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giovedì 18 marzo 2021

Di rovine e quotidiani incendi

Di rovine e quotidiani incendi, gli occhi si sfiniscono a pestare luce nel mortaio della testa. Il casale diroccato ha mura che mi somigliano e lamiere che lo circondano per evitare di passeggiarci vicino. Si trastulla lui nella sua poetica della distanza, di moda ultimamente. Lui ci è nato con quella fissa che non c'è alternative né altri con cui dividere le interiora. Ora lo circondano altre palazzine, gente strana che un tempo non si vedeva, lo guardano con sospetto, rifugio di zingari e malfamati, gente che mette in piedi un altare come può, ai piedi di un'albero la trinità fatta di tappi di bottiglia, la festa dello spirito. Gli annusano le terga al casale le palazzine, al casale e ai suoi campi che potrebbero farne parcheggi e chissà quali altre meraviglie, magari un bel centro commerciale dove portare i bambini a giocare tra mercanzie e carrelli della spesa. Crolli silenziosi sono all'ordine del giorno da queste parti. Sono discreti questi casali, crollano con pudore, di notte quando tutti dormono nelle loro case e pochi camminano nel buio, solitari e distanti anche quando non è richiesto, bolo masticato dal giorno e digerito nell'intestino della notte fino a che un'altra alba li caca, concime per un nuovo giorno.


La trovi qui l'eternità, la trovi qui la vecchia signora, sul finire del giorno, quando la pelle le casca dalla faccia e le rughe sono solchi così profondi che fai fatica a saltarli anche con il pensiero. La trovi qui la vecchia bagascia senza tutto il trucco che al centro le impiastriccia la faccia di marmi e decorazioni, che di tanto in tanto la ringiovaniscono con un lifting da manuale di chirurgia estetica per toglierle il fumo che le annerisce il viso e i cascami del tempo che passa a darsi al primo che passa. Torna qui tutte le sere la vecchia signora, tra i gatti selvatici e i fiori di campo, a godersi la frescura e un'altra messa in scena della morte.


Hanno la dignità silenziosa dei malati terminali questi casali, corpi in disfacimento e memoria viva che essere in salute davanti a loro è un affronto intollerabile da scontare sopravvivendo.

2 commenti:

  1. "essere in salute davanti a loro è un affronto intollerabile da scontare sopravvivendo" Proprio adesso, una riflessione così salva dal morire, morire in solitudine, dove la scusa della distanza non e il paradosso della distanza che ci avvicina. Giusta prossemica. La dignità di un crollo e lo giusto spazio tra corpi che unisce. Ruderi che sono e siamo, da contemplare, ascoltare. Grazie per questo.

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