Divagazioni e suggerimenti di lettura
Il calcio è importante e fa bene alle ossa. Senza calcio le ossa non si sviluppano. Il calcio è un elemento essenziale per le ossa. Non è che lo puoi sostituire con un elemento simile. Lo stronzio, per dire, somiglia tanto al calcio ma non può sostituirlo. Se hai bisogno di calcio devi prendere calcio, altrimenti le ossa avranno problemi. Il latte è ricco di calcio e io adoro il latte, da piccolo ne consumavo quantità industriali, almeno un paio di litri al giorno. Di giorno quando avevo sete bevevo latte e di notte mettevo il cartone pieno sul comodino e la mattina era vuoto, c'erano ancora i tetrapak a forma di tetraedro, ve li ricordate? Anche adesso mi piace il latte ma come lo bevevo da bambino... Papà dice sempre che avrebbe dovuto avere una mucca insieme a me e mi ricorda che quando lui era bambino una mucca ce l'aveva per davvero, la portava al pascolo, la mungeva, andava in giro in bicicletta a vendere il latte che aveva munto la mattina presto. Vendeva il latte anche alla mamma di una bambina che lui trovava molto graziosa, la lasciava giocare con la campana appesa al manubrio della bicicletta. La campana serviva per avvisare dell'arrivo del latte e la bambina si divertiva come una matta a farla scampanellare a più non posso. Chi l'avrebbe detto allora che quella bambina era già mia mamma? Valle a capire le strade che prende il destino. "Palla è, palla! Quella rotola!" diceva il vecchio dottore del paese alzando un po' le spalle con tono di rassegnata accettazione degli eventi più imprevedibili che rotolano e rimbalzano qua e là senza apparente connessione con il calcio che ha fatto muovere quella dispettosa palla. Non che l'assorta constatazione del vecchio dottore si riferisse alle bizzarrie del destino, no, serviva a darsi ragione di un inatteso risultato calcistico, a fornire un motivo per non rodersi il fegato per un esito che la morale avrebbe definito ingiusto.
Il vecchio dottore concentrava in quella sentenza la più rovinosa critica al determinismo storico che sia mai stata mossa a Marx. "La realtà è complicata, e la razionalità non è di questo mondo", scriveva Edmondo Berselli in un gioiello di 100 pagine dove al calcio si intrecciano politica, filosofia e storia. E già, perché il calcio è sineddoche della storia, una parte per il tutto, dove in campo entra la metodica imprevedibilità dell'estro, il misurato capriccio dell'improvvisazione e il più mancino dei tiri può cambiare il corso degli eventi, sempre fantasticando dove sarebbero potuti andare altrimenti. Materia strana il calcio che quando Carlo Emilio Gadda ne scriveva si firmava Gianni Brera. Una volta il calcio era diverso. Anche noi eravamo diversi, neanche ci riconosceremmo se ci incontrassimo per strada, per questo evitiamo i posti dove sappiamo di trovarci. Sì, nel calcio ci sono storture, violenza, vezzi e vizi miliardari, combine e via e via, proprio come nella storia che di combine è magazzino stracolmo, vedi alla voce Truman, De Gasperi e Pio XII. Se non basta, consultare la voce Togliatti che tifava per il Grande Torino che si schiantò sul muro di una chiesa, quando si dice che il calcio è una metafora! Non ho mai capito il tifo salvo quando me lo hanno spiegato al corso di microbiologia. Lì mi hanno parlato dell'agente eziologico, del periodo di incubazione, dei sintomi e tutto il resto. Qualche volta ho avuto quei sintomi, non era facile riconoscerli a 13 anni. Faceva caldo e il torneo mondiale era giocato in oratori giganteschi dove vanno quelli bravi, mica quelli come me che li mettevano sempre in porta perché "se la palla ti colpisce almeno la pari e cerca di non evitarla", cosa che facevo puntualmente. La squadra di casa vinse il mondiale quell'estate e per festeggiare si va al mare tutti insieme "corri papà, corri", altre macchine sulla strada, "supera papà, supera supera, suona suona suona" e papà costretto a suonare la tromba dell'auto e io sul sedile posteriore che salto e non vedo l'ora di arrivare, mia mamma che dice di stare buono e l'auto che urla esausta e quando arriviamo al mare esala gli ultimi rantoli sfiatati.
Alla fine della partita di quattro anni prima non c'era nulla da festeggiare dall'altra parte della campagna italiana. Corradino aveva 11 anni e guardava la partita Argentina-Olanda a casa di Marilù del bosco che aveva uno dei pochi televisori a colori nel paese dove, a parte i quattro soli a motore, i mezzi di trasporto erano tirati o spinti a forza d'animale o di contadino. Corradino non poteva tifare per la squadra di Videla quella sera, ne aveva uno in casa e che i "ladroni di casa" perdessero era il minimo che potesse invocare ma le cose andarono diversamente, "poteva bastare, chissà, un'allacciatura di scarpino diversa o un taglio diverso dell'erba a governare il rimbalzo del pallone" e i suoi campioni olandesi avrebbero alzato la coppa al cielo. “E invece, e invece...” e invece la storia è un pallone informe come quelli che usavamo all'oratorio per le partite che chi arriva prima a dieci vince e poi c'è la rivincita, la bella e poi si va a casa che a una certa ora devi rientrare. La storia è un pallone informe e nemmeno una divinità potente come Sredni Vashtar può prevederne i rimbalzi. Tra i personaggi da antologia della memoria come solo l'adolescenza sa disegnare e le distopie fantascientifiche dell'amico Gianni, Corradino segue i fili degli avvenimenti, dal Videla privato all'odiosa signorina De Ropp, dallo zio storno che gli frega un casso dell'Aldo Morto e con le Brigate Rosse tratta ma non cede a don Gioele che con voce baritonale crea l'incanto insieme al "contrappunto stridulo e quasi sguaiato delle agguerritissime turbovecchie, pronte a conquistarsi il loro brandello di Paradiso con le unghie". Dove nascono gli eventi se non dalla parola scritta su un taccuino rosso? Corradino ha scritto di desiderare la morte di chi lo ha fatto soffrire e quando qualcuno muore lui si sente responsabile di omicidio. Oh, la tragica onnipotenza dell'adolescenza, sempre sul filo dell'innocente colpevolezza, quando basta desiderare qualcosa per credere che possa accadere e la finzione è solo la faccia notturna della realtà. Ogni vecchio adolescente troverà molte cose in comune con Corradino e il suo alter ego, io ne ho trovate tante ma soprattutto la passione per il calcio, io quello del latte e lui quello dei campi sportivi.
A volte l'unico commento possibile è un commosso GRAZIE.
RispondiEliminaCiao Nicola, ho letto il tuo libro poco dopo esserci conosciuti ma adesso è ritornato prepotentemente alla memoria con questo flusso di coscienza intorno al calcio. L'innesco è stata la lettura di un articolo di qualche "intellettuale" che non guavda il calcio pevchédiomio è così volgave ma l'altro motivo è stato il desiderio che i pochi lettori di questo blog provino lo stesso piacere che ho avuto io a leggere il tuo romanzo. A presto.
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