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giovedì 17 giugno 2010

Passa la gente, passano a milioni

Sono indecise se alzare le gonne
di mezzo metro - e non importa se
le gambe sono affusolate o goffe -
oppure abbassarle
fin sotto le caviglie ad impigliarsi
coi tacchi, oppure infilarsi
i pantaloni lunghi,
..............................o a mezza gamba
o gli stivali alle cosce o le scarpette,
la collana di vetri luccicanti
che battono ai ginocchi
o dischi tintinnanti sopra il petto,
o avvolgersi in nubi di veli
tingersi le occhiaie in verde cupo
in rosso il viso o in nero,
a fanale gli occhiali
o torti ai lati a gufo,
platinarsi i capelli lunghi fino alle natiche
o accorciarseli rasi, o rimontarli
a trofeo.
Anche i maschi, indecisi:
inanellarsi i capelli? gli orecchini?
allungarsi la barba? i pantaloni porpora?
un monile al petto - ma altri mezzi
hanno in genere per farsi valere.
Dai grattacieli neri di fuliggine
- dove respirano l'aria in scatola,
vedono il mare per televisione
quando c'è propaganda alla freschezza
del burro X;
e le macchine nelle strade indifferenti schizzano
su fiumi di persone, indifferenti
schizzano tutti, gonne corte o lunghe -
ai borghi più nascosti:
in un mondo nel quale non importano
una per una tutte le persone
o importano solo colpo a colpo,
inesperti, si tenta di valere
in questi modi ancora rudimentali.

Passa la gente, passano a milioni
sempre più fitti, sempre più i medesimi,
a miliardi nel mondo, e se ne vanno
lasciandosi rubare
tutta la vita della propria vita -
non sanno a chi urlare, come urlare
«esisto anch'io».

Danilo Dolci (1924-1997) - Da Il limone lunare. In: Poema umano. Einaudi, 1974.


Qualche giorno fa ho avuto modo di ricordare questa meravigliosa poesia di Danilo Dolci in uno scambio di opinioni nel blog Hotel del disinganno, un blog davvero interessante dove è stato dato avvio ad un bel dibattito sulla poesia ai tempi del computer, per parafrasare Màrquez. Dibattito che ha coinvolto un altro blog che mi è piaciuto.

Oggi sento il bisogno di trascrivere quella poesia di Dolci perché, come sempre accade nel domino della rete, un sito ne richiama un altro e un altro ancora fino a che mi sono imbattuto in un altro blog dove ho letto di un altro confronto, diverso il tema, diversi i soggetti ma in definitiva si gira sempre intorno al ruolo della comunicazione. Oggetto del confronto è il sesso e lo scambio di battute è tra un ragazzo di vent'anni e una professoressa. Se volete saperne di più seguite il link al blog del ragazzo. E' comprensibile che le opinioni siano divergenti ma ciò che mi ha stupito è la conclusione della replica della professoressa al ventenne, la signora dopo aver giustamente invocato la necessità di un dialogo tra adulti e giovani su questi temi e la difficoltà di costruirlo, conclude dicendo "se i ventenni la pensano come te, scusa la sincerità, siamo messi male." Non è difficile immaginare che in questo modo quel ponte tra generazioni, tanto difficile da costruire, diventa un'impresa ancora più ardua. Forse Danilo Dolci potrà invitare la professoressa ad una autocritica - anch'io, nel mio piccolo l'ho fatto ma l'interessata ha cancellato il mio commento dal suo blog e mi ha pregato di cancellare il suo link dal mio blog, cosa che faccio con vero piacere!

***

…giorni fa passeggiando in un parco ho visto un tipo con suo figlio, il piccolo avrà avuto 5-6 anni e voleva andare per un sentiero. Il genitore gli ha detto che non poteva andare per quel sentiero, il piccolo ha chiesto “perché?” e il genitore gli ha risposto “perché no”… fossimo davvero evoluti avrei dovuto picchiare quell’imbecille, ma ti pare una risposta quella?

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