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domenica 29 aprile 2012

Della crescita (con moderazione)

Tempo fa in auto lungo l'autostrada ascoltavo una trasmissione alla radio in cui un paio di commentatori discutevano del favore dei mercati nei confronti dei paesi europei e dicevano che la Gran Bretagna è più affidabile dell'Italia perché quando il governo inglese dice che verrà ridotta la spesa pubblica (leggi licenziamenti in massa di lavoratori "in eccesso" nel settore pubblico) sicuramente lo farà, mentre per l'Italia questo proposito è più difficile da realizzare!
Oggi è più "affidabile" un paese che sa tagliare le sue "risorse", ovvero licenziare i lavoratori, anziché pensare a come farli produrre, questo nonostante i continui peana sulla crescita e la produttività.

Dal Governo non manca giorno che arrivi una invocazione di crescita, ci dicono che bisogna rilanciare la crescita, che bisogna fare qualcosa per la crescita, insomma questo mantra della crescita è l'assillo continuo di una squadra di "esperti della crescita economica". E che si fa per questa benedetta crescita? Persino Napolitano, che non mi sembra mal disposto nei confronti dell'esecutivo, tempo fa parlò di "invocazioni quotidiane, a volte un po' fastidiose vacuamente polemiche" a proposito del continuo riferimento alla crescita senza che vi fossero azioni concrete. Non vorrei mettere zizzania, ma secondo me il capo dello Stato si riferiva al Governo. D'accordo, ci sono vincoli europei, pareggio di bilancio, rigore e tutta quella roba lì, va benissimo. Tralascio il fatto che in queste stronzate ci si sono avvitati gli stessi personaggi che adesso in Europa non sanno come diavolo fare per dare impulso alla famigerata crescita ma è possibile che non venga in mente uno straccio di idea per far circolare i soldi che ci sono? Esperti di economia, sacerdoti del neoliberismo, cultori del capitalismo e neanche un'idea su come far ripartire l'economia? Qualche idea adesso sta circolando in Europa, forse perché la Merkel si sente isolata dalla svolta francese o forse perché ha realizzato che se crollano i paesi europei che importano merci dalla Germania crolla anche la Germania che esporta merci in quei paesi. I rapporti economici sono questioni complicate, non sempre vengono colte al volo le conseguenze!

Io non sono certo un cultore della crescita economica, anzi mi pare che il termine crescita sia intrinsecamente insensato se non accompagnato da opportuna qualifica e confini. Da biologo penso che se qualcosa cresce rispettando dei limiti, dei confini, allora è una cosa buona, se invece cresce senza rispettare dei limiti allora molto probabilmente stiamo osservando delle cellule tumorali in rapida moltiplicazione, si chiama metastasi e solitamente non è affatto una cosa buona. Quei limiti nella società si chiamano diritti, nell'ambiente si chiamano entropia. Diciamo - per farla breve - che mi sono convinto che una rigorosa qualifica al termine crescita possa contribuire a correggerne le storture, una qualifica che faccia volgere la crescita economica in crescita della qualità della vita, che sia rispettosa dell'ambiente e dei rapporti sociali. Ma noi biologi siamo gente semplice, vagamente velleitaria, ci occupiamo di esseri viventi, solitamente vestiamo anche male, non siamo come gli economisti, gente rispettabile, seria, intellettuali di rango. Noi possiamo fare analisi semplici e proposte naif.

Da inesperto in economia mi sono chiesto se non fosse possibile mettere in movimento i soldi disponibili per stimolare la crescita. Allora mi sono fatto l'idea che tentare di sbloccare il credito delle banche potesse essere un buon volano per la crescita. Il bello dell'idea è che i dati direbbero che la strada si può percorrere se si "derogasse" alla teoria che le banche hanno natura di impresa che trovano nella profittabilità la condizione della propria esistenza (teoria divenuta legge con le riforme bancarie degli anni '90), ma quando i dati non sono compatibili con la teoria quasi sempre sono i dati che hanno la peggio!

Ad ogni modo sappiamo che le banche italiane non concedono credito, la chiamano stretta creditizia ma credit crunch fa più paura, sappiamo che ricevono liquidità dalla BCE a tassi vantaggiosi in misura anche maggiore delle banche di altri paesi europei. "Gli interventi sono stati decisi dalla BCE soprattutto con l’intento di contrastare la restrizione creditizia", come dice Carlo Milani, invece buona parte della liquidità è stata dedicata all'acquisto di titoli di Stato, operazione che potrebbe rivelarsi un'arma a doppio taglio. Al di là della pur non trascurabile speculazione bancaria sulla differenza tra tasso di interesse con cui le banche ricevono i soldi dalla BCE ed interessi garantiti dai titoli acquistati, diciamo che l'acquisto di titoli di Stato è un'operazione che può dare benefici sul debito perché questo resta in Italia e può essere svantaggiosa per l'esposizione delle banche al rischio insolvenza, insomma un bel loop. In economia ce ne sono tanti, anche in biologia ci sono tanti loop ma solitamente sono meccanismi autoregolativi e funzionano a feedback negativo e nonostante il termine si tratta di una cosa positiva: una ghiandola produce un ormone, la concentrazione dell'ormone nel sangue aumenta e raggiunto un certo livello la ghiandola smette di produrre l'ormone, quando la concentrazione dell'ormone diminuisce la ghiandola ricomincia a produrre l'ormone e così via, in modo da mantenere pressoché costante la concentrazione dell'ormone nel sangue, questo è il feedback negativo, un meccanismo omeostatico. In economia invece si trovano spesso feedback positivi che sono cose negative, sono i fenomeni di autoamplificazione, ad esempio una disponibilità economica consente un investimento per accrescere la disponibilità economica che viene reinvestita e così via. Regola del feedback positivo è "se le cose vanno bene andranno sempre meglio, se le cose vanno male andranno sempre peggio", la prima parte della "regola" eccita gli economisti come adolescenti alla loro prima esperienza sessuale e spesso non gli basta l'intera vita per scoprire la seconda parte e accorgersi che non può essere separata dalla prima! Scherzi a parte, ci sono tanti economisti capaci di pensare molti li trovate nel sito Sbilanciamoci!. Nessuno fa parte della squadra di esperti del governo.

Insomma, mi sono chiesto perché il Governo non interviene sull'erogazione di liquidità come è intervenuto sulle pensioni e sul lavoro? Tutto sommato questi tre ambiti non possono essere del tutto indipendenti, sembrano tre vertici di un solo triangolo: finanziamento, lavoro, pensione. Il finanziamento attiva l'investimento che permette di creare lavoro e il lavoro ha la sua conclusione nel periodo di pensionamento. Allora perché intervenire due vertici del triangolo ignorando il terzo? "Perché altrimenti si violerebbero le regole del libero mercato", risponderebbero i guru dell'economia e della finanza neolib. Qualcuno, meno aduso alle regole del libero mercato e poco avvezzo alla sobria compostezza della retorica politica, risponderebbe con "e sti cazzi" ma probabilmente chi ha maggiore pazienza potrebbe trovare tempo e argomenti per comunicare che le "regole" del libero mercato non sono leggi fisiche, che la loro "violazione" in realtà altro non è che la manifestazione di un differente paradigma cognitivo, che le "regole" del libero mercato non hanno uno straccio di dimostrazione della loro efficacia e così via, ma probabilmente questi sono argomenti che convincerebbero gente semplice, come i biologi, non gli economisti, gente dall'eloquio assai più raffinato!

Eppure di cose da fare nel settore bancario ce ne sono tante. Tutti nel governo parlano di riforme ma nessuno propone una riforma del sistema bancario. Ad esempio si potrebbe introdurre una separazione netta tra attività finanziarie ed attività commerciali delle banche. Niente di nuovo, si tratterebbe di una riforma di roosveltiana memoria, smantellata alla fine degli anni '90. Magari quella riforma potrebbe essere rispolverata dal Governo, anzi, pare ci sia un disegno di legge al riguardo presentato dal senatore Peterlini ma nessuno ne parla.

L'ho già detto, non sono un esperto in materia bancaria ma mi piace pensare che una serie di interventi  sui meccanismi di credito che leghino l'erogazione di fondi alla creazione di lavoro nel rispetto dei diritti e della sostenibilità ambientale potrebbe sbloccare le energie per una crescita che sia più attenta alla massimizzazione della qualità della vita e meno attenta alla massimizzazione dei profitti. Sono appunti frettolosi e disordinati, scritti di getto durante una sosta in autostrada qualche settimana fa. A mio avviso le attività finanziarie devono essere minoritarie, marginali, con una soglia imposta dallo Stato. L'attività finanziaria e quella commerciale non devono comunicare mai, in nessun caso. Le risorse di una attività non finanziano mai l'altra, gli eventuali  guadagni possono muoversi solo in un verso, dall'attività finanziaria a quella commerciale. La finanza deve avere un fine, come dice la radice del termine, il fine della finanza non deve essere accumulazione di capitale ma finanziare altre attività. E' necessario prevedere quote per prestiti che finanzino progetti che creino posti di lavoro e, strettamente connessi a questi, mutui per scopi privati. I tassi dei prestiti sono inversamente proporzionali all'intensità di lavoro (capitale umano) che attivano i progetti e proporzionali al potenziale di creazione di valore aggiunto del progetto. I progetti devono rispettare rigorosi standard di ecocompatibilità, il mancato rispetto ne pregiudica l'erogazione. Una quota significativa dei prestiti, a tassi inferiori a quelli dedicati per progetti ad alto potenziale produttivo, deve essere dedicata a progetti non strettamente produttivi, due esempi su tutti: sistema sanitario (con alta componente preventiva e non solo curativa) e tutela del patrimonio paesaggistico, artistico e culturale. I progetti devono essere vagliati e monitorati dall'inizio alla fine con attività di rigorosa e trasparente rendicontazione soggetta a verifica da parte di controllori pubblicamente riconosciuti e certificati.

Posso immaginare che la cura non sarebbe indolore per le banche. Qualche tempo fa l'associazione bancari ha lamentato la proposta di azzeramento delle commissioni per i depositi, poverini! Poiché le lamentele dell'associazione bancari era "sintomo di un grande disagio nel settore bancario", Passera dixit, la proposta è immediatamente rientrata! Ad ogni modo un governo dovrebbe considerare che questo paese ha una vocazione al risparmio da parte delle famiglie più elevato di ogni altro paese in Europa e forse al mondo, nonostante la crisi stia intaccando quel risparmio. Nel 2007 la ricchezza finanziaria detenuta dal sistema bancario in Italia era più di otto volte il PIL. Non mi sembra un dato irrilevante, magari il governo potrebbe farlo pesare quando le banche manifestano il loro "disagio".

martedì 24 aprile 2012

Vivai partigiani

A Roma, nel quartiere di San Lorenzo, da anni c'è questa scritta su un muro: VIVAI PARTIGIANI.


Di tanto in tanto la scritta viene rinfrescata e da che io la ricordo, vivo a Roma da più di 15 anni, è sempre stata scritta così. A volte ci disegnano un pugno chiuso, scrivono un lode e gloria ma quando la scritta originale viene rinfrescata resta "vivai partigiani", con la "i" attaccata a "viva". La scritta non sembra un'esultanza per i partigiani ma una qualifica per un quartiere e, per estensione, per un'intera città dove sono tanti i vivai partigiani.
Buona Liberazione, buona Resistenza.

domenica 22 aprile 2012

Crasi in semilibertà

René Magritte, The door to freedom, 1936
Museo Thussen-Bornemisza, Madrid.

Nato da un
ricordo
mia madre quando bambino mi raccontava
le fiabe
dicono di mondi che gli anni fanno
dimenticare
gli affanni è un buon esercizio per la
mente
il mentitore quando dice
il vero
è moneta senza
conio
pensieri a tempo perso per
distrarmi
fa bene e mi rilassa guardare il mare in
tempesta
di parole si scatena sui silenzi
inattesi
sussulti risvegliano
il cuore
batte sempre più
fortebraccio
mi pare fosse
un fumetto
è perfetto per raccontare una storia
ai bambini
tocca restituire
il mondo
ha bisogno di
riposo
sempre più a
fatica 
e sudore costa
la vita
corre a grandi
passi
pure per le oscenità ma non sopporto l'insinuante violenza
dei pacifisti
ho un gran
rispetto
le genti e i fili d'erba e
il vento
mi porterà via insieme alle
parole
vuote riempiono giornate in secca come
scialuppe di salvataggio
servirebbero per portarci via da
questo mare
ormai non bagna più
nessuno
accecò
il ciclope
dilaniò i compagni di
Odisseo
tornò a
Itaca
è sempre più
lontana
o vicina dobbiamo raggiungere
la meta 
è nota e ci guarda.

mercoledì 18 aprile 2012

Quando si dice coerenza e lungimiranza!

«Se si vuole rafforzare il tema della disciplina della finanza pubblica, noi andiamo a nozze. Abbiamo sempre rivendicato una certa intenzione e una certa capacità di tenere in equilibrio la finanza pubblica. Riconosciamo anche che l'articolo 81 per ragioni diverse non l'ha certamente garantito; come si vede, a volte, anche dettare norme in Costituzione non è sufficiente.
Su questo punto ragioniamo, però a due condizioni. In primo luogo, che non si parli di questioni che non esistono in alcun posto al mondo, come il pareggio di bilancio per Costituzione. Noi non intendiamo nei secoli castrarci di ogni possibile politica economica. Troviamo, quindi, un ragionamento che abbia le sue flessibilità.
In secondo luogo, che non sia, per favore, un diversivo. Non possiamo passare le giornate a discutere di questa questione, che diventa un tema di scuola, su cui possono esercitarsi i migliori economisti italiani, problematizzando all'infinito. Noi dobbiamo decidere. Dobbiamo decidere e vi invito a farlo con rapidità. Noi verremo con le nostre proposte.
» Pierluigi Bersani, Discorso alla Camera dei Deputati, 11 agosto 2011.

Ieri il PD ha dato il suo voto favorevole a "castrarci di ogni possibile politica economica". E' evidente che per Bersani e per l'allegra brigata che rappresenta il sostegno o l'opposizione a un tema così importante come il pareggio di bilancio dipende da chi occupa la presidenza del consiglio dei ministri!

Il pareggio in bilancio è entrato in Costituzione. Una riforma folle ed epocale passa nel silenzio più indecente di commentatori e analisti.  Il pensiero di Keynes è diventato fuori legge, lo stesso pensiero che tirò fuori gli USA e il mondo dal pantano della Grande Depressione del '29.
Dagli Stati Uniti arriva una voce autorevole come quella di Paul Krugman che parla di suicidio economico per l'Europa, da noi invece si discute dei soldi rubati da quattro straccioni padani. Dal codazzo di giornalai italiani esperti in raccolta fondi pubblicitari si distingue il Manifesto, come al solito.


martedì 17 aprile 2012

Manifesto per un soggetto politico nuovo

Ritorno brevemente su una faccenda di cui ho già scritto qualche rigo un po' di giorni fa. Poiché ci tengo mi ripeto. Si tratta del manifesto per un soggetto politico nuovo. E' una proposta nata dal basso nel contesto dei comitati referendari per l'acqua pubblica e che sta trovando molto spazio nelle pagine di il Manifesto e pochissimo spazio, pressoché nullo, su ogni altro mass-media (troppo impegnati con gli orecchini della Rosy Mauro!). Il manifesto per un soggetto politico nuovo è qualcosa di molto più interessante della costituzione di un altro partito, è un discorso di metodo per riportare al centro del dibattito politico la partecipazione informata dei cittadini, in poche parole il cuore della proposta è affiancare alla irrinunciabile democrazia rappresentativa dei partiti la pratica della democrazia partecipata avendo chiari alcuni principi chiave come quello dei beni comuni.
Il documento è molto articolato e in alcuni punti discutibile, molte perplessità sono state sollevate da Rossana Rossanda, grande madre di il Manifesto che vede nell'iniziativa un abbandono troppo frettoloso delle esperienze del novecento e mette in guardia dalla mancanza di un progetto. Importante al riguardo la risposta di due dei firmatari Paul Ginzborg e Stefano Rodotà. Ginzborg mette in evidenza come il manifesto concentri l'attenzione per adesso sugli aspetti di metodo della democrazia e Rodotà che, con la lucidità che lo caratterizza, sottolinea che si tratta di un progetto aperto e che la sua adesione è stata condizionata da molte riserve, alcune comuni a quelle sollevate da Rossanda, ad ogni modo riconosce che l'iniziativa apre un dibattito di cui la politica italiana ha molto bisogno. Alberto Lucarelli e Ugo Mattei, tra i redattori del manifesto, provano a raccogliere le critiche definendo un programma di massima del futuro soggetto.
Dalla pagine di il Manifesto ci sono molti altri interventi al riguardo ma quelli che ho citato mi sembrano essenziali.

Se condividi il manifesto puoi aderire firmandolo.

Per chi vive a Roma venerdì 20 aprile dalle 17.00 alla Città dell'Altra Economia nella sala Dino Frisullo (Testaccio, ex-mattatoio) ci sarà il primo incontro "per conoscersi, scambiarsi frontalmente le idee sull’essenza e le prospettive del manifesto, sui contenuti da dare alla proposta politica ad integrazione del testo".

domenica 15 aprile 2012

Come as you are

“Il Gesù più sovversivo e dissacrante che avete mai incontrato. Ma soprattutto il più divertente.” Così dice la fascetta che presenta il romanzo di John Niven, A volte ritorno, pubblicato da Einaudi qualche mese fa.
Un libro spassosissimo. Dio si concede una settimana di vacanza ma la settimana di Dio corrisponde a più di 400 anni sulla Terra e al suo rientro trova un mondo in declino, la gente si ammazza, si venderebbe per un po’ di soldi e uno straccio di carriera. E’ un Dio particolare quello di cui racconta Niven, non disdegna farsi una canna ogni tanto, adora i tipi effeminati, ha un occhio particolare per i suicidi e non ha risorse “soprannaturali” per mettere a posto le cose sulla Terra. Niente miracoli, niente superpoteri, niente stronzate tipo onniscienza, onnipotenza e roba simile, solo la possibilità di mandare un messaggio, il solo messaggio che aveva affidato all’umanità fin dai tempi di Mosè. “Fate i bravi”, questo era il messaggio, solo che Mosè ci ha messo di suo e il messaggio originale s'è trasformato in dieci comandamenti e le interpretazioni si sono moltiplicate fino alla nausea. Per non parlare di come è andata l’ultima volta che ha mandato giù suo figlio. Il messaggio il ragazzo l’aveva dato e lo aveva dato fedelmente ma poi le interpretazioni si sono moltiplicate e l’umanità ha ripreso a scannarsi come prima, proprio su quelle interpretazioni. Non c’è altro da fare, bisogna rimandare giù Gesù per rinfrescare il messaggio, il solito messaggio: fate i bravi. Gesù, contro voglia, torna sulla terra con lo stesso nome della volta prima: Gesù Cristo e dirà di essere il figlio di Dio mandato per dare il suo messaggio.
Gesù è un fricchettone straordinario, linguaggio poco elegante, suona la chitarra elettrica da Dio, canta in maniera sublime, si strafa di canne, beve birre a più non posso e ha un fascino irresistibile. I suoi amici sono froci, ex puttane, reduci di guerra, tossici, potenziali assassini, possibili suicidi e disperati della terra oggi come duemila anni fa.
L’unico modo per mandare un messaggio al mondo nel 2011 è partecipare ad un reality show. Gesù, spinto dai suoi amici, partecipa a American popstar dove incontra gente che venderebbe tre volte la madre per soldi e carriera e soprattutto incontra gente che non capisce un cazzo di musica e ciancia con lui di valori cristiani. A stento Gesù si trattiene dal far notare che né lui ne suo padre hanno mai detto simili puttanate e tanto meno pretendono di essere adorati.
La storia di Gesù Cristo è nota ma quella di Niven è raccontata a tempo di rock, di vero rock, quello che piace anche agli appassionati di musica classica come me. Il Gesù di Niven suona in continuazione e non sopporta canzonette del cazzo, stronzate alla Britney Spears tanto per intenderci. I suoi riferimenti sono Hendrix, Doors, Pavement, Neil Young, Simon & Garfunkel, Nirvana per dirne solo alcuni. Il romanzo, fitto di musica che ti viene voglia di scoprire e ascoltare, è straordinario perché dal registro scanzonato di Niven emerge ancora più chiara e terribile la tragedia dell’umanità dove spesso capita che “il figlio di Dio si rannicchia per terra e incassa una gragnuola di pugni e calci, mentre nell’aria incandescente si avvicina l’urlo delle sirene.” Un Gesù che io non ho trovato affatto “sovversivo e dissacrante” come recita la fascetta che un marketing idiota ha appioppato sul libro di Niven.
Leggendo il romanzo di Niven è difficile che non tornino in mente altri grandi libri che ho letto in passato: L’ultima tentazione di Nikos Kazantzakis, Il mondo creato di Franco Ferrucci, Il vangelo secondo Gesù di Josè Saramago. Il libro di John Niven è più scherzoso e leggero dei libri straordinari che ho citato ma, possiamo starne certi, a molti “cristiani” non piacerà come non sono piaciuti quegli altri.

Un’ultima cosa. Quando sento il rumore provenire dalle cuffiette infilate nelle orecchie di qualcuno con roba terribile fatta di tecno idiota penso che ciò sia possibile solo se non c'è nulla che ponga ostacolo tra un orecchio e l'altro ma, credetemi, il rock dei Nirvana lo puoi sentire solo ad alto volume e non con le cuffie ma con un buon stereo che ti faccia ascoltare la chitarra di Kurt Cobain con tutto il corpo.

venerdì 13 aprile 2012

Sfregio a Roma

Dopo la manifestazione a Roma dei cosiddetti "esodati" (ancora nessun divieto allo stupro della lingua) si segnala il pacato commento del sindaco Gianni Alemanno che ancora una volta si distingue per la profonda e lungimirante analisi delle dinamiche sociali: "Rispetto il diritto a manifestare, ma si poteva fare una iniziativa statica, in una piazza adeguata e con un numero di persone di giusta valutazione, invece è stata fatta una cosa a sfregio di Roma. I romani hanno subito un altro blocco del traffico che si poteva evitare". "Le manifestazione e i cortei di venerdì non si devono fare", ha insistito Alemanno sottolineando poi "un difetto di comunicazione, perché era stata prevista dagli organizzatori la presenza di 5000 persone e invece ce ne risultano 25000: c'è stata una sottovalutazione da parte della questura e una pretesa da parte degli organizzatori di svolgere il corteo di venerdì, quando si poteva farlo domani".

Raccomandazioni per le manifestazioni future. Se volete segnalare un disagio basterà mandare una mail al sindaco Gianni Alemanno. Se proprio volete manifestare in piazza fatelo nei giorni festivi, quando non si corre il rischio di rompere i coglioni a quanti contribuiscono alla crescita del pil del paese con il loro lavoro. Inoltre, le manifestazioni, ancorché organizzate in giorni festivi, siano "statiche" ovvero si svolgano in luoghi che non intralcino il traffico dei turisti che tanto contribuiscono al pil del paese. Gli spostamenti dei manifestanti dalle proprie abitazioni al luogo convenuto per la "manifestazione statica" avverranno in ordine, possibilmente i manifestanti si metteranno in fila per due, facendo attenzione a non intralciare il traffico che con i consumi di carburante tanto contribuisce al pil di questo paese. Infine, siccome il sindaco Alemanno ha mostrato più volte di avere difficoltà con la lettura dei numeri - memorabile la sua straordinaria capacità di leggere le carte pluviometriche - si raccomanda di mandare in anticipo maestro elementare in Campidoglio per spiegare i comunicati con numeri e soprattutto il concetto di incertezza dei fenomeni complessi. Al fianco del maestro elementare si consiglia la presenza di psicoanalista di provata esperienza professionale per affrontare il trauma della scoperta di concetti nuovi che possono procurare nel sindaco indesiderati disturbi del comportamento.

Uno sfregio a Roma! Il sindaco Alemanno parla di sfregio a Roma! Che si tratti di velata autoanalisi?

mercoledì 11 aprile 2012

Riforme possibili - Manifesto per un soggetto politico nuovo

Sulla scia degli scandali della Lega in questi giorni i leader dei principali partiti stanno discutendo una riforma del finanziamento dei partiti, quello che, da quando il referendum popolare del '93 bocciò il finanziamento pubblico, viene chiamato "rimborso elettorale"! Un dato su tutti per capire di che rimborsi parliamo: "Tra il '94 e il 2008 i partiti politici hanno speso in totale 570 milioni di euro, ma i rimborsi ricevuti per le campagne elettorali sono stati 2,25 miliardi di euro." (Il Messaggero). E' per questo che pensare la riforma del finanziamento pubblico dei partiti proposta dagli stessi partiti (ma come potrebbe essere altrimenti?) è come immaginare una manifestazione di cellule tumorali che invocano il chemioterapico.
Sia chiaro, ho una grande considerazione per i partiti, la stessa considerazione che assegna loro la Costituzione che all'art. 49 dice "Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale." Tuttavia questa considerazione non mi impedisce di osservare che i partiti politici anziché essere catalizzatori e motori della partecipazione democratica sono diventati enclavi affaristiche per gente che troppo spesso si distingue solo per la scarsa capacità di analizzare le dinamiche sociali, e più di tutte la propria decadenza. Non ho un atteggiamento antipolitico, io invoco più politica. Gli antipolitici sono quanti non si rendono conto dell'urgenza di riformare (non demolire) i partiti perché svolgano quel ruolo irrinunciabile e insostituibile nella vita politica che la Costituzione ha loro assegnato. Quindi i veri antipolitici sono paradossalmente gli attuali partiti politici.

I mutamenti richiesti per i partiti sono tanti e tali che la riforma del loro finanziamento/rimborso in confronto è poca cosa. Dal mio punto di vista su questo aspetto mi basterebbero due o tre punti essenziali. Una fedele adesione al significato delle parole: se si parla di rimborsi che siano rimborsi, rigorosamente rendicontati fino all'ultimo centesimo in entrata come in uscita; che le spese ed i finanziamenti siano divise in due parti entrambe con soglia, una quota con soglia identica per tutti i partiti, indipendentemente dalle loro dimensioni, e una quota proporzionale ai voti ricevuti; che non sia permesso alcun investimento finanziario; che la verifica dei conti sia tenuta dalla Corte dei conti e che tutte le spese siano rese pubbliche. Tutto qui, troppo semplice perchè venga fatta.
Ma, ripeto, la faccenda dei finanziamenti in fondo è il minimo. Del resto se pensate che questa voglia di riformare i finanziamenti è nata dopo quello che è venuto fuori con la Lega Nord, un partito che ha steso letame ideologico e normativo sull'intero paese per vent'anni e che rischia di spaccarsi per qualche spicciolo rubato da un cerchio magico di sfigati che proteggeva un altro sfigato che per salvare la faccia e la gloria sta cercando di capire cosa gli conviene dichiarare: o confessa di essere incapace o confessa di essere stato connivente. Questo da la cifra di questo paese, puoi fare di tutto ma se tocchi i soldi muori! Ad ogni modo queste miserie mi interessano relativamente poco.
Per vedere come io intenda un partito allora bisogna leggere il "Manifesto per un soggetto politico nuovo, per un’altra politica nelle forme e nelle passioni" tra i cui firmatari ci sono Paul Ginsborg, Ugo Mattei, Marco Revelli, Stefano Rodotà, Luciano Gallino, Guido Viale per citare alcuni nomi. E' una proposta per la formazione di un nuovo soggetto politico che riporti al centro la partecipazione informata alla cosa pubblica. Non voglio dilungarmi in commenti miei al riguardo, invito a leggere e sottoscrivere il manifesto del quale riporto solo qualche essenziale estratto che fa intuire la caratura della riflessione che sta dietro la proposta.

"La democrazia rappresentativa ha bisogno, dunque, sia di una sua riforma interna in senso proporzionale, sia di essere arricchita da nuove forme di democrazia partecipativa." ... "il sistema rappresentativo è l’unico che garantisce la partecipazione di tutti i cittadini in condizioni di voto segreto. Esso gioca di conseguenza un ruolo insostituibile. Ma per affrontare l’attuale crisi deve essere associato alla democrazia partecipativa." ... "l’attività costante della partecipazione alimenta e garantisce, stimola e controlla la qualità della rappresentanza e la qualità della politica pubblica." ... "Tra i cittadini è cresciuto il desiderio di riappropriarsi di ciò che è comune, non solo beni ma anche processi." ... "destrutturare una sovranità popolare totalmente fondata sulla delega" ... "Nei decenni del neoliberismo abbiamo assistito al trionfo del privato, declinato in vari modi: consumismo, chiusura nell’interesse personale, familismo, evasione fiscale; ma anche, sul versante opposto, solitudine, frammentazione, esclusione. Sarebbe ora di riattivare e riapplicare quella rivoluzionaria intuizione del movimento delle donne degli anni ’60 e ’70: ‘il personale è politico’. Le persone, uomini e donne, devono riflettere sul loro ‘privato’ – i loro valori, consumi, strategie individuali e familiari. Questa riflessione ha rilevanza per lo spazio pubblico di più grande emergenza – l’ambiente. Una visione ecologica del mondo incentrata sui beni comuni richiede una trasformazione qualitativa e relazionale del rapporto tra spazi pubblici e privati, così da perseguire la giustizia ambientale e sociale. I destini del pianeta non possono essere affidati esclusivamente ad interessi individualistici, guidati dal tasso di profitto a breve termine e dalla negazione della dignità del lavoro. In coerenza con una visione ecologica del mondo incentrata sui beni comuni, occorre invece coniugare i doveri e i diritti, per costruire relazioni equilibrate per l’insieme della collettività." ... "I partiti politici attuali sono così diventati organizzazioni completamente anacronistiche rispetto ad un modello di democrazia che non può più esaurirsi nella rappresentanza e nella delega. Il fondamento giuridico leggero che li intende quali libere associazioni di cittadini non riconosciute (Codice civile) risulta paradossale. Essi incredibilmente si trovano nella posizione di godere da un lato di tutti i benefici di un soggetto privato, dall'altro di avere accesso ad ingenti risorse pubbliche. Un mostro a due teste che si appella al diritto di riservatezza, proprio dei soggetti privati, mentre vive di risorse pubbliche in una dimensione opaca, espressione di corruzione e perversa contaminazione di interessi pubblici-privati." ... "La formazione, ormai assente nelle strutture partitiche (con gravi danni non solo a livello nazionale, ma anche nelle amministrazioni locali, con politici sempre più ignoranti) è un terreno su cui ritornare a impegnarsi." ... "Si riconosce l’importanza della sfera dei comportamenti e delle passioni, rompendo con le pratiche mai esplicitate ma sempre perseguite dal ceto politico attuale: la furbizia, la rivalità, la voglia di sopraffare, il mirare all’interesse personale. Al loro posto mettiamo l’inclusività, l’empatia, la mitezza coniugata con la fermezza."