Voglio contribuire anch'io, nel mio piccolo, alla diffusione di questo blog http://isegretidellacasta.blogspot.com/
Il blog è nato dall'iniziativa di un "precario arrabbiato" che è stato licenziato dopo 15 anni di servizio a Montecitorio.
Voglio contribuire alla diffusione di questo blog ma con una riserva e qualche domanda. E' noto che il precariato espone ad una condizione di ricattabilità, lo so bene, ma mi chiedo: se il precario non fosse stato licenziato tutto quello che sta denunciando sarebbe restato segreto? Se il contratto del precario avesse avuto un seguito sarebbe stato sufficiente per tacere le ingiustizie di cui sta dando documentato resoconto?
Cosa muove l'iniziativa del precario? Un senso di giustizia o la rivalsa? Pensateci attentamente, non è la stessa cosa. Il senso di giustizia precede eventuali torti subiti, quello di rivalsa, sebbene altrettanto legittimo e direttamente connesso alla giustizia, è successivo.
Ecco, questa è la mia riserva, queste le mie domande.
Se un cittadino qualsiasi crede sia giusto denunciare "i segreti di qualcosa in cui egli stesso è stato anima e corpo", per avvenute forme di ingiustizia, nel suo caso, il licenziamento, secondo me dovrebbe usare il suo nome e cognome e i nomi e i cognomi dei denunciati. Altrimenti non farà altro che "fare il gioco di cui altri sono maestri" nel rendere fumose improbabili o reali verità.
RispondiEliminaalmeno farci sapere in che modo facebook è intervenuta con la censura della sua pagina
RispondiEliminaÈ tutto un fake...
RispondiEliminaChe sia vera o falsa la storia del precario poco importa, è importante che quello che sta dicendo sia vero e documentato, anche se sono cose già note. E' importante dirle, ridirle e ripeterle quelle cose. Il mio rilievo è sulle modalità, o meglio sulla tempistica, con cui tale ondata di indignazione monta in Italia, a intervalli più o meno regolari direi.
RispondiEliminaHo l'irriverente impressione che alla gran parte degli italiani (spero che spidertruman non ne faccia parte) non gli girino le balle per la corruzione in sè ma perché i frutti della corruzione non riempiono le loro tasche, altrimenti dopo tangentopoli non mandavano al governo un (im)prenditore senza un briciolo di senso civico.
Caro Antonio,
RispondiEliminacontrariamente a te, a me poco importa se a muovere il fantomatico precario sia un senso di giustizia o di rivalsa, se dovessimo attendere che sia la giustizia a muoverci in Italia, forse ci sarebbero in piedi pochissimi processi, mentre le aule di tribunale sono congestionate. Si agisce in genere quando si è danneggiati da qualcuno, non quando si partecipa degli utili o la cosa non ci lambisce affatto. La difficoltà estrema sta nel far comprendere che una corruzione, un reato, anche se non ci colpisce direttamente, anche quando possiamo esserne complici (come può esserlo un portaborse) è pur sempre qualcosa che ci danneggia tutti.
Gli antichi greci, e va a sapere perché, non consideravano la rivalsa personale qualcosa che inficiasse l'accusa (pensa al meccanismo dell'ostracismo in Atene), anzi, sembrava che l'accusa stessa fosse rafforzata dagli interessi personali dell'accusatore, saggiamente badavano ai fatti, o meglio a quanto reggevano gli argomenti dell'accusatore e quanto quelli dell'accusato. E siccome erano disincantati, non si ponevano il problema di capire quale fosse la verità, ma di assistere alla dimostrazioni di capacità retoriche dell'uno e dell'altro, dando ragione a chi fosse stato più abile (eccetto, forse, nel caso di Socrate, che però irritò i suoi giudici con quella storia del mantenimento a spese del pritaneo). Mi pare che l'ex portaborse non abbia fatto alcun nome di politici fino adesso e che non abbia detto nient'altro che non avessero già detto più dettagliatamente Rizzo e Stella corredando di nomi e cognomi, invece, le loro accuse. Staremo a vedere se salta fuori qualcosa di più sostanzioso.
Ciao
Garbo, è vero che le aule di tribunale si riempiono per rifarsi di un danno, per questo tracciavo una linea immaginaria tra giustizia e rivalsa, una linea del tutto naturale. Lasciando perdere discorsi di natura genealogica su cosa viene prima e cosa viene dopo, che potrebbe essere come la storia dell’uovo e della gallina, è sicuramente meno complicata la differenza tra interessi personali e interessi pubblici (anche se qualche capo di governo continua a sovrapporli). Detto questo quello che però condannavo e che continuerò a disprezzare è l’improvvisa trasformazione in paladini della giustizia (collettiva/pubblica) di quanti sarebbero stati disposti a tacere una ingiustizia in cambio di un vantaggio personale (naturalmente qui il discorso si complicherebbe di quelle istanze che non rendono paritari i rapporti ma passami questa semplificazione). Hai ragione quando dici che la cosa importante è capire che un torto per uno è in realtà un torto per tutti ma temo che questo importantissimo passaggio resti abortito nelle levate di indignazione dell’italica gente, naturalmente attendo smentite e trasformazioni perché purtroppo quello che è successo dopo l’indignazione di tangentopoli mi dice che non mi sbaglio. Ad ogni modo questa faccenda del “precario” si sta rivelando una bufala e, come dici tu, non sta rivelando nulla di nuovo e soprattutto rimane nel generico, insomma va bene parlarne ma poi? Quindi stando agli antichi greci questo fantomatico precario, o chi per lui, sarebbe stato deriso per la genericità delle sue argomentazioni.
RispondiEliminaIl blog in questione va avanti con questioni a dir poco "scottanti"... e con la querelle sul suo autore...
RispondiEliminaCaro Antonio,
RispondiEliminase sei in ferie, Buone Ferie ... buon lavoro se stai lavorando, come me.
Ciao
Rivalsa.
RispondiEliminaRivalsa da tutte le parti.
Fare giustizia con la rivalsa credo abbia un sapore un po' amaro, però non possiamo essere schifiltosi di questi tempi.
Ciao :)
a parer mio è rivalsa. Mi interessano i contenuti non la motivazione.
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