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martedì 24 febbraio 2009

Origine degli angeli

Elias Canetti

“Solo un’immagine può piacere interamente, mai una persona. Origine degli angeli”.[1] In questa mesta osservazione di Elias Canetti, riportata nei quaderni del 1942, c’è la premessa dell’annientamento dell’uomo e del conflitto con la sua natura terrena, irrimediabilmente caduca, sfuggente e in fin dei conti refrattaria alla volontà. L’uomo rifiuta quella parte di sé che, come la natura, sfugge al controllo. Solo l’infanzia, nella sua condizione indifesa, soddisfa ad un tempo il desiderio di sopraffazione e di amore dell’uomo celando l’uno e l’altro sotto la maschera della custodia. Se l’amore per l’infante è l’ultima soglia prima del rifiuto dell’altro, allora occorre cautela nell’amare Dio senza considerare l’uomo poiché quest’atto è come amare i bambini, troppo facile e nasconde innumerevoli insidie. Più difficile è confrontarsi con la spietata varietà umana nel suo stato adulto, misurarsi con la sete di libertà che affligge quell’essere capace di pensarsi nel tempo, capace di allevare la speranza di un senso e capace di stabilire per sè quando la ricerca del senso può dirsi compiuta. Amare l’uomo è difficile perché, come il cucciolo quando cresce, può diventare feroce, intrattabile, comunque altro e non può essere in alcun modo inteso come proiezione di un desiderio di amore ma deve essere rispettato in quanto soggetto autonomo, capace e libero. Amare l’uomo è difficile, eppure inevitabile, al di là della sua ferocia, al di là di Dio.
Lèvinas che ha posto al centro della sua riflessione l'alterità, che si è immerso nel mare infinito dell'altro, "scrive che l’etica è più importante della religione e i credenti, se sono onesti, devono rispondere alle legittime, pressanti e chiare sollecitazioni degli atei"[2].
Intorno al testamento biologico si incontrano due grandi temi, il libero arbitrio del pensiero teologico e l'autodeterminazione della cultura laica. I due discorsi non si escludono e, se si spogliano dal mediocre e atavico bisogno del controllo dell'altro, le loro strade possono congiungersi. La libertà dell'uomo sta a fondamento del discorso di fede e del discorso laico, se il fondamento viene meno, cade per entrambi, allora si potrà parlare solo di dominio.

Ascolta Stefano Rodotà, Paolo Flores d'Arcais, Andrea Camilleri, Giovanni Franzoni, Daniele Garrone.

[1] E. Canetti, La provincia dell’uomo. Opere 1932-1973, Bompiani, Milano, 1990, p. 1600
[2] Cit. in L'ateismo della ragione e le ragioni della fede, Dialogo tra O. Franceschelli, P. Flores d'Arcais, E. Bianchi, M. Ovadia, U. Galimberti. Micromega 3/2007, 207-235

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