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domenica 11 dicembre 2011

Domande di un contadino che non legge

Ogni volta che con i miei genitori passeggiamo per le strade di Roma mio padre non riesce a godere della bellezza di questa straordinaria città. La città gli piace, non è insensibile alla sua bellezza,  ma i suoi occhi non vedono solo la bellezza della città eterna, le parole che più spesso gli sento pronunciare sono: "Quanta gente è morta per fare questi monumenti, tutte queste chiese? Quanta schiavitù?".

V. Van Gogh, contadino.

Domande di un operaio che legge

Tebe dalle Sette Porte, chi la costruì?
Ci sono i nomi dei re, dentro i libri.
Son stati i re a strascicarli, quei blocchi di pietra?
Babilonia, distrutta tante volte,
chi altrettante la riedificò? In quali case,
di Lima lucente d’oro abitavano i costruttori?
Dove andarono, la sera che fu terminata la Grande Muraglia,
i muratori? Roma la grande
è piena d’archi di trionfo. Chi li innalzò? Su chi
trionfarono i Cesari? La celebrata Bisanzio
aveva solo palazzi per i suoi abitanti? Anche nella favolosa Atlantide
la notte che il mare li inghiottì, affogavano urlando
aiuto ai loro schiavi.

Il giovane Alessandro conquistò l’India,
Da solo?
Cesare sconfisse i Galli.
Non aveva con sé nemmeno un cuoco?
Filippo di Spagna pianse, quando la flotta
gli fu affondata. Nessun altro pianse?
Federico II vinse la guerra dei Sette Anni. Chi,
oltre a lui, l’ha vinta?

Una vittoria ogni pagina,
Chi cucinò la cena della vittoria?
Ogni dieci anni un grand’uomo.
Chi ne pagò le spese?

Quante vicende,
tante domande.

Bertolt Brecht, Domande di un operaio che legge, da Poesie di Svendborg, 1939.

8 commenti:

  1. Sono le stesse impressioni che ebbi quando mi recai a Giza!!!...dietro la perfezione delle piramidi c'era stato tanto sacrificio umano!!!...ma la storia ci insegna che l'arte non è solo creatività ed estro del singolo artista, ma anche economia del momento in cui è stata prodotta, e ahimè volenti o nolenti al sacrificio di qualcuno!!:))

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  2. E' intenso e non comune sentimento ammirare arte e monumenti, ma altrettanto giusto é porsi quelle domande, che portano del resto all'essenza degli accadimenti storici.

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  3. Anche mio babbo - avrebbe ora 88 anni - si poneva le stesse domande...

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  4. Credo che sia ingiusto applicare la forma mentis ed il sentimento dell'uomo moderno occidentale a uomini di altre epoche e longitudini.
    Può anche darsi che questi fossero, non dico felici, ma appagati di partecipare a tali imprese che perlomeno hanno lasciato una testimonianza ed un'eredità di bellezza. Oggi uomini e moderni schiavi muoiono e scompaiono nel nulla senza questa possibilità.
    L'anonimato o la celebrazione futura non dovrebbe essere tenuta così in considerazione mentre si vive.

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  5. Gio tu dici una cosa vera, noi parliamo da uomini moderni dietro il filtro delle nostre acquisizioni culturali ed è complicato fare altrimenti. Adesso sappiamo che le piramidi non erano costruite da schiavi ma da gente ben remunerata e che veniva coinvolta in imprese immortali ma quelle domande allora sono tanto più urgenti proprio perché formulate dalla nostra visione e quindi rivolte a noi stessi, al nostro tempo.
    Per quanto riguarda l'anonimato o la celebrazione futura hai perfettamente ragione, non dovrebbe essere tenuto in gran conto mentre si vive, ma ammetterai che una volta cessato di vivere la storia ha operato e continuerà ad operare una tragica asimmetria tra chi ha ordinato le imprese chi le ha fatte, da qui la pertinenza delle domande di Brecht e di mio padre. Grazie per il tuo commento.

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