"Concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo." José Saramago
Il fascismo (una parola come un’altra per indicare ogni intolleranza, ogni chiusura giudicativa e aggressiva verso chiunque sia diverso da me, cioè tutti in effetti, perché terminati i nemici esterni si inizia generalmente a diffidare degli “amici” interni, e la tendenza a sottomettersi all’autorità di una sola persona, per quanto imbecille essa possa essere, anzi, è necessario che sia imbecille perché altrimenti è difficile identificarvisi) cova sempre sotto la cenere. È un ritorno a modelli di funzionamento primitivi? È un arresto dello sviluppo cognitivo ed emotivo di una persona? È semplicemente imbecillità che trascende capacità e intelligenza? È semplicemente l’opportunità che fa l’uomo “fascio”? Sono interrogativi a cui le scienze sociali non hanno dato ancora una risposta. Ogni cultura e ogni civiltà dovrebbe vigilare senza tregua e scorgere per tempo gli indizi anche minimi di fez e camicia nera; in genere c’è fascismo in ogni ossequio per i potenti e in ogni sopruso contro i deboli e le minoranze, c’è fascismo quando la donna comincia ad essere considerata come oggetto ornamentale o come fattrice di forza lavoro o di carne da macello, c’è fascismo quando si cerca di uniformare i corpi e le menti, quando si perde l’individuo e si parla di “masse” (è fascismo anche quando si chiama “comunismo” o in qualsiasi altro modo). Segno di fascismo è l’arroganza, la saccenza, la protervia nel credere di possedere la verità (l’unica) mentre negli altri c’è solo errore ed è fascista la pretesa di convertire chi è in errore, di far proseliti o di punire gli eretici, i disfattisti. È fascismo quando l’esercizio del potere non è temperato dall’amore ma dal paternalismo. …. Oggi il fascismo è di nuovo in auge e lo trovi soprattutto in chi ritiene che i fascisti siano sempre e solo gli altri, con mio sommo stupore colgo quanto è facile anche per me essere fascista in alcune occasioni complice il sonno della carne, la stanchezza della mente e una sorta di rassegnazione che ogni tanto fa capolino. Un abbraccio
Caro Garbo, hai ragione a parlare di fascismo, perché in questo termine c’è un tratto archetipico della prepotenza e della sopraffazione. Ognuno “deve vigilare senza tregua” per scorgere gli indizi di fascismo che si annidano dentro noi stessi perché come diceva Primo Levi “ogni tempo ha il suo fascismo”, e soprattutto, aggiungo io, ognuno può serbare i germi del fascismo in sé. Nessuno ne è totalmente esente. Per riprendere le tue domande, quello che le scienze sociali discutono sono le circostanze che determinano comportamenti fascisti, i meccanismi che ne sono alla base. Mi torna in mente Camus che nella sua vita ha sempre combattuto il fascismo, anche quando si chiamava comunismo. Lui sosteneva che ciò che conta è ciò che facciamo per diminuire la somma algebrica della sofferenza al termine della nostra vita. Potremmo rovesciare questa affermazione e parlare di somma algebrica della felicità. Lo sappiamo, la sofferenza, come la felicità, non sono concetti enumerabili, non si ha una contabilità dello spirito ma sarebbe un utile esercizio chiedersi sempre quanta sofferenza e quanta felicità ogni atteggiamento determina nelle persone che ci sono vicine. Per tornare alla notizia cui rimando nel post, quanta sofferenza genera nelle scuole e nelle famiglie un clima di paure e pregiudizi che esclude la possibilità di esprimere la propria natura? Mi rendo conto che per rispondere seriamente però dobbiamo partire da un punto fermo, qualcuno direbbe da principi non negoziabili, Io li chiamo diritti inalienabili della persona, di ogni singola persona. Un abbraccio a te.
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Il fascismo (una parola come un’altra per indicare ogni intolleranza, ogni chiusura giudicativa e aggressiva verso chiunque sia diverso da me, cioè tutti in effetti, perché terminati i nemici esterni si inizia generalmente a diffidare degli “amici” interni, e la tendenza a sottomettersi all’autorità di una sola persona, per quanto imbecille essa possa essere, anzi, è necessario che sia imbecille perché altrimenti è difficile identificarvisi) cova sempre sotto la cenere.
RispondiEliminaÈ un ritorno a modelli di funzionamento primitivi? È un arresto dello sviluppo cognitivo ed emotivo di una persona? È semplicemente imbecillità che trascende capacità e intelligenza? È semplicemente l’opportunità che fa l’uomo “fascio”? Sono interrogativi a cui le scienze sociali non hanno dato ancora una risposta.
Ogni cultura e ogni civiltà dovrebbe vigilare senza tregua e scorgere per tempo gli indizi anche minimi di fez e camicia nera; in genere c’è fascismo in ogni ossequio per i potenti e in ogni sopruso contro i deboli e le minoranze, c’è fascismo quando la donna comincia ad essere considerata come oggetto ornamentale o come fattrice di forza lavoro o di carne da macello, c’è fascismo quando si cerca di uniformare i corpi e le menti, quando si perde l’individuo e si parla di “masse” (è fascismo anche quando si chiama “comunismo” o in qualsiasi altro modo).
Segno di fascismo è l’arroganza, la saccenza, la protervia nel credere di possedere la verità (l’unica) mentre negli altri c’è solo errore ed è fascista la pretesa di convertire chi è in errore, di far proseliti o di punire gli eretici, i disfattisti.
È fascismo quando l’esercizio del potere non è temperato dall’amore ma dal paternalismo.
….
Oggi il fascismo è di nuovo in auge e lo trovi soprattutto in chi ritiene che i fascisti siano sempre e solo gli altri, con mio sommo stupore colgo quanto è facile anche per me essere fascista in alcune occasioni complice il sonno della carne, la stanchezza della mente e una sorta di rassegnazione che ogni tanto fa capolino.
Un abbraccio
Caro Garbo, hai ragione a parlare di fascismo, perché in questo termine c’è un tratto archetipico della prepotenza e della sopraffazione. Ognuno “deve vigilare senza tregua” per scorgere gli indizi di fascismo che si annidano dentro noi stessi perché come diceva Primo Levi “ogni tempo ha il suo fascismo”, e soprattutto, aggiungo io, ognuno può serbare i germi del fascismo in sé. Nessuno ne è totalmente esente. Per riprendere le tue domande, quello che le scienze sociali discutono sono le circostanze che determinano comportamenti fascisti, i meccanismi che ne sono alla base.
EliminaMi torna in mente Camus che nella sua vita ha sempre combattuto il fascismo, anche quando si chiamava comunismo. Lui sosteneva che ciò che conta è ciò che facciamo per diminuire la somma algebrica della sofferenza al termine della nostra vita. Potremmo rovesciare questa affermazione e parlare di somma algebrica della felicità. Lo sappiamo, la sofferenza, come la felicità, non sono concetti enumerabili, non si ha una contabilità dello spirito ma sarebbe un utile esercizio chiedersi sempre quanta sofferenza e quanta felicità ogni atteggiamento determina nelle persone che ci sono vicine. Per tornare alla notizia cui rimando nel post, quanta sofferenza genera nelle scuole e nelle famiglie un clima di paure e pregiudizi che esclude la possibilità di esprimere la propria natura? Mi rendo conto che per rispondere seriamente però dobbiamo partire da un punto fermo, qualcuno direbbe da principi non negoziabili, Io li chiamo diritti inalienabili della persona, di ogni singola persona.
Un abbraccio a te.