E' spietatamente incongruo festeggiare il proprio compleanno con cadenza annuale. Un'incongruità che tuttavia porta un qualche sollievo, fosse anche al prezzo d'una pietà d'accatto. La cadenza annuale delle ricorrenze è espressione, forse invocazione, di una rassicurante linearità per gli eventi che ci ac-cadono (addosso).
Che senso ha contare i giri di un girotondo a giro finito se ad ogni giro il fiato si fa sempre più corto? Che il conteggio segua i ritmi del fiato allora e diventi sempre più frequente. La probabilità di compiere vent'anni è forse uguale a quella di compierne quarantacinque o ottanta? Se non è uguale, e non è uguale, che il ritmo delle ricorrenze sia logaritmico e via via che il tempo passa l'intervallo tra le ricorrenze diventi sempre più breve. Mio nonno, alla veneranda età di ottantacinque anni, ha chiaro questo concetto quando dice che per lui oggi dura tre giorni, domani durerà sei giorni e dopodomani durerà dodici giorni. Se proprio dobbiamo continuare ad ingannarci che questa implacabile progressione geometrica dei ritmi del fiato sia annullata dalla menzogna dei logaritmi anziché dall'insulso uso della regolarità lineare. Se tocca farlo questo girotondo si tenga conto che il primo giro non ha la stessa probabilità di essere compiuto del decimo, perché al nono giro, se non prima, il fiato si fa corto e ben prima del compimento del decimo giro tocca fermarsi, per prendere fiato nel migliore dei casi.
Gli auguri per il prossimo compleanno fatemeli tra un mesetto.