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sabato 12 settembre 2009

Il complotto

"Noi sappiamo aspettare", dice mio nonno. Ha 80 anni, mi ha insegnato l'arte dell'attesa, io ho la metà dei suoi anni ed ho ancora tanto da imparare. L'attesa non è una cosa che viene naturale, non si può attendere alla leggera, non basta stare seduti. L'attesa chiede partecipazione, l'attesa vuole partecipazione. A volte serve a volte no, ma è importante che la partecipazione ci sia.

Al 50° post di questo blog auspicavo la caduta di Berlusconi, anche se a me sta più a cuore la caduta del berlusconismo. Avevo pensato ad un termine temporale più ampio di quanto non si prospetti adesso, al 100° post.

Chissà magari a breve potremo davvero ringraziare il grande complottatore, il tempo.
"Noi sappiamo aspettare" e presto o tardi questo "sistema" di non pensiero cadrà.

Già, perchè la domanda adesso è più evidente che mai, per quanto tempo ancora questo paese potrà accettare di essere governato da "un personaggio improprio", come lo definisce El Pais? Questo paese è disposto a perdere anche quel poco di credibilità di cui ancora dispone nei confronti degli altri Stati democratici? Per quanto tempo l'Italia potrà fare la corte a Putin, Gheddafi e Ahkmadinejad offendendo gli USA di oggi e l'Europa? Poi vengono le domande sulla mignottocrazia, quelle che fino all'altro ieri avevano divertito il presidente del consiglio e che oggi lo stanno distruggendo.

In 150 anni sono passate tante cose, nei prossimi 150 altrettante ne passeranno.
"Noi sappiamo aspettare." Prima toccherà a Berlusconi, poi dopo un paio di generazioni o forse di più, passerà anche il berlusconismo, e del "miglior politico" degli ultimi 150 anni resterà poco o niente.

"Noi sappiamo aspettare."

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