"Concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo." José Saramago
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venerdì 20 luglio 2012
mercoledì 18 luglio 2012
Tanto per capire!
No, così, tanto per capire! Io non sono un economista ma da tutto quello che ho letto di questa crisi economica ho capito che la sua radice è rintracciabile in un eccesso di produzione che la domanda non riesce ad assorbire e per fargliela assorbire s'è fatto un abuso del credito al consumo che per ragioni speculative è diventato impossibile compensare. Aggiungi diseguaglianza economica, ascensore sociale bloccato nello scantinato, disoccupazione alle stelle, redditi da lavoro fermi a 20 anni fa e in tutto questo c'è chi parla di cancellare le festività per aumentare la produzione! C'è qualcosa che mi sfugge?
lunedì 16 luglio 2012
Della somma stupidità
Elenco delle cose sommamente stupide della società tecnologicamente progredita. Non si tratta di una classifica ma di un elenco, sono sicuro solo della prima posizione, per le altre cose non c'è un ordine ma la prima merita il podio. Una cosa è certa, quando sento dire che la nostra è una società tecnologicamente avanzata penso ad una di queste cose, soprattutto alla prima, e la certezza che si tratti di vero progresso vacilla.
Aggiungete quello che credete, l'elenco può allungarsi a dismisura.
Non per chiudere in tono serio un post che voleva essere semiserio ma a occhio e croce direi che il "progresso" tecnologico ha delle controindicazioni o "effetti indesiderati" e che il terreno del progresso umano è quello del riconoscimento dei diritti. Non nego che ci sia comunicazione tra i due ambiti ma il discorso sarebbe troppo lungo e la cena è quasi pronta.
- acqua potabile negli sciacquoni del water, lo sciacquone non è proprio il massimo della tecnologia ma è indiscutibilmente la cosa più idiota che si possa fare, scaricare la m... con le chiare fresche dolci acque!
- condizionatori al massimo (stupidaggine di primo ordine); condizionatori al massimo con porte e finestre aperte (stupidaggine di secondo ordine). Solitamente farmacie, supermercati, uffici pubblici sono i posti in cui tali stupidaggini trovano espressioni altissime.
- riscaldamento al massimo. Anche in questo caso è possibile distinguere in stupidaggine di primo e di secondo ordine. Non è escluso che i soggetti che realizzano tali stupidaggini siano gli stessi del precedente punto, in tal caso si tratta di autentici virtuosi della stupidità.
- milioni di auto ferme al semaforo rosso con il motore acceso. Adesso mi direte che hanno inventato lo start & go e io vi rispondo che la perspicacia è una dote delle società tecnologicamente avanzate!
- frigoriferi aperti nei supermercati, se posti su due lati creano autentici corridoi del gelo dove bisogna andare vestiti come eschimesi o fare i cento metri in meno di 10 secondi cercando di afferrare gli articoli che servono.
- ventilatori che sparano gas refrigerante all'aperto, fanno il paio con le stufe all'aperto, i cosiddetti funghi o vari modelli di lanciafiamme. Vuoi mettere il fascino di mangiare all'aperto in estate e in inverno?
- i SUV, ogni volta che ne vedo uno largo una corsia e mezza in una strada stretta penso che i costruttori, i venditori e gli amministratori locali che non ne limitano l'uso andrebbero processati per crimini contro l'umanità, mentre per i compratori potremmo risparmiare i tempi del processo!
- transizione totale dalla meccanica all'elettronica. Giorni fa ho visto una tipa davanti al portone elettronico di casa sua, un gioiello tecnologico antifurto, antincendio, antiscasso, e anche anti entrata visto che non si apriva per via di un blackout...è andata a dormire nella seconda casa al mare!
Aggiungete quello che credete, l'elenco può allungarsi a dismisura.
Non per chiudere in tono serio un post che voleva essere semiserio ma a occhio e croce direi che il "progresso" tecnologico ha delle controindicazioni o "effetti indesiderati" e che il terreno del progresso umano è quello del riconoscimento dei diritti. Non nego che ci sia comunicazione tra i due ambiti ma il discorso sarebbe troppo lungo e la cena è quasi pronta.
domenica 8 luglio 2012
Il chiodo fisso
"Oggi nell’esercito mettono gli uomini da una parte e le donne da un’altra. Dormono in posti diversi perché giustamente possono crearsi dei disguidi [...] Dunque se ci sono degli omosessuali dichiarati che vogliono praticare la loro omosessualità devono essere messi in camerate separate. [...] E’ una questione di buonsenso – aggiunge Giovanardi - se avessi due o tre persone che non solo sono gay ma vogliono praticare in maniera attiva la loro omosessualità, avrei qualche imbarazzo a essere in una camerata con loro. Le camerate separate sarebbero una cosa assolutamente normale." (Il Fatto Quotidiano)
Questo dichiara l'on. Giovanardi, presumibilmente per evitare che si faccia sesso in caserma. Bene, dopotutto le caserme non possono certo trasformarsi in casematte del sesso. Quello che lascia sgomenti di quest'uomo è la frusta monotonia dei suoi argomenti di elezione, preoccupantemente analoga a quella che si osserva in certi stati psicotico-maniacali a carattere compulsivo dovuti a eventi drammatici che polarizzano in maniera anomala il carattere, come traumi particolarmente severi o scottanti delusioni d'amore, oppure dovuti ad eccessiva esposizione a forme di realtà ipersemplificate che potremmo definire monodimensionali, dove la dimensione privilegiata è ipertrofica rispetto alle altre, come ad esempio i film pornografici.
Ma devo lasciar perdere valutazioni che richiedono competenze diverse da quelle di un biologo che anziché rivolgersi alla psicologia potrebbe erroneamente indirizzarsi verso l'etologia, peraltro con il rischio di trovare risposte soddisfacenti anche in questa disciplina!
Entro invece nel merito dell'efficacia della "proposta" che l'on. Giovanardi ha formulato valutando sicuramente, con la precisione che gli è riconosciuta, tutte le premesse e le possibili conseguenze. Se la separazione di camerate per uomini e donne serve a prevenire attività sessuali in caserma, l'on. avrà pensato che "è una questione di buon senso" separare omosessuali da eterosessuali. Per cui se adesso ci sono camerate separate per uomini e donne, presumibilmente nel fantastico mondo dell'on. Giovanardi ci dovrebbero essere camerate separate per uomini eterosessuali, donne eterosessuali, uomini omosessuali, donne omosessuali, uomini bisessuali, donne bisessuali e mi fermo qui che la lista potrebbe arricchirsi di novità categoriali sconvolgenti persino per un uomo di aperte vedute come l'on. Giovanardi.
Ebbene, dalla regia mi fanno sapere che gli omosessuali fanno sesso prevalentemente con altri omosessuali (fatta eccezione per alcuni sedicenti eterosessuali magari felicemente coniugati), per cui la soluzione concepita per prevenire attività sessuali in caserma sembra in definitiva un'iniziativa per promuoverle! Sempre ragionando come sembra fare l'on. Giovanardi, ovvero l'omosessuale fa sesso, sempre e comunque, soprattutto se dichiarato! Pertanto, salvo che nella mente dell'onorevole non albergasse il recondito obiettivo di trasformare le caserme in luoghi di piacere per omosessuali, allora dovrà cercare una soluzione differente.
Un suggerimento potrebbe essere una cameretta singola, se si chiude un occhio sulle attività onanistiche!
Se invece l'on. Giovanardi non avesse intenzione di soffermarsi sulle diaboliche varietà che l'onanismo assume, allora potrebbe ascoltare attentamente LZ Granderson in questa conferenza dove, sorpresa sorpresa, scoprirà che gli omosessuali non fanno solo sesso. Quasi tutti sono dediti per la maggior parte del tempo a vivere la propria vita, serenamente se possibile e se nessun coglione rende ancora più difficile un compito già gravoso e incerto, per chiunque!
PS del giorno dopo - M'è ritornato in mente questo delizioso video, buona visione e buon ascolto!
Questo dichiara l'on. Giovanardi, presumibilmente per evitare che si faccia sesso in caserma. Bene, dopotutto le caserme non possono certo trasformarsi in casematte del sesso. Quello che lascia sgomenti di quest'uomo è la frusta monotonia dei suoi argomenti di elezione, preoccupantemente analoga a quella che si osserva in certi stati psicotico-maniacali a carattere compulsivo dovuti a eventi drammatici che polarizzano in maniera anomala il carattere, come traumi particolarmente severi o scottanti delusioni d'amore, oppure dovuti ad eccessiva esposizione a forme di realtà ipersemplificate che potremmo definire monodimensionali, dove la dimensione privilegiata è ipertrofica rispetto alle altre, come ad esempio i film pornografici.
Ma devo lasciar perdere valutazioni che richiedono competenze diverse da quelle di un biologo che anziché rivolgersi alla psicologia potrebbe erroneamente indirizzarsi verso l'etologia, peraltro con il rischio di trovare risposte soddisfacenti anche in questa disciplina!
Entro invece nel merito dell'efficacia della "proposta" che l'on. Giovanardi ha formulato valutando sicuramente, con la precisione che gli è riconosciuta, tutte le premesse e le possibili conseguenze. Se la separazione di camerate per uomini e donne serve a prevenire attività sessuali in caserma, l'on. avrà pensato che "è una questione di buon senso" separare omosessuali da eterosessuali. Per cui se adesso ci sono camerate separate per uomini e donne, presumibilmente nel fantastico mondo dell'on. Giovanardi ci dovrebbero essere camerate separate per uomini eterosessuali, donne eterosessuali, uomini omosessuali, donne omosessuali, uomini bisessuali, donne bisessuali e mi fermo qui che la lista potrebbe arricchirsi di novità categoriali sconvolgenti persino per un uomo di aperte vedute come l'on. Giovanardi.
Ebbene, dalla regia mi fanno sapere che gli omosessuali fanno sesso prevalentemente con altri omosessuali (fatta eccezione per alcuni sedicenti eterosessuali magari felicemente coniugati), per cui la soluzione concepita per prevenire attività sessuali in caserma sembra in definitiva un'iniziativa per promuoverle! Sempre ragionando come sembra fare l'on. Giovanardi, ovvero l'omosessuale fa sesso, sempre e comunque, soprattutto se dichiarato! Pertanto, salvo che nella mente dell'onorevole non albergasse il recondito obiettivo di trasformare le caserme in luoghi di piacere per omosessuali, allora dovrà cercare una soluzione differente.
Un suggerimento potrebbe essere una cameretta singola, se si chiude un occhio sulle attività onanistiche!
Se invece l'on. Giovanardi non avesse intenzione di soffermarsi sulle diaboliche varietà che l'onanismo assume, allora potrebbe ascoltare attentamente LZ Granderson in questa conferenza dove, sorpresa sorpresa, scoprirà che gli omosessuali non fanno solo sesso. Quasi tutti sono dediti per la maggior parte del tempo a vivere la propria vita, serenamente se possibile e se nessun coglione rende ancora più difficile un compito già gravoso e incerto, per chiunque!
PS del giorno dopo - M'è ritornato in mente questo delizioso video, buona visione e buon ascolto!
sabato 7 luglio 2012
Inattese antitesi
Giornata al mare, a Ostia. Porto con me La religione del mio tempo di Pier Paolo Pasolini, triste accostamento ma inevitabile per quei giochi delle per niente libere associazioni che a volte il pensiero si prende l'ardire di fare. La religione del mio tempo, epopea dell'antica modernità, danza di laceranti antitesi che cantano la "misera grandezza" e la "povera lietezza" di un'Italia intrisa di "sgomento entusiasmo", smaniosa di "ossesse speranze". Le antitesi di Pasolini segnano abissi tra una parola e l'altra e caderci dentro è inevitabile...
...poi, tornando da Ostia capita di passare per un quartiere di Roma tappezzato di cartelloni come questo:
e quando vedi l'accostamento di certi nomi a "idee e proposte" capisci che le antitesi di Pasolini non osano raggiungere quelle vertiginose vette.
Complimenti all'autore dei manifesti, mettere insieme quel quartetto di nomi con "idee e proposte" rivela un inatteso senso poetico, una padronanza assoluta e indiscutibile della figura retorica dell'antitesi.
Nelle antitesi di Pasolini si rimane intrappolati, davanti a queste si resta muti!
Ché qualcos'altro, ancora, brucia il cuore:
fuoco, anche questo, di cui io, vile,
non vorrei parlare: come di un dolore
troppo interiore e misero, per dire
l'interiore e misera grandezza
che pure ha in sé ogni nostro dolore.
Il desiderio di poter contare
sul pane, almeno, e un po' di povera lietezza.
Ma preme senza vita l'ansia che più serve
a stare in vita... Quanta vita mi ha tolto
l'essere stato per anni un triste
disoccupato, una smarrita vittima
di ossesse speranze. Quanta vita
l'essere corso ogni mattina tra resse
affamate, da una povera casa, perduta
nella periferia, a una povera scuola
perduta in altra periferia: fatica
che accetta solo chi è preso alla gola,
e ogni forma dell'esistenza gli è nemica.
Ah, il vecchio autobus delle sette, fermo
al capolinea di Rebibbia, tra due
baracche, un piccolo grattacielo, solo
nel sapore del gelo o dell'afa...
Quelle facce dei passeggeri
quotidiani, come in libera uscita
da tristi caserme, dignitosi e seri
nella finta vivacità di borghesi
che mascherava la dura, l'antica
loro paura di poveri onesti.
Era loro la mattina che bruciava,
sul verde dei campi di legumi intorno
all'Aniene, l'oro del giorno,
risvegliando l'odore dei rifiuti,
spargendo una luce pura come uno sguardo
divino, sulle file delle mozze casette,
assopite insieme nel cielo già caldo...
Quella corsa sfiatata tra le strette
aree da costruzione, le prodaie bruciate,
la lunga Tiburtina... Quelle file di operai,
disoccupati, ladri, che scendevano
ancora unti del grigio sudore
dei letti - dove dormivano da piedi
coi nipoti - in camerette sporche
di polvere come carrozzoni, biechi e gai...
Quella periferia tagliata in lotti
tutti uguali, assorbiti dal sole
troppo caldo, tra cave abbandonate,
rotti argini, tuguri, fabbrichette...
Pier Paolo Pasolini. Da La ricchezza (1955-59). In La religione del mio tempo.
...poi, tornando da Ostia capita di passare per un quartiere di Roma tappezzato di cartelloni come questo:
e quando vedi l'accostamento di certi nomi a "idee e proposte" capisci che le antitesi di Pasolini non osano raggiungere quelle vertiginose vette.
Complimenti all'autore dei manifesti, mettere insieme quel quartetto di nomi con "idee e proposte" rivela un inatteso senso poetico, una padronanza assoluta e indiscutibile della figura retorica dell'antitesi.
Nelle antitesi di Pasolini si rimane intrappolati, davanti a queste si resta muti!
***
Ché qualcos'altro, ancora, brucia il cuore:
fuoco, anche questo, di cui io, vile,
non vorrei parlare: come di un dolore
troppo interiore e misero, per dire
l'interiore e misera grandezza
che pure ha in sé ogni nostro dolore.
Il desiderio di poter contare
sul pane, almeno, e un po' di povera lietezza.
Ma preme senza vita l'ansia che più serve
a stare in vita... Quanta vita mi ha tolto
l'essere stato per anni un triste
disoccupato, una smarrita vittima
di ossesse speranze. Quanta vita
l'essere corso ogni mattina tra resse
affamate, da una povera casa, perduta
nella periferia, a una povera scuola
perduta in altra periferia: fatica
che accetta solo chi è preso alla gola,
e ogni forma dell'esistenza gli è nemica.
Ah, il vecchio autobus delle sette, fermo
al capolinea di Rebibbia, tra due
baracche, un piccolo grattacielo, solo
nel sapore del gelo o dell'afa...
Quelle facce dei passeggeri
quotidiani, come in libera uscita
da tristi caserme, dignitosi e seri
nella finta vivacità di borghesi
che mascherava la dura, l'antica
loro paura di poveri onesti.
Era loro la mattina che bruciava,
sul verde dei campi di legumi intorno
all'Aniene, l'oro del giorno,
risvegliando l'odore dei rifiuti,
spargendo una luce pura come uno sguardo
divino, sulle file delle mozze casette,
assopite insieme nel cielo già caldo...
Quella corsa sfiatata tra le strette
aree da costruzione, le prodaie bruciate,
la lunga Tiburtina... Quelle file di operai,
disoccupati, ladri, che scendevano
ancora unti del grigio sudore
dei letti - dove dormivano da piedi
coi nipoti - in camerette sporche
di polvere come carrozzoni, biechi e gai...
Quella periferia tagliata in lotti
tutti uguali, assorbiti dal sole
troppo caldo, tra cave abbandonate,
rotti argini, tuguri, fabbrichette...
Pier Paolo Pasolini. Da La ricchezza (1955-59). In La religione del mio tempo.