto profuma quando è appena arata.

***

Parole e silenzi,
impasto di saliva in bocca,
da stendere piano
sulle intemperanze della vita.
Muro di storie
erigo sull'orlo dell'abisso,
argine che non tiene,
e nelle mani i solchi
a memoria di crolli a venire.

domenica 10 aprile 2011

Uno spettro si aggira per l'Europa

Da La Repubblica
«Un altro motivo del nostro disagio nei loro confronti [dei barbaros, degli stranieri] è che sono una chiara espressione della possibilità di uno stile di vita alternativo: la consapevolezza dell’esistenza di altri stili di vita mette a disagio, dal momento che rappresenta una sfida alla modalità quotidianamente accettata e praticata senza porsi domande né dubbi. La vista di un estraneo mette in dubbio la saggezza e l’adeguatezza, tacitamente assunte, del proprio modo di vivere, e ancora di più la sua “auto-evidenza” e la sua “naturalità”. Come avrebbe detto Martin Heidegger, la vista di un estraneo proietta il “normale” modo di vivere dalla categoria del zuhanden (ciò che gestiamo facilmente ma a cui non pensiamo) a quella del vorhanden (ciò che non riusciamo ad afferrare senza prima ragionarci). Perciò solleva dubbi e costringe a riflettere. Espone ed esibisce quelle possibilità alternative che devono essere represse per amor di tranquillità, per mantenere l’equilibrio e la lucidità mentale, nonché la fiducia in se stessi. Rivela come il proprio stile di vita sia uno fra i tanti possibili, una scelta fra le scelte. E le scelte, come tutti noi sappiamo bene, possono essere giuste o sbagliate. È per questo che innescano un’autocritica e risvegliano l’auto-giustificazione e forse anche l’autocommiserazione. Quello che in assenza di estranei veniva abitualmente avvertito ed era un dato di fatto, in loro presenza deve essere difeso nei fatti e quotidianamente sostenuto per poter sopravvivere.» Zygmunt Bauman, Lo spettro dei barbari. Adesso e allora. Francesco Bevivino Editore, 2010, pp. 9-10.

mercoledì 6 aprile 2011

Tesi storiche

L'ineffabile Roberto De Mattei, ancora vice presidente del CNR, ha fornito una esaustiva spiegazione dei motivi che hanno portato alla caduta dell'impero romano. Se tutti gli storici concordano sulla rilevanza dell'evento non tutti sono d'accordo sulle cause della caduta dell'impero. E se già nel 410, in seguito al saccheggio di Roma da parte dei Goti di Alarico, persino San Girolamo scrisse "Si è spenta la luce più viva del mondo" e preso dallo sconforto aggiunse "Se Roma può perire, cos'altro ci resta di sicuro?", era perché non aveva ben compreso che dietro il barbaro conquistatore c'era niente meno che la mano di Dio!

sabato 2 aprile 2011

Diario di una massaia di campagna

Ho trovato dei fogli manoscritti custoditi in una cassapanca in soffitta, sul primo foglio c'era il titolo: Diario di una massaia di campagna. Riporto solo le prime pagine che i miei trentanove lettori potrebbero trovare interessanti.

Ofelia è pazza d'amore per Mercuzio e Dulcinea è divorata dalla gelosia, eppure erano amiche intime quelle due, è bastato un bel giovane aitante veloce di spada per metterle l'una contro l'altra. Non riesco proprio a farle parlare. Ho scritto a Desdemona della faccenda, ancora non mi ha risposto, mi preoccupa quella ragazza, da quando si è messa con Otello non è più la stessa.
La mia migliore amica Laura ha aperto un emporio di acque minerali, mi sembra una bella idea, ho qualche dubbio sul nome: "Chiare fresche dolci acque", secondo me è troppo lungo, non farà strada con quel nome.
Invece ho saputo da Beatrice che il suo agriturismo "La Selva oscura" va alla grande, sono davvero contenta. Piuttosto mi preoccupa la sua vita sentimentale. Da quando Dante l'ha lasciata per una ballerina del Moulin Rouge s'è messa con quel Giovanni Tenorio, quel tipo non mi piace affatto e Beatrice non è più spensierata come quando stava con Dante.
Stamattina ascoltavo la radio, un tale John Seby Bach ha vinto l'ultimo festival di Castrocaro, il ragazzo sembra una promessa della musica contemporanea ma io non riesco proprio a capire questa nuova musica, troppa batteria, troppo rumore, non ci sono più le melodie di una volta. Per fortuna al secondo posto si sono piazzati gli Iron Maiden. Dopo il festival ho ascoltato il notiziario, i ragazzi dello zoo di Berlino hanno innalzato un muro per dividere i fenicotteri dalle folaghe, ultimamente non facevano che litigare. E' dovuto intervenire il giudice Salomon per dividere le bestie ormai fuori controllo. Povero giudice, quel processo di affidamento che tenne tempo fa l'ha fatto diventare matto. La storia delle due donne che si contendevano il bambino, con un vero stratagemma riuscì ad affidare il bambino alla vera madre e adesso salta fuori che quel bambino si è suicidato perché la madre era troppo possessiva. La notizia ha fatto il giro del mondo e il giudice è distrutto, ne ha fatto una faccenda personale. Ha ripreso a parlare con gli animali e forse per questa sua mania è la persona giusta per risolvere quel guazzabuglio allo zoo.
Questo pomeriggio ho ripensato alla lettera che ho scritto all'araba fenice perché ci metta una buona parola prima della prossima fine del mondo, l'ho spedita che era Natale e ancora non mi ha risposto. Forse non si arrischia più ad uscire di casa, l'ultima volta che ci siamo viste mi ha detto che i cacciatori dalle sue parti sono diventati particolarmente agguerriti e non si fanno certo scrupoli a spararle addosso se la dovessero vedere, povera fenice, chissà se si farà più sentire.
Oggi è stata una giornata tranquilla, lo zio Ezechiele non ha avuto visioni e il meteo dice che domani farà bel tempo.
Cosa si può chiedere di più dalla vita?

***

Se credete che questo sia il frutto di una mente malata, che sia privo di fondamento e logica, allora come si classificano le minchiate che si ascoltano di tanto in tanto? Se non è convincente il diario della massaia perché per alcuni diventa convincente la storia di un vecchio bavoso che per scoparsi una minorenne dice che si tratta della nipote di un (ex) dittatore e si inventa la storia dell'incidente diplomatico?
Se non siete convinti dell'autenticità del diario della massaia e trovate convincenti le dichiarazioni di un pataccaro qualsiasi purché sorridente e ben vestito allora vi dedico questa graziosa canzoncina che ricorre in molte pagine del manoscritto, pagine che non ho riportato, per brevità.


Foto rinvenuta tra le pagine del manoscritto. Ho qualche ragione di credere che si tratti della massaia o di persona che le è particolarmente cara.

venerdì 1 aprile 2011

Post scriptum

PS a questo post dedicato alla protesta dei lavoratori del pubblico nel Wisconsin. Ebbene, ieri un giudice ha fatto quello che migliaia di manifestanti pro-sindacati e il boicottaggio dei legislatori democratici non hanno potuto fare, costringendo il governatore repubblicano Scott Walker a fermare l'attuazione della legge che taglia la paga dei lavoratori pubblici e li priva dei loro diritti di contrattazione collettiva. Il giudice Maryann Sumi nutre forti dubbi sulla legittimità della legge ed ha emesso un'ordinanza che ne blocca l'applicazione in attesa di verificarne i requisiti. Già in precedenza il giudice aveva temporaneamente bloccato la legge. I repubblicani naturalmente sostengono che la legge è ormai in vigore perché è stata votata e pubblicata.


Vuoi vedere che c'è veramente un circuito internazionale di giudici comunisti che impediscono alle povere maggioranze di destra di votare degli scarabocchi ed avere la soddisfazione di considerarli legge?