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mercoledì 11 novembre 2009

La lampadina fulminata

Da più di un anno abbiamo una piccola cantina in affitto al piano terra. E' comodo avere una cantina, in un angolo ci metto ogni ben di dio, vino, olio, marmellate e quant'altro porto da giù tutte le volte che vado a trovare i miei e poi in cantina ci puoi lasciare le cose che normalmente non terresti dentro casa, biciclette e cianfrusaglie varie che occuperebbero spazio nelle nostre case già troppo piene. E' comodo avere una cantina, anche se a volte ti tocca fare quattro piani di scale per andare a prendere quello che ti serve perché ti sei scordato di fermarti a prenderlo al ritorno dal lavoro.
Qualche mese fa in cantina si è fulminata la lampadina, non dava più segni di volersi accendere. Le prime volte che entravo in cantiva era spontaneo provare ad accendere l'interruttore ma dopo alcuni giorni è diventato inutile provarci. Non c'è mai stato il tempo per poter sostituire la lampadina fulminata. Di sera, quando entravo in cantina che ormai era buio, mi servivo dello schermo del cellulare per muovere i pochi passi che mi conducono dalla porta all'armadietto delle riserve. Ma quella luce è fioca e non è successo poche volte di dovermi accontentare del vino bianco quando invece cercavo il rosso o viceversa, per non dire della volta che sono tornato su con una bottiglia di passato di pomodoro invece del vino!
Giorni fa sono venuti a farci visita i genitori di Vito. Sapevano della lampadina fulminata in cantina ma il padre di Vito doveva prendere qualcosa e un accendino poteva bastare. Entrando ha premuto l'interruttore e la luce si è accesa. Non era fulminata, funzionava ancora, non è mai stata fulminata!

***

Quante lampadine non proviamo più ad accendere, assuefatti da una abitudine cui basta poco tempo per abitare stabilmente le nostre menti? Quante lampadine ancora funzionanti consideriamo fulminate e in attesa di sostituzione?

Nell'immensa cantina della storia, dove regna il buio del tempo non proviamo più ad accendere lampadine che pensiamo fulminate. Forse tra quelle lampadine ci sono anche le "cause perse" di cui parla Slavoj Žižek. Abbiamo visto cose terribili alla luce di quelle lampadine, eppure era altra la luce che illuminava la cantina dell'umanità, luce più antica, mai davvero spenta, luce nera che si spegnerà solo quando abbandoneremo la cantina per non farvi più ritorno.

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«[...] C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in procinto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, e le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine cresce davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta.[…]» W. Benjamin, Tesi di filosofia della storia (1940), Tesi IX. In: Angelus novus. Saggi e frammenti, Einaudi, p. 80, 1995.

Angelus Novus, Paul Klee, 1920.

«All of old. Nothing else ever. Ever tried. Ever failed. No matter. Try again. Fail again. Fail better.» S. Beckett, Worstward Ho, 1983.

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