"Concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo." José Saramago
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mercoledì 18 luglio 2012
Tanto per capire!
No, così, tanto per capire! Io non sono un economista ma da tutto quello che ho letto di questa crisi economica ho capito che la sua radice è rintracciabile in un eccesso di produzione che la domanda non riesce ad assorbire e per fargliela assorbire s'è fatto un abuso del credito al consumo che per ragioni speculative è diventato impossibile compensare. Aggiungi diseguaglianza economica, ascensore sociale bloccato nello scantinato, disoccupazione alle stelle, redditi da lavoro fermi a 20 anni fa e in tutto questo c'è chi parla di cancellare le festività per aumentare la produzione! C'è qualcosa che mi sfugge?
Sfuggono logica, buon senso, realtà...
RispondiEliminasfugge che chi dà le ricette è il responsabile del danno, sfugge che il danno per tanti è il vantaggio di pochi speculatori che mossi da infinita avidità, impongono le soluzioni
è il mercato che ce lo chiede
Sfugge che fino a pochi anni fa, le logiche del capitalismo liberista sono state applicate in Africa e in Asia, con i risultati devastanti che conosciamo. Oggi è il nostro turno.
Ma non ci sfugge niente...
"Il mondo ci appare logico perché noi prima lo abbiamo logicizzato" diceva Nieztsche in un suo fulminante frammento postumo...ecco oggi il mondo non ci appare neanche più tanto logico cara Berica. Domanda tristemente retorica la mia, no, non mi sfugge niente in questo teatro dell'assurdo che manca un Beckett per rappresentare in maniera fedele alla realtà.
RispondiEliminae c'è chi decide di licenziare 200000 dipendenti pubblici (meglio: far sparire 200000 posti di lavoro), con evidenti minori spese in futuro, e avvitamento dell'economia.
RispondiEliminaeppure basterebbe far lavorare bene e meglio chi c'è, e tassare i ricchi patrimoni, ma questa è fantascienza, purtroppo.
la cosa allucinante è che in Italia stiamo applicando le stesse teorie da sempre invece di aumentare gli stipendi, incentivare il lavoro. No qui da noi si taglia lo stato sociale.
RispondiEliminaA monte di tutto é determinante in senso negativo lo strapotere dei mercati finanziarii, che nessun governo si sogna di fronteggiare seriamente.
RispondiEliminaQuello che sta succedendo è uno stravolgimento dell'ordine sociale prima ancora che economico e quello che dico nel post ne è solo un pallidissimo simbolo. Sono stati in tanti ad annunciare l'era della fine del lavoro (ne ho fatto cenno qui), in pochi a convincermi. Ma una cosa è certa, se da un punto di vista sociale e psicologico il lavoro resta cardine e collante sociale perché ne va della natura dell'homo faber, dal punto di vista economico e produttivo il lavoro è superato, finito! La capacità produttiva, anche in eccesso, può essere raggiunta da pochi lavoratori. Il ruolo del lavoratore è diventato secondario, sostituibile e comunque riducibile al minimo (lo chiamano aumento della produttività i vari psicolabili dell'economia). Il ruolo del lavoro nella produzione si è costantemente contratto nel tempo (è il perno intorno cui ruotava il concetto di plusvalore di marxiana memoria, ve lo ricordate il vecchio Karl?) ma oggi abbiamo raggiunto l'asintoto e forse non da oggi. Questo, in un mondo normale, significherebbe affrontare una transizione epocale perché i benefici dell'eccesso produttivo ricadano su tutti, anche sui non-occupati, invece assistiamo allo smantellamento dello stato sociale. In un mondo normale l'orario di lavoro si ridurrebbe a beneficio di una maggiore forza lavoro, invece assistiamo all'aumento vertiginoso della disoccupazione e del tasso di povertà. In questa condizione rimane un mistero come far crescere la domanda per assorbire l'offerta dovuta al prodigioso aumento di produttività auspicato dal governo di esperti in economia. Il problema non è solo italiano, è planetario. Per tornare da noi, con una domanda depressa per mancanza di risorse chi se la compra 'sta roba che verrebbe prodotta in più, i cinesi se la comprano, ma salvo aver fatto confusione tra PIL e bilancia commerciale non mi pare che questo vada a incidere sul PIL. Comunque qualche perplessità su questa faccenda delle ferie è stata espressa da keynesblog che di economia ne sanno certamente più di me.
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