Nei giorni sanguinanti
di ferite aperte dalle lame del prima e del dopo
lungo gli oltraggiosi sentieri equinoziali
fiorisce il ghiaccio e la rosa.
Il dolore mette foglie nuove,
un profumo d'assenza abita i campi,
solcati di luce e formiche in fila.
PS Marzo è fitto di giornate celebrative. Ieri era la giornata internazionale della felicità. Oggi, tra le altre, si celebra la giornata mondiale della poesia. Non è casuale l'accostamento tra la primavera e la poesia all'ombra di un malinteso che vuole la primavera evento lieto e la poesia portatrice di letizia. Poesia è poiesis, creazione, atto che scaraventa nel mondo la materia dormiente. La primavera, circolare nella sua corsa astrale, è una ri-creazione, una pausa vertiginosa nella quale si viene facilmente trascinati. E' il sacrificio ri-corrente di chi vuole eternare quell'atto violento che è poiesis. Ogni sacrificio ha le sue vittime tra equivoci e semantici inganni, come quello che vuole la sagra della primavera di Stravinskij dimentica della sua originaria radice che è il sacrificio della primavera e dei dormienti che non si risvegliano.
servirebbero più poeti, più rime, più versi.
RispondiElimina... Ritrovare la sacralità e la carità per ridare di nuovo senso alla vita, altrimenti non ci resta che il dolore straziante.
RispondiEliminaCara Nou, tu tocchi un tema che mi è caro, la sacralità appunto, quella non codificata nei riti o congelata nei precetti. La sacralità che viene dalla terra e da notti lontane quando avevamo freddo e paura e ci stringevamo forte in una foresta buia. La sola salvezza era raccontarsi, trovare le parole per nominare le stelle e seguire il corso perché tornasse la luce. Non c'è più alcun bisogno di seguire le stelle, il sole sorgerà all'alba, è scontato. Inutile perdere tempo. E' così che siamo rimasti in balia di albe intermittenti, prede di dolori strazianti che la parola non cura più. Eppure ne abbiamo di parole da salvare, volti da disegnare di parole, ne abbiamo, ne avremo.
Elimina