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domenica 22 marzo 2015

Appunti

Le nostre democrazie hanno perso la bussola. La crisi economica ha accelerato un processo di smarrimento cominciato da molto tempo, forse fin dalla fondazione delle moderne democrazie. Si potrebbe dire che l'epilogo di questo smarrimento è cominciato negli anni '80. Dalle guerre del golfo in avanti si sta compiendo l'ultimo atto.
Società che si sono dette fondate sui diritti, sull'inalienabilità di valori intrinseci, sull'uguaglianza, sul diritto al lavoro, alla salute si sono trovate di fronte all'evidenza che tali valori sono subordinati al mercato, soggetti al libero scambio e alla contrattazione. I diritti vengono messi l'uno di fronte all'altro, esposti a scelte inconcepibili. Le promesse mancate della democrazia mostrano il loro esito. Promesse necessarie anche di fronte all'evidenza che l'elitismo economico ha sempre diretto i fili della messa in scena democratica. Ora tutto questo è chiaro, nessuna messa in scena è più valida per dissimulare la realtà. Le società occidentali si indeboliscono se colpite nell'opulenza marginale che percola fino alla base popolare, smarriscono i loro valori, non possono più appellarsi a quei valori nemmeno come proiezione di buoni propositi da realizzare in futuro. Le società occidentali diventano gigantesche tribù senza futuro che lottano solo per mantenere lo status presente.
La distanza tra ideali di democrazia e realtà diventa evidente. I diritti sono subordinati all'economia di mercato. I diritti diventano merce. La stessa democrazia è intesa come menzogna che apre spazi al fascismo e all'intolleranza. Non c'è più collante per tenere insieme queste società se non la paura di perdere lo status presente. Nessun progetto è possibile perché nessun obiettivo di conquista civile e sociale è più disponibile all'orizzonte. Diventano indispensabili forze esterne che minacciano queste società, forze il cui potere disgregante è maggiore dell'autoconsunzione. Cè bisogno di forze che inneschino meccanismi di compattamento. A questo serve la lotta contro il terrorismo, questa è la perversa e paradossale necessità dell'Isis e dell'apparato mediatico che gli gravita intorno. Con "folli assetati del sangue occidentale" ci ritroviamo uniti nell'irrazionale islamofobia che è stata coltivata ad arte da anni perché venisse in soccorso di società decadenti, incapace di realizzare i propri valori fondanti, incapace di rinnovare la promessa e approssimare quei valori sempre di più.
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Il nazismo e il fascismo hanno inaugurato le "forze di compattamento" contro il nemico comune delle democrazie. Con il nazismo e il fascismo gli Stati eredi dell'imperialismo e del colonialismo potevano finalmente dirsi democratici. La menzogna era inaugurata con stile e argomenti a favore. Il meccanismo di coesione continua con la guerra fredda e l'avversione contro il comunismo. Queste "forze coesive" hanno esaurito il loro effetto, le conquiste sociali ottenute anche come effetto della opposizione all'indispensabile nemico stanno cadendo una dopo l'altra. Stato sociale e diritti vengono erosi lasciandosi dietro una rendita di memoria che affiora nei confronti tra Europa e Stati Uniti (con la felice parentesi della riforma sanitaria di Obama). Oggi la "forza coesiva" occidentale è la lotta al terrorismo.
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Il contrasto al terrorismo, alla Russia di Putin e all'egemonia economica cinese. Sono le attuali forze coesive per l'occidente. L'ultima è una priorità degli Stati non delle plutocrazie che ne dirigono, anche indirettamente, i destini. Nella lotta al terrorismo la Russia sarebbe un utile alleato ma la crisi Ucraina, voluta dall'Europa con un processo di integrazione troppo frettoloso stravolge l'assetto. Anche tra ciò che dovrebbe fare da collante manca il collante!
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Il senso di colpa degli occidentali di cui parla Slavoj Zizek nasce dalla constatazione delle menzogne occidentali ma per mettere riparo a quelle menzogne e smetterla di alimentarle allora bisogna pretendere la realizzazione delle promesse democratiche, bisogna pretendere la progressiva riduzione della distanza tra il dominio degli ideali democratici e il potere dell'economia e del mercato. Smettere di allargare l'abisso tra gli uni e gli altri significa anche non ammettere impunità per i crimini del terrore, qualunque sia la loro genesi, poiché tra le promesse delle democrazie c'è anche la realizzazione dello stato di diritto.
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«L'IS è stato un fallimento. Abbiamo fallito nel voler creare una guerriglia anti-Assad credibile. Il fallimento di questo progetto ha portato all’orrore a cui stiamo assistendo oggi in Iraq», Hillary Clinton, ex Segretario di Stato USA (intervista a Jeffrey Goldberg su The Atlantic). In: Le guerre non scoppiano più, Fabio Mini, Limes 1/2015, p. 136.
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Nelle file dell'Isis ci vanno giovani nati e cresciuti in occidente, nelle tante banlieue dell'occidente. Giovani nutriti dalle promesse non mantenute delle nostre società. L'Isis è una partita nata in seno all'occidente che si gioca altrove. L'Isis è nato nell'abisso delle nostre società del benessere, nella distanza tra ideali di democrazia e realtà, tra ciò che sosteniamo o desideriamo di essere e ciò che siamo.

10 commenti:

  1. Anto'... capisco la necessità di sfogarsi, la situazione è difficile da tollerare e nonostante gli analgesici (pesanti) che ci somministrano i nostri mezzi di informazione, le ferite che ci infliggono le notizie che ogni tanto filtrano (es. circa 215000 morti in Siria in una guerra che dura da 4 anni, http://www.ilpost.it/2015/03/14/how-many-more-morti-guerra-siria/) sono dolorose. Ma sei sicuro che in questo caso la colpa di tutto sia esclusivamente del fallimento delle società democratiche dell'Occidente? Le ultime righe del tuo post sono piuttosto categoriche, ma non me la sento proprio di imputare il successo del reclutamento di candidati "martiri" nelle banlieux solo alle politiche di annientamento della società dei diritti e delle tutele, attuate più o meno sistematicamente dai governi occidentali. Ho forse frainteso??

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    1. Caro Andrea in estrema sintesi posso dire che hai frainteso. Hai frainteso perché più che le politiche di annientamento della società dei diritti io punto il dito verso le promesse mancate della democrazia (espressione cara a Bobbio), di cui quelle politiche sono il sintomo. Per il resto ammetto che il tuo fraintendimento è anche colpa mia perché in questo post, sebbene non me la sento di derubricarlo a sfogo, manca una menzione a molti altri fattori che hanno contribuito allo stato attuale. Tra questi fattori non ho citato le politiche predatorie delle risorse petrolifere e minerarie nei paesi arabi e africani, le attività dei paesi "civili" per mantenere in quei paesi un sistema di potere a bassa definizione democratica, se non dittatoriale (vedi vicende nell'Iran ai tempi di Mossadeq come caso paradigmatico di vera e propria soppressione delle democrazie nascenti), non ho citato le "nobili menzogne" di Bush jr sulle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, le allegre scorribande di Sarkozy in Libia, non ho citato le conseguenze di quelle guerre, anzi quelle le ho accennate! Infine non ho fatto cenno alle conseguenze del doppiopesismo internazionale riguardo alle azioni politiche e militari dell'encalve democratica in medioriente. Senza volere andare ancora più indietro, naturalmente. Ad ogni modo riconosco che una faccenda così complessa meriterebbe uno spazio decisamente più ampio di quello che gli ho dato in questo post ma per una analisi più dettagliata rimando alle poche fonti che pure ho citato. A presto.

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    2. vabbè, però non pensare che io intenda "derubricare" a sfogo il tuo post... l'ho sentito carico emotivamente e poi ci sono sfoghi e sfoghi. Personalmente riconosco agli sfoghi una certa dignità, anche qualora fossero solo la conseguenza di un tappo che è saltato. E il tuo post non sembra solo dovuto ad un tappo che è saltato ;-)

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    3. ma no che non ho pensato che volessi liquidarlo, non lo avresti commentato. Sicuramente hai ragione a sentirlo carico emotivamente, lo sai, certi argomenti mi appassionano ;-)

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  2. e in più l'informazione è quella che è!

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  3. La democrazia, scrive Marx, può essere concepita a partire da sé, poiché in essa si determina la costituzione stessa del popolo. Oggi assistiamo piuttosto alla scissione totale del popolo dal suo potere costituente, con una democrazia coerentemente deteriorata in automatismo, in tecnica e amministrazione delle procedure. Questo discorso, tendenzialmente incomprensibile a mentalità liberali (e nella storia liberalismo e democrazia si sono a lungo e violentemente contrapposti), è lasciato in Italia al monopolio interpretativo del populismo grillista, con la sua concezione farsesca di democrazia diretta. Non c’è che dire, la notte è ancora lunga.

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    1. Bentornato HIV. Quello che il giovane Marx richiamava sono i principi autofondativi della democrazia, concetto che nella sua specularità negativa ritroviamo in Böckenförde quando afferma che "lo stato liberale secolarizzato si fonda su presupposti che esso stesso non è in grado di garantire. Questo è il grande rischio che si è assunto per amore della libertà."
      La corrispondenza tra popolo e potere costituente è una, forse la più importante, delle promesse non mantenute della democrazia, ridotta a meccanismo procedurale al servizio di un potere impolitico e mero esercizio del voto senza la formazione-informazione civica che lo sostanzi. Il risultato è la scissione che dici, il risultato è l'impotenza del non-cittadino, impotenza che non promette nulla di buono.
      Leggendo la conclusione del tuo commento mi torna in mente un libro di Paul Ginsborg di qualche tempo fa in cui è riportato un dialogo immaginario tra Karl Marx e John Stuart Mill, te lo consiglio, si chiama "La democrazia che non c'è" della Einaudi. Sono convinto che un dialogo tra quei due pensatori abbia ancora tanto da insegnare a marxisti e liberalisti, purché entrambe le schiere rivedano la loro smania di sussumere tutto il divenire sociale nel dogma economicista. Ti saluto.

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    2. Un saluto a te, e grazie per l'indicazione bibliografica.

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